Putin prepara il piano di fuga in Venezuela? L'operazione "Arca di Noè" svelata dall'ex collaboratore

A rivelare il progetto è Abbas Gallyamov, ex collaboratore ed estensore dei discorsi ufficiali del capo di Stato russo

Giovedì 8 Dicembre 2022 di Marta Giusti
Putin prepara il piano di fuga? L'operazione "Arca di Noè" svelata dall'ex collaboratore

Il presidente Vladimir Putin e i suoi fedelissimi hanno pronto un piano per lasciare il Paese qualora gli esiti dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia dovessero volgere al peggio. L’indiscrezione filtra da Mosca e l’insider, scrive il “Daily beast”, è Abbas Gallyamov, ex collaboratore ed estensore dei discorsi ufficiali del capo di Stato russo.

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VERSO IL VENEZUELA

Gallyamov ha rivelato il piano ieri mattina via Telegram, citando una fonte anonima che ha assicurato di avere informazioni sulla vicenda.

Il progetto di fuga, secondo Gallyamov, è stato pianificato la scorsa primavera e battezzato “L’arca di Noè”. «Come suggerisce il nome, si tratta dell’esodo versi una nuova terra nel caso la situazione in patria diventasse insostenibile. L’entourage del leader non ha escluso che il Cremlino perderà la guerra, che Putin sarà privato del potere e dovrà rifugiarsi rapidamente altrove», ha scritto Gallyamov. La cerchia ristretta di Putin ha dapprima preso in considerazione la Cina, ha spiegato Gallyamov, ma in seguito ci ha ripensato, temendo che le possibilità di «cooperazione» da parte di Pechino nel fornire aiuto fossero scarse, «soprattutto perché la Cina disprezza i perdenti». Ora, aggiunge l’ex collaboratore, l’attenzione si è spostata sull’Argentina o sul Venezuela e a supervisionare il piano è Igor Sechin, consigliere di Putin ed ex agente segreto. L’operazione “Arca di Noè” sarebbe in una fase talmente avanzata che Sechin, amministratore delegato di Rosneft, la compagnia petrolifera statale russa, «si è formalmente dimesso» dal gigante petrolifero per occuparsi del «lavoro in loco». Citando due fonti vicine all’amministrazione presidenziale e una fonte a Rosneft, il canale Telegram Mozhem Obyasnit riporta anche che funzionari di alto rango hanno già iniziato ad acquistare proprietà immobiliari e ad attivarsi per ottenere la residenza in Venezuela. Chi non appartiene all’elite del Cremlino, cioè chi ricopre ruoli di secondo piano nell’amministrazione presidenziale e nel governo russo, punta invece alla residenza in Ecuador, Paraguay e Argentina. Una fonte rivela anche che i funzionari russi hanno sequestrato proprietà sull’isola venezuelana di Margarita, dove contano di essere al riparo dai rischi di estradizione. «L’isola di Margarita è la loro Courchevel in Venezuela», ha commentato la fonte, paragonando il futuro rifugio del Cremlino alla famosa stazione sciistica delle Alpi francesi. Per Gallyamov è suficiente l’esistenza di un progetto di evacuazione «per capire che quando dicono “va tutto secondo i piani”, vale la pena chiedersi quale. Sembra che abbiano più di un piano».

GUERRA NUCLEARE

Le affermazioni dell’ex consigliere di Putin sono arrivate proprio nel momento in cui il presidente minimizza sul morale a terra delle truppe, malamente addestrate e provate da nove mesi di guerra. Nelle ultime settimane sono emerse numerose segnalazioni di reclute in fuga dalle loro basi, dopo che le loro lamentele su attrezzature e rifornimenti scadenti sono state ignorate. La crescente insofferenza verso «l’operazione militare speciale» anche da parte della popolazione induce alcuni esperti a non escludere l’ipotesi di una guerra civile. Secondo Putin, invece, va tutto bene. «Non ci sono problemi di diserzione. Ci sono stati incidenti isolati, ma nel complesso non c’è niente del genere. Se ci sono soldati che abbandonano le loro posizioni? Sì, è successo. Ma accade sempre meno», ha affermato Putin mercoledì durante un incontro con i membri del consiglio per i diritti umani del Paese. Ha anche negato le notizie diffuse dalle associazioni secondo cui sono stati allestiti «campi» in cui centinaia di disertori russi sono stati trattenuti con la forza negli scantinati, sostenendo che tali rapporti sono «falsi». Avvertendo che il conflitto sarà probabilmente una «questione lunga», il presidente ha celebrato l’occupazione di nuovi territori ucraini (senza menzionare che l’Ucraina nel frattempo ne ha già riconquistati alcuni) e ha fornito una visione minacciosa delle prospettive di un guerra nucleare. «Una tale minaccia sta crescendo. Perché negarlo?», ha detto.

 

Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA