Primarie dem Usa, Biden vola nel Supertuesday e ferma Sanders: «Siamo più vivi che mai»

Mercoledì 4 Marzo 2020 di Anna Guaita
Super Tuesday primarie Dem Usa: Biden vince in 7 Stati. A Sanders la California, Vermont, Colorado e Utah
​NEW YORK - Dopo una giornata di voto e di grande attesa, arrivano i primi risultati del Super Tuesday e si scopre che la rimonta di Joe Biden non è stata un miraggio, ma si rafforza.
L’ex vicepresidente  si è aggiudicato 
la Carolina del Nord e la Virginia, due degli Stati più importanti, e poi anche Alabama, Tennessee, OklahomaMinnesota, Massachusetts e anche Texas.

Donald Trump invece vince le primarie repubblicane in Maine, Texas, Colorado, Arkansas e Minnesota, secondo le proiezioni dei media americani.

Dal canto suo il senatore socialista Bernie Sanders si è preso il suo Stato, il Vermont e poi lo Utah e vince anche in California, lo stato della tornata elettorale del Supertuesday in cui è in palio il maggior numero di delegati, ben 415. Michael Bloomberg, invece, ha vinto solo nella American Samoa, un protettorato Usa nel Pacifico

Primarie dem, Buttigieg e Amy Klobuchar si ritirano e e appoggiano Biden



Biden ha salutato le vittorie con gioia e con l’energia che all’inizio della campagna, qualche mese fa, sembrava mancargli: «Mi davano per defunto. Sono qui per riferirvi che sono molto vivo. Questa è una bella giornata! Lotteremo insieme per riprendere il nostro Paese e riaffermare i valori in cui crediamo, l’onore, la giustizia, l’eguaglianza». Sanders ha invece punzecchiato Biden: «Non possiamo vincere ricorrendo alle vecchie politiche consumate». Bloomberg dal canto suo, che ha già investito quasi mezzo miliardo di dollari in questa campagna, ha annunciato che oggi, mercoledì, farà un’analisi della sua campagna, «e una revisione». Qualcuno sospetta che possa buttare la spugna.  

«Il vero perdente della serata è di gran lunga mini Mike Bloomberg. 700 milioni di dollari buttati via per niente: le uniche cose che ha ottenuto sono il soprannome mini Mike e la totale distruzione della sua reputazione». Lo twitta Donald Trump tornando a criticare Bloomberg nel mezzo del Supertuesday. 

I dati arrivati finora sono tuttavia ancora incompleti. Non sappiamo con precisione quanti delegati ciascun candidato abbia vinto, mentre in California le lunghe file hanno costretto parte dei seggi a rimanere aperti ben oltre l'orario di chiusura.

Sono quattordici gli Stati che hanno votato per le primarie democratiche e fra questi c’erano i due big, la California e il Texas, i due Stati più popolosi degli Usa, che rispettivamente offrono 415 e 228 delegati. In totale i delegati in ballo in questa tornata erano 1345 (per vincere la nomination alla Convention di Milwaukee un candidato deve portare in dote almeno 1991 delegati). Ogni Stato aggiudica i delegati su una base proporzionale dei voti. Per potersi aggiudicare dei delegati i candidati devono ricevere almeno il 15 per cento del voto.

La senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren sembra che sia riuscita a superare la soglia del 15 per cento a mala pena nel suo stesso Stato, nel Maine e nello Utah, ma non ce l’ha fatta in altri Stati.

Gli exit polls hanno rivelato che una bella parte degli elettori, addirittura il 15-20 per cento, ha deciso chi votare solo negli ultimi giorni, se non nelle ultime ore, indicazione interessante se si tiene presente che la campagna oramai va avanti da oltre un anno. Altro dato importante degli exit polls: in vari Stati, come nel Maine, Massachusetts, Virginia e Colorado, il tema più caldo e sentito era quello dell’assicurazione medica, con una maggioranza favorevole ad adottare le proposte di Bernie Sanders, di una sanità nazionalizzata.

La vittoria di Biden nella Virginia è particolarmente significativa in relazione a Michael Bloomberg. L’ex vicepresidente non ha speso quasi nulla nello Stato, mentre l’ex sindaco vi ha investito 17 milioni, e ha assunto un esercito di aiutanti che sono andati a fare campagna porta-a porta a oltre centomila case.
Nella Carolina del Nord, Biden si è aggiudicato il 69 per cento dei voti degli afro-americani, ripetendo il successo che aveva riportato lo scorso sabato nella Carolina del Sud, mentre Sanders, che aveva fatto un immenso sforzo di conquistarne il sostegno, si è preso solo il 16 per cento dei loro voti. Biden ha ovunque ottenuto la maggioranza netta anche degli elettori over-45
 
Nei giorni scorsi, sull’onda delle primarie della Carolina del sud, tre candidati di centro si sono fatti da parte, oramai consapevoli di non avere più speranze di conquistare abbastanza delegati per vincere la nomination.  Sia il sindaco gay Pete Buttigieg, sia la senatrice Amy Kloubachar che il milionario Tom Steyer hanno gettato la spugna dopo la sconfitta nella Carolina del sud lo scorso sabato, e si sono impegnati a dar più forza a Biden e tentare di fermare la strada al senatore socialista.  Anzi i primi due sono anche comparsi al fianco di Biden in un affollato comizio in Texas, uno degli Stati chiamati a votare.
 
Biden aveva ricevuto l’endorsement di una serie di vip del partito, oltre che di un folto gruppo di esponenti afroamericani. Il successo sembra avergli dato una vitalità che gli mancava. Ma c’è ancor molta strada da fare. E poi deve fare i conti con gli altri due candidati che rimangono in corsa : né Bloomberg né Warren hanno per ora intenzione di ritirarsi, anche se è chiaro che i voti dei loro sostenitori andrebbero ad aiutare Biden e Sanders e forse a abbreviare i tempi.

Se dunque il voto di questo martedì non darà una netta maggioranza a Biden o Sanders, ci sarà sempre il martedì 10, e poi martedì 17, altri “Quasi Super Tuesday”.
 
Ieri si votava in Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia.
 
Martedì 10 si voterà in  Idaho, Michigan, Mississippi, Missouri, Washington. E il 17 si vota in Arizona, Florida, Illinois, Ohio.


 
 
 
 

 
Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 13:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA