Sottomarino disperso, i parenti delle vittime del Titanic contro OceanGate: «Lasciate i nostri cari riposare in pace»

I discendenti delle vittime del naufragio avvenuto nel 1912 non gradiscono l'idea che il relitto dell'RMS Titanic possa diventare meta di un pericoloso turismo per miliardari

Giovedì 22 Giugno 2023
Sottomarino disperso, i parenti delle vittime del Titanic contro OceanGate: «Lasciate i nostri cari riposare in pace»

Non solo la tragedia di una missione fallita e la morte dei suoi partecipanti. Adesso c'è pura la rabbia di alcuni familiari delle vittime del Titanic, ad abbattersi come uno tsunami sulla OceanGate Expeditions, la compagnia statunitense che ha organizzato la missione del Titan, il sommergibile partito domenica 18 giugno per raggiungere il relitto navale più famoso di sempre.

Senza però fare ritorno. 

«Perché? Perché fare una cosa simile? Bisogna lasciare riposare in pace quella gente» tuona ai microfoni della CNN John Locascio: gli zii Alberto e Sebastiano Peracchio, 17 e 20 anni, stavano lavorando come camerieri proprio a bordo dell'RMS Titanic, in quel drammatico 15 aprile 1912, giorno del tragico naufragio che ha portato alla morte di 1517 persone.

 

Pioggia di critiche

Locascio si dichiara irritato dall'idea che il relitto del famoso transatlantico, dopo aver ispirato un fortunato film di James Cameroon, possa adesso diventare meta di un pericoloso turismo per miliardari: tra i cinque passeggeri dispersi a bordo del Titan, infatti, c'erano anche il magnate pachistano Shahzada Dawood e il filglio 19enne Sulaiman. Pare - secondo quanto emerso nei giorni scorsi - che Dawood avesse pagato due biglietti da 250mila dollari l'uno, per prendere parte alla spedizione di OceanGate. Non ne sarebbero usciti vivi. 

L'indignazione di Locascio è perfettamente condivisa dalla moglie, Angelica Harris, che proprio ai fratelli Peracchio ha dedicato un libro per conservarne la memoria. Secondo l'autrice, in sostanza, la missione di OceanGate è un trionfo della morbosità: «Lo paragono a guardare dentro una tomba. Molte persone sono morte tragicamente in quella nave, molto tragicamente. Perché renderlo un posto dove le persone possono andare a sbirciare? - afferma la donna - Se i miei resti fossero lì, non mi farebbe piacere che la gente scendesse giù a darmi un'occhiata». 

Con lei e il marito è d'accordo anche T. Sean Maher, pronipote dell'irlandese James Kelly, anche lui morto nel naufragio del transatlantico britannico: «Quel posto (il relitto del Titanic n.d.r.) deve essere lasciato così com'è - ha detto senza troppi giri di parole in un'intervista al Daily Beast. 

Tra chi la pensa diversamente da loro, c'è John Mauger, contrammiraglio della Guardia Costiera degli Stati Uniti. Parlando NBC ha dichiarato: «Anche la voglia di vivere delle persone deve davvero essere presa in considerazione».

Gli ultimi aggiornamenti

La spedizione per il salvataggio Titan è conclusa. Per l'equipaggio non c'è stato nulla da fare: proprio negli istanti in cui scriviamo, si sta svolgendo la conferenza stampa della Guardia costiera degli Stati Uniti, organizzata proprio per fare il punto sulle ricerche. Le autorità americane hanno confermato che i rottami individuati da un robot canadese sul fondale dell'Atlantico, a 200 metri dal relitto del Titanic, appartengono proprio al Titan: il sommergibile partito per andare a esplorare i resti di quel mitico transatlantico. Per poi fare la stessa fine. 

Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA