Qatargate, Antonio Panzeri chiama in causa Tarabella e Cozzolino: «Soldi e regali per loro»

Sequestrata la casa di Figà-Talamanca a Cervinia. L'ipotesi: comprata con tangenti

Mercoledì 21 Dicembre 2022 di Claudia Guasco e Gabriele Rosana
Qatargate, Antonio Panzeri chiama in causa Tarabella e Cozzolino: «Soldi e regali per loro»

Dodici giorni di carcere e ipotesi di reato come associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio sono sufficienti per minare la compattezza dell'«organizzazione criminale» che, stando alle accuse, distribuiva mazzette nel Parlamento europeo.

Il muro degli indagati mostra diverse crepe, tra ammissioni, accuse incrociate, nuove piste da seguire.

I verbali

«È vero. Conoscevo Antonio Panzeri e sapevo che a casa mia c'erano delle valigie piene di soldi», ha messo a verbale la destituita vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, confessando anche di avere incaricato il padre di nascondere il denaro. E davanti ai magistrati parla anche Panzeri: «L'accordo prevedeva che avremmo lavorato per evitare delle risoluzioni contro i Paesi, in cambio avremmo ricevuto 50 mila euro». Scarica quindi l'europarlamentare Pd Andrea Cozzolino, invitando i magistrati ad approfondire il suo ruolo, e indica il suo ex collega socialista Marc Tarabella come destinatario di «regali provenienti dal Qatar». Per la casa di Cervinia di Tarabella la Procura di Aosta ha disposto il sequestro: acquistata per 215 mila euro nell'aprile scorso tramite la sua società Nakaz development spr, sull'operazione aleggia l'ombra del riciclaggio. Al momento la Commissione europea non intende aprire una crisi diplomatica con il Qatar, soprattutto ora che la Russia è tornata a minacciare una nuova stretta sul gas. Mentre i nomi della cerchia di Panzeri si rincorrono a Bruxelles e tra questi c'è Doriano Dragoni, ex funzionario italiano (oggi in pensione) del gruppo S&D al Parlamento europeo designato amministratore delegato della Ong Fight Impunity nell'atto costitutivo. Quindici anni fa, durante i due anni e mezzo in cui Josep Borrell ebbe la presidenza dell'Europarlamento, Dragoni è stato tra gli stretti collaboratori dello spagnolo che oggi, da Alto rappresentante, è a capo di tutta la diplomazia Ue. Ieri Borrell ha incontrato il ministro degli Esteri di Doha, sul tavolo il Qatargate: «Abbiamo concordato sulla necessità che le indagini in corso facciano piena chiarezza», twetta. Intanto Maria Dolores Colleoni, moglie di Panzeri, sarà consegnata alle autorità belghe sulla base di una valutazione pesante come un macigno. «Gravi indizi di colpevolezza», scrivono i giudici nella sentenza pronunciata lunedì. Nei suoi confronti emerge un «compendio indiziario sufficiente» ad accogliere la richiesta di magistrati di Bruxelles e la Corte d'Appello di Brescia ha stabilito che, sulla base del mandato di arresto europeo, «non esistono condizioni ostative» alla consegna. Questo nonostante Maria Dolores Colleoni in aula abbia respinto le accuse e i suoi avvocati abbiano sollevato diverse eccezioni: al fatto che esista una doppia inchiesta i giudici hanno risposto che «non ci sono indagini in corso in Italia», in relazione all'ipotesi di violazione diritti per l'inasprimento delle condizioni detentive si tratta di «valutazioni autonome dell'autorità belga, in cui c'è un ordinamento che garantisce comunque doppio grado di giudizio su tutti gli estremi», quanto alle dichiarazioni di innocenza la donna «avrà la possibilità in quella sede di far valere le sue questioni». Il collegio ha respinto anche la verifica del trattamento penitenziario belga, ritenuto che «non sono stati addotti gravi e persistenti problemi di malfunzionamento del sistema».

Vacanza in Marocco

Eccezione accolta invece ieri dai giudici che devono pronunciarsi sulla consegna della figlia, Silvia Panzeri, rinviando l'udienza al 3 gennaio «al fine di ottenere dal Belgio informazioni sulle condizioni carcerarie a cui verrebbe a trovarsi l'imputata», alla luce di episodi di criticità causa sovraffollamento. Per il procuratore federale Michel Claise le due indagate «sembrano essere pienamente consapevoli delle attività» di Antonio Panzeri e a corroborarlo ci sono le intercettazioni agli atti dell'inchiesta. Il 4 giugno scorso le due donne sono in vacanza in Marocco e parlano al telefono con l'ex eurodeputato. «È andata bene, ci hanno fatto passare per vip. Siamo andate da Atmoun per un caffè», raccontano soddisfatte. L'ospite è Abderrahim Atmoun, detto «il gigante», ambasciatore marocchino in Polonia, lo stesso uomo che avrebbe consegnato loro soldi e regali. Panzeri, qualche ora dopo, lo chiama e fanno qualche battuta sui doni - «Se ne sono andate con qualche prodotto» - poi il colloquio diventa professionale. L'ex eurodeputato affronta la questione del «consiglio dei Marocchini nel mondo» e spiega che farà scrivere alla figlia (avvocato) una «bozza di convezione» che promette di spedire ad Atmoun «per vedere se va bene».

Ultimo aggiornamento: 11:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA