Siria, i curdi con Assad: alleati contro la Turchia

Lunedì 14 Ottobre 2019 di Cristina Mangani
Siria, i curdi con Assad: alleati contro la Turchia

L'annuncio stavolta arriva dal numero uno del Pentagono, Mark Esper nel corso di un'intervista: Donald Trump ha ordinato il completo e immediato ritiro delle truppe Usa nel nord della Siria. Una decisione con la quale di fatto gli Stati Uniti abbandonano definitivamente gli alleati curdi, travolti da un'offensiva turca che sta assumendo dimensioni molto più vaste del previsto, tanto che sono stati costretti a chiedere aiuto al regime siriano di Assad per la difesa di Kobane.

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LA REPLICA
Del resto Recep Tayip Erdogan lo ha detto chiaramente: «Nulla potrà fermarci», nemmeno l'embargo sulle armi annunciato da Francia e Germania e sul quale nelle prossime ore si pronunceranno i ministri degli Esteri dell'Unione europea. Tantomeno la minaccia di severissime sanzioni che arriva da Washington sembra intimorire il leader turco: «Quelli che pensano di bloccarci così si sbagliano di grosso», ha dichiarato alla tv di Stato.

Che Erdogan sia irremovibile, alla Casa Bianca e al Pentagono, è oramai ben chiaro. Così come pochi sono i dubbi sulla scelta fatta da Trump, sempre più convinto di portare avanti la sua linea di un disimpegno dal conflitto. Questo nonostante le voci che parlano di vittime, di migliaia di civili in fuga e di centinaia di prigionieri jihadisti già scappati da un campo nel nordest della Siria. Ecco allora che, in una drammatica riunione serale, Trump circondato dai massimi responsabili della sicurezza nazionale, ha dato l'ordine di evacuare i circa mille soldati presenti nel nord del Paese: un'escalation sorprendente dopo che già la scorsa settimana circa 50 militari delle forze speciali Usa erano stati spostati dall'area di confine per non mettere a rischio la loro incolumità.

Nel frattempo sulla vicenda sono intervenuti Emmanuel Macron e Angela Merkel: ieri la cancelliera tedesca ha telefonato al leader turco chiedendogli di fermare l'offensiva. Perché - a prescindere dagli interessi della Turchia - «l'azione rischia di destabilizzare la regione e di rafforzare l'Isis». Mentre Palazzo Chigi ha fatto sapere di essere «al lavoro affinché l'opzione della moratoria nella vendita di armi alla Turchia sia deliberata in sede europea quanto prima possibile, tenuto conto che già oggi si svolgerà il Consiglio degli Affari esteri e, giovedì e venerdì, si terrà il Consiglio Europeo. Il Governo italiano è convinto che si debba agire «con il coordinamento europeo e operando in sede multilaterale al fine di rafforzarne l'efficacia».
 
 

COLPITO CONVOGLIO
Fonti della zona di Qamishli hanno, poi, riferito che i raid turchi sulla città siriana di Ras al-Ain avrebbero colpito anche un convoglio sul quale viaggiavano giornalisti stranieri. Due i morti accertati: un reporter curdo e un'altra persona la cui nazionalità non è ancora nota. C'è chi parla di altri due giornalisti uccisi, ma al momento non ci sono conferme. Sei i feriti.

L'attacco turco ha costretto 130 mila persone a fuggire dalle proprie case, ma il numero potrebbe triplicare. «Ci stiamo addentrando in uno scenario in cui potrebbero esserci fino a 400 mila sfollati», sostiene Jens Laerke, portavoce dell'ufficio Onu per il coordinamento umanitario (Ocha).
L'Osservatorio ha riferito anche che ci sono circa 10 mila sfollati siriani, tra cui familiari di jihadisti dell'Isis, ammassati nel campo di Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco. La polizia curdo-siriana, chiamata Asayesh, avrebbe abbandonato il compito di mantenere la sicurezza nella zona, lasciando campo libero ai detenuti dell'Isis che hanno attaccato le guardie e travolto le recinzioni. «Il campo di Ayn Issa è ormai senza controllo», hanno riferito i curdi.

Ultimo aggiornamento: 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA