Cosa farà Putin il 9 maggio? Dalla «guerra totale» all'annuncio della vittoria «fake» (come in Siria), ecco gli scenari

Giovedì 5 Maggio 2022
Cosa farà Putin il 9 maggio? Dalla «guerra totale» all'annuncio della vittoria «fake» (come in Siria), ecco gli scenari

E se Putin il 9 maggio, dopo l'esibizione muscolare della parata sulla piazza Rossa, iniziasse ad alzare il piede dal gas invece di annunciare la "guerra totale" per chiudere la partita con l'Ucraina? Potrebbe insomma il leader russo accontentarsi di quanto già ottenuto con l'operazione speciale che resterebbe dunque tale senza gonfiarsi e trasformarsi in guerra? Vantare i risultati dell'aggressione all'Ucraina come una "vittoria" certo non sarà facile, ma che cosa gli impedirebbe, oltre all'orgoglio, di osannare comunque un successo nel giorno in cui la Russia si ferma per ricordare la vittoria sulla Germania nazista nel 1945? Del resto la maggior parte dei russi sono informati attraverso media che calibrano le notizie secondo i desideri della nomenklatura e ogni scelta sarà riportata come un successo di Putin.

Gli scenari sono, come sempre, tanti, ma quello della dichiarazione della “guerra totale” si va affievolendo ben al di là della smentita del Cremlino rilasciata dopo questa ipotesi ha cominciato a circolare.

 

La guerra totale

Roboante nei significati e nella sostanza, la situazione di guerra totale permetterebbe a Putin, rispetto alla semplice "operazione speciale" di mobilitare tutto il paese e tutte le risorse di una nazione di 150 milioni di abitanti. Tutta la potenza di una superpotenza. Che tuttavia pare un po' troppa, anche davanti agli occhi del mondo, per uscire dal pantano ucraino. Inoltre è vero che la stampa russa è pressoché allineata con il potere ma poi ci sono effetti concreti che striderebbero non poco. Ad esempio è stato sempre negato che soldati di leva siano stati inviati in Ucraina, quando la realtà è purtroppo bene diversa, con i caduti russi che sono stimati in 23mila soldati. Il fatto di proibire la notizia dei funerali e di non restituire addirittura i corpi alle famiglie non può tamponare a lungo l'inevitabile scontento e la realtà di fatto.

La guerra totale, inoltre, avrebbe il difetto di rafforzare il potere dell'esercito e, forse, di diminuire di conseguenza quello di Putin.

Continua l'operazione speciale

Svaniscono i rombi della sfilata e Putin non annuncia niente. Continua insomma l'operazione speciale e senza neppure coinvolgere direttamente l'esercito dell'amica e strategica Bielorussia. Uno scenario che ha il pregio di non alzare ulteriormente la tensione.

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La vittoria di Mosca

Il precedente della Siria, come fa notare Dmitri Alperovitch, imprenditore nato in Russia e naturalizzato statunitense, protagonista di una brillante carriera professionale l'ambito della tecnologia e della cybersicurezza, considerato fra i 40 migliori commentatori americani degli scenari internazionali, diventa importante. Putin ha annunciato - e più volte - la vittoria in Siria della fazione governativa sostenuta dalla Russia che ha "pacificato" l'area. E che in Siria ci sia la pace, al di là di quato scrivono i media russia, è decisamente difficile da dimostrare.

Epperò adesso Putin potrebbe sostenere di avere effettivamente difeso i «diritti delle popolazioni russofone del Donbass» e di avere «denazificato» l’Ucraina sconfiggendo ad esempio il battaglione Azov e di avere insomma ridotto fortemente l'esercito ucraino. La costa del Mare d'Azov, dopo l'annessione della Crimea nel 2014, è completa e per quella del Mar Caspio, manca Odessa, forse l'ultimo obbiettivo dell'operazione speciale.

In altre parole gli obbiettivi della stessa operazione speciale sono stati raggiunti senza bisogno di fare troppi giri di parole e di condizionare troppo la stampa interna che potrebbe riassumere in "vittoria" la decisione di Putin di dare una lezione agli ucraini e alla Nato. Mantenere la "pace" nel Donbass e negli altri territori conquistati non sarà facile, ma, sempre come insegna la Siria, i "vincitori" hanno mezzi e risorse per tenere in scacco la controffensiva ucraina.

La posizione dell'Ucraina

Se Putin allora si accontenterà di questa "vittoria" può essere che l'Occidente, fatti i conti, ripeta il copione già andato in onda per la Crimea. L'Ucraina nella Nato? Si vedrà. 

La parata della Vittoria

Ma che cosa significa per la Russia la parata della Vittoria. «Un mito fondativo, una data simbolica dal grande valore storico, ovvero la vittoria sul nazismo»: così lo storico e politologo Giuseppe Vacca, presidente onorario della Fondazione Gramsci, illustra il senso del Giorno della Vittoria, come viene chiamata la festività negli ex stati dell'Urss, che celebra il 9 maggio 1945 quando l'Unione Sovietica annunciò la fine della Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta della Germania nazista. A Mosca ogni anno viene organizzata tradizionalmente una grande parata militare «ma sarebbe riduttivo confinare il suo significato solo a una semplice sfilata», avverte il professore di storia delle dottrine politiche dell'Università di Bari, grande conoscitore delle vicende sovietiche prima e russe poi.

«Il Giorno della Vittoria per i russi - spiega Vacca all'Adnkronos - ha la stessa importanza che la Festa della Liberazione del 25 aprile 1945 ha per gli italiani. È la festa che legittima il ruolo storico mondiale dell'Unione Sovietica prima e della Russa oggi. È la festa dell'antifascismo e dell'antinazismo, ricorda il giorno della capitolazione del Terzo Reich, con la simbolica foto in cui i soldati issano la bandiera rossa della Vittoria sulle rovine del Reichstag di Berlino».

Durante il periodo dell'Unione Sovietica, la festa del 9 maggio si manifestava sulla piazza Rossa di Mosca con la sua imponente parata militare «come testimonianza dell'Urss come grande potenza mondiale», Dopo il periodo di Eltsin, è stato proprio il presidente Vladimir Putin «a enfatizzare il valore del Giorno della Vittoria, con una parata che vuole mostrare la Russia come una potenza mondiale e che chiede con insistenza questo riconoscimento, che gli è negato sostanzialmente solo dagli americani e dagli inglesi».

«Nella Russia di Putin, fin dal suo arrivo al potere, la festa del 9 maggio, ha avuto un ruolo importantissimo ed è stata rilanciata. Una festa su cui Putin ha fondato la sua narrazione - spiega ancora Giuseppe Vacca - che punta alla grandezza del ruolo della Russia nel mondo, semmai offuscato proprio dal periodo bolscevico secondo il presidente russo».

Ultimo aggiornamento: 19:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA