Putin vola in Arabia Saudita ed Emirati Arabi: guerre e petrolio al centro del vertice

Al centro dei colloqui, come riferiscono le agenzie di stampa russe, il conflitto israelo-palestinese e il mercato del petrolio

Martedì 5 Dicembre 2023
Vladimir Putin vola in Arabia Saudita ed Emirati Arabi: guerre e petrolio al centro del vertice

La conferma arriva direttamente dal Cremlino. Il presidente Vladimir Putin si recherà domani in visita in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti.

Al centro dei colloqui, come riferiscono le agenzie di stampa russe, il conflitto israelo-palestinese e il mercato del petrolio. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato anche che giovedì il presidente riceverà il suo omologo iraniano, Ebrahim Raisi.

I colloqui

I negoziati di Putin «si svolgeranno principalmente con il principe ereditario dell’Arabia Saudita», ha specificato ieri Yuri Ushakov, membro del ristretto circolo decisionale del presidente. È lui che, dietro le quinte, sta conducendo le trattative con gli Stati Uniti sul futuro dell’Ucraina. Prima di recarsi in Arabia Saudita, Putin effettuerà anche una «visita di lavoro» negli Emirati Arabi Uniti, che attualmente ospitano il vertice globale sul clima COP28 a Dubai. «Spero che questi saranno negoziati molto utili, consideriamo siano estremamente importanti», ha aggiunto Ushakov. Come sottolinea un approfondimento di “Politico”, Putin rischia l’arresto in molti paesi del mondo a causa di un mandato per crimini di guerra della Corte penale internazionale (Cpi) emesso contro di lui il 17 marzo 2023 e relativo all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia. Di conseguenza, i viaggi del presidente fuori dai confini del suo Paese sono stati ridotti, ma né l’Arabia Saudita né gli Emirati Arabi Uniti hanno ratificato il Trattato istitutivo di Roma della Cpi, che stabilisce la giurisdizione della Corte. La Corte penale internazionale non può processare gli imputati in contumacia (cioè senza che siano presenti in aula). Per comparire davanti ai giudici, quindi, Putin dovrebbe essere consegnato alla Corte e questo è piuttosto difficile che accada, perché il presidente dovrebbe recarsi in un Paese che ha ratificato lo Statuto, dove scatterebbe l’arresto. Nemmeno Cina e Stati Uniti hanno siglato il trattato, tra i membri del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite solo Francia e Regno Unito hanno aderito.

Mediazione

L’Arabia Saudita ha tentato negli ultimi mesi di posizionarsi come mediatore nella guerra in corso tra Russia e Ucraina, Bin Salman ha anche avuto più volte colloqui con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. Sul tavolo ci sarà anche la questione del conflitto tra Israele e Hamas. Il rifiuto della Russia di condannare l’attacco dei miliziani della Striscia del 7 dicembre, secondo gli osservatori, non è una manifestazione di equidistanza bensì una netta presa di posizione dettata da un approccio che si basa sull’assunto che chi combatte il mio nemico diventa mio amico. Poiché Israele e Ucraina vengono sostenuti dagli Stati Uniti e dall’Europa, schierarsi a fianco di Hamas e dell’Iran diventa una scelta pressoché obbligata. Così oggi tra gli alleati e gli interlocutori più fidati della diplomazia di Mosca ci sono Hamas e i talebani, l’Iran e la Cecenia islamizzata di Ramzan Kadyrov. «Non dubito che sarà importante per i nostri colleghi sentire il giudizio di Vladimir Putin su come si sta sviluppando la situazione» sul fronte Ucraino e nella guerra tra gli israeliani e i miliziani della Striscia, ha rimarcato Ushakov.

Petrolio

Tema importante della missione di domani di Putin è rappresentato dagli scenari del mercato del petrolio. L’alleanza tra Russia e Arabia ha portato a energici tagli all’estrazione di greggio, che hanno ridotto l’offerta e fatto salire le quotazioni. Le entrate saudite dall’export di greggio sono in crescita di 2,6 miliardi di dollari nel terzo trimestre di quest’anno, +5,7% rispetto al periodo aprile-giugno. La Russia a sua volta sta guadagnando in questo trimestre 2,8 miliardi di dollari in più. Lo scorso 11 ottobre, alcuni giorni dopo la decisione dell’Opec+ (cioè l’Opec allargata alla Russia e ad alcuni suoi alleati) di tagliare la produzione mondiale di petrolio di due milioni di barili al giorno, Vladimir Putin ha incontrato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, a San Pietroburgo. «Stiamo lavorando attivamente», ha sottolineato il leader del Cremlino, facendo notare che tutte le decisioni e le azioni prese non sono dirette contro nessuno. «Non agiamo per creare problemi, quello che facciamo mira solo a garantire la stabilità nei mercati energetici globali», ha specificato, confermando che le relazioni tra Russia ed Emirati «si stanno sviluppando con molto successo». Nel 2021 la crescita dei volumi degli scambi è stata del 65% e quest’anno ha segnato un +17%, Al Nahyan ha inoltre rivelato che al momento negli Emirati operano circa 4.000 aziende russe. «Tutto questo rafforza il ponte che abbiamo costruito insieme. Crediamo che nei prossimi anni raddoppieremo tutti numeri», ha affermato il presidente emiratino. Arabia Saudita, Qatar e altri Paesi arabi non hanno mai condannato l’invasione russa dell’Ucraina, né si sono mai detti favorevoli all’espulsione di Mosca della dall’Opec+.

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