La Cina smette di comprare il petrolio russo? Presto per dirlo, ma secondo un’analisi di Bloomberg i compratori cinesi di greggio targato Mosca hanno «messo in pausa» le loro operazioni e grossi carichi che andavano consegnati entro dicembre rimangono invenduti. Questo perché il governo di Pechino è in attesa di capire con precisione quali saranno le decisioni prese dal G7 e da Bruxelles in merito al price cap sul petrolio russo. L’Unione Europea ha infatti annunciato che dal 5 dicembre smetterà di importare petrolio dalla Russia e dal prossimo 5 febbraio ci sarà lo stop anche di tutti i prodotti petroliferi, ma la stretta sulle esportazioni di Mosca mira a colpire anche i suoi rapporti extra Ue.
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Le decisioni dell’Ue
Già da tempo diversi paesi europei avevano smesso di comprare il petrolio russo dopo l'invasione dell'Ucraina e il Cremlino aveva cominciato a dirigere i flussi verso l’Asia.
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Le reazioni di Mosca
Fonti statunitensi citate dalla Reuters hanno spiegato che la decisione è quella di imporre un tetto fisso piuttosto che uno fluttuante legato all’andamento del prezzo del petrolio che potrebbe permettere a Putin di manipolarlo. Gazprom, il colosso russo dell’energia, ha minacciato di azzerare le forniture di gas che arrivano in Europa tramite l'Ucraina come rappresaglia. Riguardo al greggio, invece, le stesse fonti spiegano che è improbabile anche che lo zar decida di chiudere i rubinetti verso chi applica il price cap, come ha ventilato di fare, perché questo porterebbe a un’impennata dei prezzi che sarebbe controproducente per continuare a vendere in Asia.
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Il greggio russo è molto apprezzato dal mercato cinese, spiega Bloomberg, grazie all’alta resa nella raffinazione del diesel. Ciononostante molti operatori sembrano pronti a conformarsi al price cap, in caso questo non sia troppo basso, dal momento che aggirarlo vorrebbe dire affidarsi soltanto a operatori extra Ue per i servizi di trasporto e assicurazione, cosa che renderebbe molto più complicato l’approvvigionamento. Proprio chi deve offrire questi servizi, così come le banche che finanziano gli acquisti, è molto preoccupato dell’effetto delle sanzioni e delle possibili impennate dei prezzi. Uno scenario a cui Putin dovrà prestare la massima attenzione visto che con le sanzioni occidentali Cina e India sono diventati sbocchi fondamentali per il mercato petrolifero russo, che ormai dirige in Asia oltre 3 milioni di barili al giorno, e non si può permettere di perderli. Dall'altro lato l'Ue e Gli Usa dovranno dimostrarsi in grado di controllare i propri operatori commerciali per evitare che celino l'origine del proprio carico.