Putin, perché gli oligarchi non lo tradiscono? Il fattore paura e i fondi dello zar per fermare la guerra

Lunedì 11 Aprile 2022
Perché gli oligarchi russi non tradiscono Putin? Il fattore paura e i fondi dello zar per fermare la guerra

Il Cremlino spesso ha fatto uso del veleno per sbarazzarsi dei nemici. L'ultimo episodio - anche se di nemico non si tratta - ha riguardato Roman Abramovich e alcuni dei negoziatori al tavolo Ucraina-Russia per la pace nell'est Europa. Il veleno piace a Mosca perché è una dimostrazione del fatto che i russi possano avvicinarsi abbastanza da uccidere chiunque e nessuno è in grado di opporsi. Per questo quando Abramovich ha detto che la sua pelle aveva iniziato a desquamarsi e che sentiva che stava diventando cieco, non si sarebbe dovuto sorprendere. Era a Kiev in qualità di negoziatore non ufficiale nei colloqui di pace (e con la benedizione di Vladimir Putin) e forse si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato dal momento che sarebbero dovuti essere gli ucraini i veri bersagli.

Oppure quel veleno indirizzato a lui era intenzionale, una sorta di avvertimento per non anticipare troppo le mire di Putin.

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In un'intervista a Business InsiderBill Browder, uno dei massimi nemici del Cremlino, ha spiegato il ruolo degli oligarchi russi nella cerchia di Putin: «Loro sono ricchi con il permesso e il piacere di Vladimir Putin». Gli oligarchi - ha spiegato - non sono uomini d'affari come vengono intesi in occidente nel quadro di un sistema capitalista democratico, e sicuramente non sono alla pari di Putin. Servono il Cremlino e Putin è il Cremlino. «Lo zar in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo può decidere di portargli via i soldi, togliergli la libertà, togliergli la vita - ha detto Browder -. L'ha fatto più volte con persone a lui vicine e ha creato un'onda d'urto in tutta la comunità degli oligarchi. Nessuno di loro ha il coraggio di resistergli, in alcun modo o forma».

Il club degli oligarchi 

Eppure le sanzioni dell'Europa continuano a colpire i super ricchi russi: l'Occidente è convinto che questa possa essere una delle leve per presentarsi da una posizione di forza al tavolo dei negoziati. Eppure non sembra muoversi molto su quel fronte. Questo perché né nell'establishment russo né tra gli oligarchi, c'è qualcuno che possa influenzare il suo pensiero. E anzi, molti analisti concordano sul fatto che Putin si sia di fatto rinchiuso in una bolla nella quale chi è intorno a lui teme di dargli cattive notizie o di essere in disaccordo con lui. Con chiare conseguenze anche a livello strategico nella guerra. Il motivo è chiaro: tra i miliardari russi, nei confronti del Cremlino, c'è un forte elemento di sudditanza. Quando Putin è salito al potere nel 2000, ha cambiato le regole del club degli oligarchi. La prima ondata di miliardari si era intromessa in tutti i tipi di affari di stato sotto il presidente Eltsin ma Putin li ha voluti fuori dalla politica. E con loro ha raggiunto una sorta di accordo: potevano continuare ad arricchirsi e ad ostentare le loro ricchezze in Costa Azzurra o nelle ville in Italia ma avrebbero servito Putin e lo stato russo. Ricchezza in cambio di protezione: un patto accettato poi quasi da tutti. 

«A Putin non interessa ciò che dicono di lui gli oligarchi - ha detto Browder al New York Times -. Ma è comunque estremamente importante sanzionare tutti gli oligarchi e non per la speranza che gli oligarchi lo rovescino. Ma perché quando si legge di un oligarca con un patrimonio di 20 miliardi di dollari, dieci di quelli appartengono a Putin che non può avere tutto quel denaro a suo nome. Deve darlo a chi ha i mezzi finanziari per sostenere quei fondi. Di conseguenza, l'unico modo per sanzionare Putin indirettamente è quello di sanzionare gli oligarchi. E il motivo non è né quello di convincerlo a cambiare idea né quello di convincere gli oligarchi a rovesciarlo: è fondamentalmente per impedirgli di usare quei soldi per portare a termine questa guerra in futuro».

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA