Putin, il fallimento della brigata d'elite russa: distrutta otto volte dall'inizio della guerra. Perdite, errori tattici, rivolte interne

La 155a brigata di fanteria navale russa è un gruppo d’elite, formato da 5.000 uomini. Numero che risale all’inizio della guerra, perché le ripetute decimazioni rendono incerte le stime

Lunedì 27 Marzo 2023
Putin, il fallimento della brigata d'elite russa: distrutta otto volte dall'inizio della guerra. Perdite, errori tattici, rivolte interne

La 155a brigata di fanteria navale russa è un gruppo d’elite, formato da 5.000 uomini. Numero che risale all’inizio della guerra, perché le ripetute decimazioni rendono incerte le stime: in un rapporto pubblicato venerdì scorso, l’Institute for the study of war (Isw) di Washington calcola che da quando la Russia ha invaso l’Ucraina la brigata è stata distrutta e riformata ben otto volte. I ripetuti attacchi dell’esercito di Mosca per conquistare la città di Vuhledar sarebbero solo l’ultimo caso di ingenti perdite. Secondo il funzionario militare ucraino Oleksii Dmytrashkivskyi, le forze armate di Kiev potrebbero aver distrutto «quasi interamente la brigata», che è già stata riorganizzata svariate volte: la prima volta dopo gli scontri a Irpin e Bucha, quindi dopo una sconfitta vicino a Donetsk e ora a Vuhledar.

I combattimenti

La città dell’Ucraina orientale è stata al centro di intensi scontri a gennaio e febbraio, poiché le truppe russe hanno ripetutamente tentato senza riuscirci di impadronirsene.

Sporadici combattimenti sono continuati da metà febbraio, ma con minore intensità. L’ultimo tentativo di impadronirsi di Vuhledar è iniziato alla fine di gennaio con forze speciali Spetsnaz, battaglioni corazzati e truppe di fanteria che attaccavano da tutte le direzioni. Ma durante una delle prime battute d’arresto del conflitto, è stato ucciso il comandante dell’unità speciale. La città mineraria, abitata da 14.000 persone prima della guerra e situata su un’altura vicino all’unico collegamento ferroviario tra la Crimea e Donetsk, è stata fortificata con l’artiglieria dopo aver resistito a tre mesi di attacco. Le ondate di assalto più pesanti sono arrivate la scorsa settimana, provocando un bagno di sangue per i marines di Mosca. Evgeny Nazarenko, portavoce di una delle unità ucraine della Difesa, ha riferito che l’avanzata russa era facilmente visibile dall’alto: si vedevano i soldati mentre attraversavano i campi aperti verso la città, diventando facile bersaglio. «Noi siamo in alto e loro sono in basso. Sono perfettamente visibili», ha spiegato. Lo storico militare Tom Cooper descrive Vuhledar come «una grande, alta fortezza nel mezzo di un deserto piatto e vuoto». Quindi difficilmente espugnabile, motivo per cui qui i russi hanno perso migliaia di uomini e dozzine di veicoli. Sui social circolano video di carri armati e corazzati russi fatti saltare in aria da mine e missili anticarro piazzati in difesa della città.

 

Le critiche

Gli errori tattici e le perdite sul campo di battaglia da parte di Mosca hanno suscitato valutazioni sfavorevoli anche da parte degli esperti militari russi, benché criticare la guerra in Russia sia vietato dalla legge. L’Isw sottolinea come i ripetuti giudizi negativi sui fallimenti dell’esercito di Mosca a Vuhledar stessero già emergendo dopo gli assalti falliti nei primi mesi dell’anno e le continue indiscrezioni su una possibile controffensiva ucraina. Gli esperti russi imputano al comando militare gli inefficaci assalti frontali seguiti da quelli ai fianchi dell’esercito ucraino, tattica che ha portato pochi successi ed elevate perdite in combattimento a causa del terreno impegnativo, della mancanza di potenza di combattimento e dell’incapacità di sorprendere le forze di Kiev.

La rivolta

Errori strategici non nuovi, tanto che lo scorso novembre la 155esima brigata di fanteria della Flotta del Pacifico si è rivoltata contro i comandanti che hanno ordinato lo «sconcertante» assalto contro il villaggio ucraino di Pavlivka, a sudovest di Donetsk, con un bilancio drammatico: 300 vittime, fra morti - 63 in due giorni- feriti e dispersi in quattro giorni di combattimenti. L’operazione era stata predisposta per assumere il controllo di una strada fondamentale per i rifornimenti. Oltre al comandante dell’unità, nel mirino delle critiche c’era anche il comandante del Distretto militare orientale, Rustam Muradov. I soldati sopravvissuti, di solito basati a Vladivostok, hanno scritto al governatore della regione di Primorye: «Siamo stati gettati in una offensiva sconcertante», è il testo della lettera diffuso dalla blogger Anastasia Kashevarova sul canale Telegram Grey Zone. L’avanzata è stata pianificata, malgrado un chiaro svantaggio strategico «solo a beneficio dei rapporti e dei premi dei comandanti: abbiamo perso circa 300 uomini negli scontri in seguito a una offensiva attentamente pianificata dai “grandi comandanti”. Il comandante del distretto e il comandante della brigata stanno nascondendo quello che è avvenuto per paura di doverne rispondere. L’unica cosa che interessa loro è mettersi in mostra. Ci chiamano carne da cannone».

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