Russi in esilio dorato in Montenegro: chi non vuole combattere si nasconde tra ville e yacht

Le località della penisola balcanica devono il loro successo agli investimenti dei ricchi moscotivi

Venerdì 23 Settembre 2022 di Mirco Paganelli
Russi in esilio dorato in Montenegro: chi non vuole combattere si nasconde tra ville e yacht

TIVAT (MONTENEGRO) «Non ci penso proprio a tornare in Russia, non voglio morire al fronte». Igor, 42 anni, è preoccupato: per sé, ma soprattutto per i parenti e per gli amici rimasti in patria. Tra i lussuosi palazzi del lungomare e gli yacht ormeggiati a Tivat, l’estate del Montenegro sembra non voler finire mai. Di certo vorrebbero prolungarla a tempo indeterminato quei russi, come lui, con il permesso di soggiorno quasi in scadenza. L’annuncio del presidente Vladimir Putin di una «mobilitazione militare parziale», che poi proprio parziale non sembra essere, agita gli animi anche di chi è lontano da casa.

E che ora vive come un esule. «Sono spaventati e non vogliono tornare a casa. C’è chi sta provando in tutti modi ad allungare la vacanza», racconta Luka Barovic, agente di viaggio che opera in tutto il Paese. «I prezzi degli affitti delle città costiere sono schizzati, perché i russi li affittano in anticipo, per mesi, pur non sapendo quanto ci potranno restare».

IL BUEN RITIRO

Il legame tra russi e Montenegro è vecchio di secoli. Più di recente le località turistiche balcaniche sono diventata una loro frequentatissima meta turistica e d’affari. Per entrare non c’è bisogno del visto. Le ultime leggi favoriscono gli investimenti immobiliari e i magnati riversano qui anche quattrini di dubbia provenienza. L’anno scorso le presenze russe sono state 108 mila in un Paese che conta 620 mila anime. Secondo la Banca centrale di Podgorica, dopo l’invasione dell’Ucraina gli investitori di Mosca si sono confermati i primi acquirenti di immobili del Paese: ne hanno quasi 20.000. Fra loro c’è anche Igor, il 42 enne che non si chiama davvero così ma che ora non vuole passare come traditore della patria. È in Montenegro un po’ per svago e un po’ per lavoro. Ha appena fatto domanda per il permesso di soggiorno temporaneo: «Per ora posso starci fino alla prossima settimana. Sono in attesa dei documenti. Ma questo non è il momento giusto per tornare a casa». La sua villa si affaccia sulla baia di Lustica, a 20 minuti di barca dall’aeroporto di Tivat. Guarda le montagne che si tuffano in mare e cerca di non pensare agli annunci militari del Cremlino. Attorno a lui fioccano complessi residenziali che deturpano interi segmenti di costa. Putin fa sul serio o bleffa? «È la guerra», taglia corto.

LA FUGA DI LUSSO

Nella scintillante marina di Tivat le gru danno forma a nuovi grattacieli. Tra i moli nuovi di pacca sono allineate centinaia di barche con la bandiera di un paradiso fiscale, Malta. Una di queste, 32 metri, è in vendita per 9,2 milioni di euro. I super yacht degli oligarchi quest’estate non si sono visti neanche qui. «Eppure l’anno scorso erano almeno una dozzina», racconta Dino, 26 anni, che col padre gestisce una trattoria lì vicino. «Conosciamo anche i nomi e cognomi dei proprietari, sono nostri clienti, ma non possiamo rivelarli». I super ricchi quest’anno hanno preferito ormeggiare altrove. «Sono finiti in Turchia e in Arabia Saudita, non li rivedremo presto», commenta amaro mentre griglia orate e calamari. Sulla banchina affollata, le vetrine di haute-couture si alternano a quelle di società immobiliari.

«Dove i sogni diventano investimenti», recita il motto di una di queste. Per sognare bastano solo 3.000 euro al metro quadro e la terrazza sui fiordi dell’Adriatico è assicurata. Al di là della baia, a Morinj, Lazar Catovic gestisce un locale con una storia familiare di 200 anni, un’istituzione nella zona in cui hanno cenato molti vip, come il tennista Novac Djokovic. Negli ultimi trent’anni l’imprenditore ha visto l’economia della costa mutare. «Siamo passati dai mulini al turismo, che è esploso dopo il 2000. I russi sono stati i primi ad arrivare», ricorda. «Con le sanzioni fanno più fatica. Passano dalla Serbia o dalla Turchia, ma sono di meno perché il viaggio è diventato caro». Se prima costava in media 200 euro a testa, ora si arriva a 700. Troppo per una famiglia media. E per questo ad arrivare sono soprattutto i russi più facoltosi. Come Igor. Che guarda il mare e si mette le mani nei capelli: «Non voglio fare la guerra».

 

Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA