Russia-Cina, c'è un asse tra i due giganti? I casi Ucraina e Taiwan e il rischio escalation (anche militare)

Pechino potrebbe decidere di intensificare il proprio import di beni russi, dal gas al grano. Vanificando gli sforzi delle sanzioni dell'Occidente

Venerdì 25 Febbraio 2022 di Gabriele Rosana
Limes Online

«La Russia sta smantellando l’ordine internazionale basato sulle regole», è il preciso atto d’accusa pronunciato dai leader occidentali, da Ursula von der Leyen a Joe Biden, e «sta portando l’orologio della storia indietro, mettendo a rischio il futuro della sua stessa popolazione». Ma - viene da chiedersi - Mosca è da sola in tutto questo? Da quando è cominciata l’escalation al confine con l’Ucraina, fino alla drammatica invasione del Paese iniziata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, gli occhi sono puntati sulla Cina per capire le mosse dell’ingombrante gigante asiatico che ha più di una mossa vincente da giocare fra la sponda con la Russia - della quale sta diventando un sempre più solido partner commerciale e geostrategico - e la rivalità con Stati Uniti e Unione europea. Pechino, che ha ribadito la propria contrarietà alle misure restrittive imposte dai Paesi del G7, potrebbe vanificare gli sforzi dell’Occidente di imporre pesantissime sanzioni contro la Russia intensificando il proprio import di beni russi, dal gas al grano. E ha pure un certo interesse in causa, vista la simile posizione muscolare con la vicina Taiwan.

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L'asse Russia-Cina

Nelle scorse ore il presidente cinese Xi Jinping ha parlato al telefono con Vladimir Putin: «Sosteniamo Mosca e Kiev nella risoluzione della contesa attraverso il negoziato», le parole centellinate dal leader di Pechino, che finora non si sarebbe spinto fino a condannare l’aggressione. Anzi, il Dragone ha per ora rifiutato di parlare di “invasione” per definire l’aggressione in atto in Ucraina: la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha respinto «l’uso preconcetto delle parole», rispondendo alle domande dei giornalisti, ieri, nel corso del briefing quotidiano con la stampa. Sarebbe un «tipico stile di fare le domande dei media occidentali», ha aggiunto. In uno scambio con la sua controparte russa Sergej Lavrov, il capo della diplomazia cinese Wang Yi ha aggiunto che «la Cina sostiene che la mentalità da Guerra Fredda debba essere del tutto abbandonata e che un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile dovrebbe essere finalmente formato attraverso il dialogo e il negoziato». «Abbiamo anche visto - ha continuato Wang, con un freddo distinguo - che la questione Ucraina ha latitudine e longitudine storiche complesse e speciali e comprendiamo le legittime preoccupazioni della Russia sulla sicurezza». 

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Il rapporto con Pechino l'asso nella manica del Cremlino

Equilibrismo in piena regola, per il momento, che potrebbe celare  carte per ora tenute segrete. Come conseguenza di questa posizione sfumata, adesso Pechino si oppone anche «a qualsiasi sanzione illegale che leda i diritti e gli interessi legittimi della Russia». Lo ha affermato oggi il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, secondo cui «gli Stati Uniti hanno imposto più di 100 sanzioni alla Russia dal 2011», che sono risultati strumenti «non fondamentali ed efficaci per risolvere i problemi». Ma c’è di più. Perché, come dimostrato dalla volontà di aumentare l’acquisto di grano russo appena espressa, il rapporto privilegiato che da anni il Cremlino costruisce con la Cina può essere l’asso nella manica per sopravvivere alle sanzioni occidentali senza precedenti. Dopo l’annessione illegale della Crimea, la Cina aveva già consolidato la cooperazione economico-commerciale con la Russia, mentre invece Usa e Ue imponevano restrizioni e facevano i conti con il blocco dell’export agroalimentare. 

La partnership 

In occasione dell’apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino, a inizio febbraio, Putin e Xi hanno siglato a inizio mese una dichiarazione congiunta che mette nero su bianco le ambizioni per una partnership strategica e una cooperazione approfondita tra i due Paesi. Siamo davanti a un’alleanza «per imporre la legge del più forte, fatta di intimidazione anziché auto-determinazione», ha però controbattuto senza mezzi termini von der Leyen dal podio di Monaco, una settimana fa. Insomma, il timore che Pechino possa fare da scudo alla Russia e attenuare il danno economico che l’Occidente vuole infliggerle è concreto. Prendiamo il gas, ad esempio: nel faccia a faccia di inizio febbraio Xi e Putin hanno concluso pure una serie di contratti per aumentare l’export di metano russo verso il gigante asiatico, attraverso il Power of Siberia 1 e, nei prossimi anni, il Power of Siberia 2; un importante canale alternativo nel caso in cui l’Europa escluda la Russia dal sistema internazionale dei pagamenti Swift, rendendo così virtualmente impossibile il pagamento delle forniture energetiche e innescando la chiusura dei rubinetti.  

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L'effetto domino sullo scacchiere planetario

E poi c’è da non sottovalutare - come ha fatto notare il Pentagono - l’effetto domino sullo scacchiere planetario. Mentre Putin attaccava in Ucraina, sui cieli di Taiwan tornavano a comparire, con una nuova azione militare provocatoria, nove caccia cinesi - otto aerei da combattimento e uno di ricognizione - proprio la postura dell’asse occidentale di fronte all’aggressione a Kiev può far capire a Pechino rischi e posta in palio in caso di presa di Taipei. Il premier britannico Boris Johnson non ne ha fatto mistero: «L’eco di un’invasione in Ucraina si sentirebbe in tutto il mondo. E anche a Taiwan», la repubblica che i cinesi trattano da territorio con velleità indipendentiste e che ha un posto chiave per le forniture ad alta tecnologia dirette alle aziende europee. «Il messaggio da trarne sarebbe che effettivamente l’aggressione paga, che è la carta giusta da giocare». 

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA