Putin, perché un golpe non è possibile? Tutti i nemici in Russia: oligarchi, spie, media indipendenti e opinione pubblica

A Mosca aumentano le voci di dissenso contro il presidente. Che però ha dalla sua parte ancora lo zoccolo duro della Russia

Mercoledì 2 Marzo 2022 di Marco Prestisimone
Putin, i nemici in Russia: oligarchi, spie, media indipendenti e opinione pubblica. Ma un golpe è davvero possibile?

Mentre per le strade di Mosca e San Pietroburgo migliaia di manifestanti venivano arrestati, sui social correvano veloci le denunce: «Anche chi ha solo pubblicato dei post contro la guerra, è stato arrestato in casa propria». Lo stato d'animo di parte della popolazione russa è fatta di racconti, testimonianze, paure. Come quella di chi cerca già dei rifugi anti-aerei per il timore che l'offensiva di Putin possa scatenare la reazione dell'Occidente o di chi, nelle scuole, ha distribuito dei manuali sulla guerra. Oltre ai manifestanti anti guerra, c'è però una spinta (ancora non sufficientemente forte da farlo desistere) che arriva da oligarchi, spie nei servizi di intelligence - come dimostrato dalle parole di Kiev secondo cui l'attentato a Zelensky sarebbe stato sventato proprio grazie a dei traditori russi - e media indipendenti, spesso schiacciati nell'era Putin.

Secondo gli analisti, però, il potere è ancora saldamente nelle mani dell'intoccabile zar: dalla sua parte sarebbero ancora i più alti funzionari del governo oltre allo zoccolo duro della popolazione, quello che gli ha permesso il dominio inconstratato degli ultimi anni. E poi c'è anche l'aspetto dell'impotenza: una sorta di rassegnazione di fondo all'impossibilità di un cambiamento. 

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L'invasione più difficile del previsto e il problema oligarchi

La sensazione è che l'invasione in Ucraina abbia riscontrato più di un imprevisto, a partire dalla resistenza del coraggioso popolo ucraino che avrebbe costretto secondo numeri non confermati oltre 10mila morti tra le milizie di Mosca. Una spinta, forte anche della propaganda di Zelensky e del vento che soffia dall'Occidente, che ha reso più difficile l'avanzata e la conquista delle città più importanti, tra cui Kiev. Le mosse di Putin però hanno già fatto scattare sanzioni pesantissime per l'Ucraina e i conseguenti timori degli oligarchi russi. I primi a sfidare lo strapotere di Putin e la strategia della guerra sono stati Mikhail Fridman, fondatore di Alfa-Bank, 11 miliardi di dollari di capitale, e Oleg Deripaska, ex marito della nipote di Eltsin, 4 miliardi di patrimonio, il re dell'alluminio, che ha detto «stop al capitalismo di Stato» in Russia. Ma hanno preso posizioni pacifiste anche tre deputati comunisti della Duma, che hanno spiegato di aver votato a favore del riconoscimento delle due Repubbliche del Donbass in nome della pace e non della guerra.

La crisi politica, quindi, è ancora utopia. Così come i timori di un golpe. Ma la situazione potrebbe peggiorare, soprattutto se le ripercussioni economiche si facessero largo anche nell'opinione pubblica (e lo dimostrano le file di queste ore alle metro per poter pagare il biglietto in contanti). Al momento Putin è ancora al sicuro perché l'élite è dalla sua parte. Ma come già successo nella storia, nei regimi dove il dissenso non è considerato, spesso proprio nella pancia della nazione e nei ruoli apicali, alle spalle di chi governa spuntano traditori e nemici interni. 

Il problema dei media indipendenti

Una novità sul fronte informazione potrebbe arrivare venerdì 4 marzo, quando la Duma in una riunione straordinaria esaminerà la questione della responsabilità penale per la diffusione di false informazioni sulle forze armate russe nelle operazioni militari. Un duro colpo al mondo dell'informazione indipendente, con Putin che potrebbe controllare e punire chi non condividerà informazioni in linea con quelle del governo, riducendo lo spazio per i media indipendenti.

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Il Roskomnadzor – l’organo della Federazione Russa che controlla la comunicazione di massa – ha ordinato ai giornali, alle radio e alle televisioni di non usare parole come “guerra”, “attacco” e “invasione” e di seguire la narrazione lancaita da Putin di un'invasione non per occupare un territorio ma per difendere la Russia, demilitarizzare l'Ucraina e «catturare pericolosi nazionalisti». Solo nelle ultime ore sono state sospese le trasmissioni della radio russa L'Eco di Mosca, secondo il Cremlino, per la «pubblicazione mirata e sistematica di informazioni che invocano attività estremiste, violenza e informazioni deliberatamente false sulle azioni delle forze russe come parte di un’operazione speciale». Lo stesso destino ha interessato l’emittente Dozhd TV, una delle poche televisioni indipendenti rimaste attive in Russia. 

Ultimo aggiornamento: 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA