Ritirata russa da Kherson, l'ambasciatore Stefanini: «Kiev è superiore sul campo»

"Kiev è sempre più convinta di poter liberare tutti i territori occupati, ma non deve attaccare in Russia"

Giovedì 10 Novembre 2022 di Marco Ventura
Ritirata russa da Kherson, l'ambasciatore Stefanini: «Kiev è superiore sul campo»
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Il ritiro russo da Kherson è una svolta nella guerra? «Lo scenario militare non cambia radicalmente: conferma la superiorità dell’Ucraina sul campo di battaglia e la imbaldanzisce, ne rafforza la convinzione di poter liberare, se non tutti, gran parte dei territori occupati. Ma la strategia politica è tutto un altro discorso: è il momento buono per avviare il negoziato, però a certe condizioni». Luci e ombre nell’analisi dell’ambasciatore Stefano Stefanini, ex rappresentante d’Italia presso la Nato ed ex consigliere diplomatico del Presidente Napolitano.

Putin nasconde le navi sul fiume Dnipro, il simbolo della ritirata da Kherson

Quali condizioni?

«Da parte ucraina, la consapevolezza che il sostegno occidentale ha un limite.

La capacità reattiva di Kiev non può arrivare fin dentro la Russia, deve restare difensiva e non diventare offensiva per un sentimento anche legittimo di rivincita».

E da parte russa?

«Che ci sia la disponibilità a un negoziato il cui punto finale sia la rinuncia alle annessioni nei termini in cui la Russia le ha fatte. Finora, ogni volta che ha subìto uno scacco Putin ha reagito alzando il tiro. Abbiamo sempre pensato che fosse un grande stratega, che sta dimostrando di non essere. Se gli resta un po’ di sale in zucca, stavolta non può alzare la posta e uscirne con le ossa sempre più rotte».

 

Dovrebbe ammettere la sconfitta?

«È un passo difficile per lui. Anzitutto, perché la sua posizione è che la nazione russa comprende l’Ucraina e che gli ucraini, volenti o nolenti, sono russi. In secondo luogo, il Paese potrebbe sfuggirgli di mano dopo averlo trascinato in questa guerra avendo un consenso diffusissimo. Ma il consenso è come uno strato di ghiaccio sottile, si può spezzare. È sempre più difficile mascherare sconfitte come quella di Kherson. Anche i russi cominciano a vedere che il Re… lo Zar, è nudo. Terzo, il rischio è che di fronte all’insuccesso militare prevalga l’ala ancora più dura, fra gli altri di Prigozhin».

E c’è sempre la minaccia nucleare…

«Lo spettro nucleare è un motivo in più per l’Ucraina per negoziare. Gli ucraini non hanno i mezzi per reagire a un attacco nucleare, la risposta sarebbe affidata alla Nato. Il problema è che passato l’inverno, i russi riverseranno nella guerra le risorse addizionali della mobilitazione. È una questione di rapporto di forze, di masse dei due Paesi. E di quella “massa” in un certo senso fa parte anche l’arma nucleare, che l’Ucraina non ha».

Che interesse ha Kiev a negoziare, se crede di potersi riprendere tutta l’Ucraina? 

«L’obiettivo politico dichiarato è la liberazione completa fino ai confini internazionalmente riconosciuti, compresa la Crimea. Quanto è successo a Kherson rafforza questa linea di pensiero. Ma gli americani hanno molto discretamente incoraggiato l’Ucraina a non mettere precondizioni alla trattativa. Più territori riguadagna Kiev, più diventa forte e al contrario si fa insostenibile la posizione di partenza dei russi che mai hanno controllato tutti i territori annessi, e hanno anche perso metà di quelli occupati. E può esserci una spinta internazionale a negoziare da Cina e India...».

L’Ucraina potrebbe cedere la Crimea in cambio della restituzione del Donbass?

«Prima della guerra sarebbe stato più facile. Per Kiev sarebbe un boccone amaro rinunciare alla Crimea dopo l’invasione, le brutalità, e adesso i bombardamenti per togliere elettricità e calore alla popolazione».

Che cosa succede se non parte il negoziato?

«Kherson era indifendibile e si sapeva, i russi avevano anticipato il ritiro spostando gli abitanti e l’amministrazione civile a 50 km dalla città. Senza ritirarsi, avrebbero rischiato perdite pesanti e l’umiliazione di migliaia di prigionieri di guerra. Gli ucraini dovrebbero ora riconquistare più territorio possibile fino ai primi di dicembre. Poi col fango i movimenti di truppe si fermano e riprenderanno a febbraio-marzo».

Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA