La Russia, sempre più in difficoltà sul fronte ucraino, si appresta a chiedere un contributo straordinario alle proprie aziende per far fronte ai costi della guerra, che gravano da quasi un anno sul bilancio di Mosca. E pensa di tagliare le spese in settori diversi dalla difesa e dalla sicurezza. A metà dicembre, secondo quanto riferisce l'agenzia finanziaria Bloomberg, il primo ministro Mikhail Mishustin ha messo a punto un decreto che prevede lo stacco di dividendi più alti da parte delle imprese a controllo statale (vedi multinazionali come Lukoil, Gazprom e Rosneft) e il pagamento di una "una tantum" da parte delle imprese che producono fertilizzanti e operano nel settore del carbone. Lo sforzo chiesto alle aziende fa parte di quella che il provvedimento definisce «mobilitazione delle entrate». Parte degli incassi servirà a coprire costi collegati alla guerra.
Così Putin vuole farsi aiutare dalle aziende
L'ammontare dei dividendi - che si vorrebbe fossero superiori al 50% degli utili - e del contributo una tantum non sono ancora stati definiti, e dipenderanno dai dati sul bilancio russo del 2022. Nel corso dello scorso anno il surplus di bilancio di Mosca è stato alimentato dalle cedole e dalla tassa sugli extraprofitti di Gazprom, ma a dicembre il lievitare delle spese militari dovrebbe aver mandato in deficit il Cremlino, con le operazioni in Ucraina sempre più un pozzo senza fondo. Le spese sostenute per il conflitto, che il presidente Vladimir Putin ha promesso saranno «senza limiti», intaccano anche le disponibilità di altri settori, come l'istruzione e la salute, messe all'angolo dall'esplosione dei budget per la difesa.
Col risultato di una crisi economica e sociale senza precedenti in anni recenti.