Russia in crisi per la guerra in Ucraina, un milione di abitanti in meno e crollo dell'economia fino al 15%

Martedì 5 Aprile 2022 di Diodato Pirone
Russia in crisi per la guerra in Ucraina, un milione di abitanti in meno e crollo dell'economia fino al 15%

Comunque vada a finire questa orrenda storia dell'invasione dell'Ucraina una sola cosa è certa: la più importante vittima della guerra sarà l'economia russa. E' solo questione di tempo ma le sanzioni dell'Occidente avranno un impatto devastante su una struttura economica che era già debole. Pochi lo sanno ma il Pil russo, paese di 144 milioni di abitanti, è inferiore a quello dell'Italia abitata da 59 milioni di persone. Dunque una riduzione della produzione di ricchezza in Russia ha un impatto ancora più doloroso di quello che noi stessi abbiamo recentemente toccato con mano con la pandemia.

Le immagini delle liti nei supermercati moscoviti per l'acquisto di zucchero sono chiaramente frutto di qualche isteria temporanea scatenata dalle immagini dei missili in tv ma molti si aspettano che nei prossimi mesi si ripresenteranno.

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PIL IN CADUTA

I vari centri di ricerca economica si sono divertiti nei giorni scorsi a infilare nei loro calcolatori i dati macroenomici sull'import e sull'export della Russia per calcolare di quanto scenderà quest'anno il Prodotto lordo di Mosca. La risposta è univoca: ci sarà un crollo. La cui misura è calcolata dal -9% di Bloomberg economics al -15% dell'Institute of International Finance. Se davvero l'Europa nelle prossime settimane dovesse interrompere gli acquisti di petrolio e soprattutto di gas russo il crollo diventerebbe verticale. Mosca è corsa ai ripari nei giorni scorsi intervenendo a sostegno del rublo per tentare di bloccare un'inflazione che potrebbe raggiungere livelli devastanti data l'impennata dei prezzi delle merci occidentali bloccate dalle sanzioni. Ma è una toppa su un abito strappato. Quella che la Russia sta per sperimentare è una inversione a "U" su un tema strategico: l'indisponibilità di componenti della tecnologia digitale e la propria posizione nelle filiere internazionali del valore.

 

MENO TECNOLOGIA DI QUALITA'

Le sanzioni escludono le imprese russe da una serie di applicazioni tecnologiche che ne rallentano la produttività e che in alcuni casi impediranno l'aggiornamento dei prodotti, anche quelli nei quali i russi sono considerati all'avanguardia, come la produzione di armamenti. Ma soprattutto le imprese europee saranno spinte fin da subito a trovare nuovi fornitori di materie prime (in particolare nickel) e di alimentari (semi di girasole e mais per il bestiame) in aree più lontane ma più sicure come il Sud America, l'Australia e l'Africa. C'è di più: l'abbandono della Russia da parte di moltissime imprese occidentali è destinato a privarla di una serie di aggiornamenti tecnologici (basti pensare all'evoluzione dell'oggetto auto) che ne indeboliscono le già modeste capacità produttive.

Certamente la Russia potrà guardare di più all'Asia e riorientare la sua economia sul rifornimento di materie prime alla Cina e all'India. Ma si tratta di processi lunghi, costosissimi, non scevri da pericoli e incomprensioni (storicamente l'impero russo e quello cinese non hanno mai avuto buoni rapporti) e comunque - almeno al momento - si tratta di transazioni commerciali assai diverse rispetto alla qualità di quelle garantite dall'Occidente e basate su valute, come lo yuan, decisamente meno universali del dollaro e dell'euro.

LA DEVASTANTE CRISI DEMOGRAFICA

Questo scenario fosco si inserisce in un problema ancor più gigantesco: la Russia è in piena crisi demografica. Nell'ultimo anno a causa della pandemia ha perso un milione di abitanti, una cifra enorme per un paese che registra poche nascite, il che si traduce direttamente in una riduzione del Pil. Ma soprattutto negli ultimi tempi il paese soffre per l'emigrazioni di giovani intelligenze che senza alzare troppa polvere si trasferiscono in massa in Europa e negli Stati Uniti. 

Che tutti questi risultati negativi possano essere compensati dal possesso del bacino carbonifero del Donbass o da una maggiore influenza sul Mar Nero è più che lecito dubitare. E prima o poi se lo chiederanno anche i russi.

Ultimo aggiornamento: 12:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA