Sudan, la 22enne Alaa diventa il simbolo della rivolta: video virale sul web

Mercoledì 10 Aprile 2019
Sudan, la 22enne Alaa diventa il simbolo della rivolta: video virale sul web
Una ragazza del Sudan è diventata il simbolo delle proteste contro il presidente Omar al-Bashir, da 30 anni al potere. Soprannominata 'Kandaka', che significa 'regina nubiana', è stata immortalata in un video pubblicato su Twitter, che finora ha ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni, mentre intona canti tradizionali che invocano il cambiamento nel suo paese. Alaa Salah, 22enne studentessa di architettura a Karthoum, ha raccontato al Guardian di aver partecipato alle proteste anti-Bashir sin dall'inizio, ormai tre mesi fa, sotto l'onda della pesante crisi economica, «perché i miei genitori mi hanno insegnato ad amare il mio paese».
Il giorno del video diventato virale è iniziato con la lettura in piazza di un poema rivoluzionario, che recitava: «I proiettili non uccidono, quello che uccide è il silenzio».

 
Versi molto popolari e già scanditi nelle proteste dell'anno scorso e durante le rivolte del 2013, con il paese sempre sotto il tacco di Bashir. «All'inizio - ha spiegato Alaa - ho trovato un gruppo di sei donne e ho cominciato a cantare, loro mi hanno seguito, e la gente è arrivata sempre più numerosa». Così la studentessa è salita sul tetto di un'auto, guidando i cori dei manifestanti: «La religione dice che se gli uomini vedono che qualcosa va male, non possono restare in silenzio», ha cantato, mentre la gente rispondeva gridando a intermittenza la parola «Rivoluzione!».

 
Alaa portava il 'thobe', un abito bianco tradizionale. Sul web i suoi sostenitori l'hanno ribattezzata «Statua della libertà», ma soprattutto «Kandaka», «regina nubiana», appellativo riservato alle donne più valorose nell'antico Regno di Kush. Come Candace, regina di Nubia al tempo delle conquiste di Alessandro il Grande, che divenne il simbolo della lotta delle donne per i loro diritti nel paese.

Da mesi i manifestanti chiedono le dimissioni di al-Bashir, padre-padrone del paese africano da 30 anni, accusato di genocidio e crimini di guerra in Darfur dalla Corte Penale Internazionale. Da quando sono iniziate le proteste a dicembre, 38 persone sono morte, secondo i dati forniti dalle autorità locali. Ma secondo Human Rights Watch il numero è più alto. Adesso, anche grazie alla 'regina nubiana' ed al suo canto di rivolta, le rivendicazioni del popolo sudanese hanno valicato i confini del paese.
Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 08:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA