I referendum-farsa, con i soldati armati di mitra che vanno nelle case dei cittadini obbligandoli a votare, hanno già un risultato scritto. Lo ha anticipato ieri il sito in lingua russa, ma con sede in Lettonia, Meduza, che cita due fonti anonime vicine al Cremlino. Il piano prevede di fare vincere il «sì» all'adesione alla Federazione russa con il 90 per cento (e una affluenza sempre del 90) nelle due autoproclamate repubbliche riconosciute solo da Mosca, Dpr (Donetsk) e Lpr (Luhansk); negli altri due territori presi con le armi dall'esercito di Putin, Kherson e Zaporizhzhia, è pronto il 90 per cento per il «sì», ma con un'affluenza che sarà comunicata un po' più bassa, all'80 per cento.
TUTTO SCRITTO
In sintesi: la linea del Cremlino, per i referendum-farsa cominciati ieri mattina per terminare il 27 settembre, è dunque quella di fotocopiare più o meno i risultati che furono diffusi nel 2014, dopo l'invasione e l'annessione della Crimea.
I video che rimbalzano sui social dai territori occupati mostrano i militari che vengono messi in fila per votare, altri armati fino ai denti che salgono le scale e scortano un funzionario filo russo con in mano l'urna. Vanno appartamento per appartamento. Chi se la sente di non votare quando di fronte hai dei soldati con un fucile automatico, senza che tra l'altro sia garantita la possibilità del voto segreto? Non solo: queste incursioni nei palazzi servono anche a censire i presenti, verificare se ci sono uomini giovani da mandare a combattere, visto che con la scontata e pilotata adesione alla Federazione russa, ci sarà l'obbligo di arruolarsi. Altri immagini mostrano seggi organizzati per strada, nessuna privacy per chi deve segnare la x, addirittura in alcuni casi ci sono urne trasparenti, con le schede aperte: si può ben vedere quale sia la scelta fatta da chi ha espresso il suo voto. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, non salva neppure le apparenze. Parla dando già per scontato l'esito dei quattro referendum: «Con l'annessione, la Russia considererà il tentativo di riprendere il Donbass e gli altri territori come una aggressione al territorio russo. Immediatamente entrerà in vigore la Costituzione russa». Secondo il Cremlino sono chiamati a votare in 750mila a Kherson, in 500mila a Zaporizhzhia. Due milioni nelle altre due repubbliche. Il sindaco di Melitopol, una delle città coinvolte, Ivan Fedorov, su Telegram ha esortato i residenti delle aree occupate a «non partecipare in alcun modo a uno pseudo-referendum perché sarebbe un grave tradimento». Aggiunge: «Non aprite le porte agli agitatori. Non andate ai seggi. Restate il più lontano possibile dai militari russi». Il governatore fedele a Kiev di Luhansk, Serhai Haidai, ironizza: «Riempire dei pezzi di carta in cucina o nei cortili non assomiglia a quello che dovrebbe essere il rispetto della privacy». A Snikurivka, al Sud, c'è stato anche chi ha protestato per strada contro il «referendum-farsa».
OPINIONE PUBBLICA
Tra le segnalazioni che arrivano dai territori occupati, ci sono casi di persone portate via dopo che si sono rifiutate di votare o dopo che hanno votato «no». Ma qual è l'obiettivo di questa farsa, su cui Putin ha deciso una repentina accelerazione (che ne svuota ovviamente anche la credibilità)? Tutta la comunità internazionale, compresa la Cina, ne ha preso le distanze. Secondo l'Institute for the study of war i referendum-farsa servono soprattutto a calmare l'opinione pubblica russa, che aveva sì accettato senza troppi scossoni l'aggressione dell'Ucraina, ma ora è spaventata di fronte alla «mobilitazione parziale» che significa, per centinaia di migliaia di uomini - dunque figli, fratelli, fidanzati o mariti - essere costretti ad andare in guerra e, dunque, a rischiare la vita in Ucraina. Diffondere l'esito dei referendum serve in qualche modo a giustificare il sacrificio chiesto ai russi.
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