I vescovi dell'Ucraina tornano in patria rassicurati. Papa Francesco non è filorusso ma sta dalla loro parte.
Il colloquio
Shevchuk rispondendo ai giornalisti che chiedevano un commento sulle parole del consiglire del presidente Mikhailo Podolyak che qualche giorno fa aveva detto che Kiev non ha bisogno della mediazione di Francesco per le sue posizioni «filorusse», ha lasciato intendere che per loro il caso è chiuso. «Non sono sicuro che il governo ucraino abbia chiuso tutte le porte alla Santa Sede, anzi. Io personalmente in questi giorni a Roma ho chiesto agli ambasciatori ucraini a Roma, sia all'ambasciatore in Italia e presso la Santa Sede, i quali mi hanno risposto che quella del consigliere del presidente Zelensky era solo una sua convinzione personale».
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L'Ucraina con le sue «ferite sanguinanti» è stata al centro di profonde riflessioni. «Secondo me l'opinione pubblica ucraina ritiene che non dobbiamo disprezzare gli amici, ma che dobbiamo cercare gli amici. Noi vescovi abbiamo la sfida di articolare il messaggio che abbiamo ricevuto dal Santo Padre». Ha raccontato che è difficile parlare di guerra, dolore, distruzione, bambini morti e donne stuprate (che sono tantissime) in luoghi che sono distanti e fortunatamente in pace come l'Italia.
Cosa intende per pace giusta il Papa? «La parola pace purtroppo viene desacralizzata, vengono dati tanti significati: per alcuni la pace significa anche resa incondizionata. Il concetto di pace è mutato. il cardinale Zuppi ci ha detto che la pace deve essere giusta, stabile, autentica». Shevchuk ritiene importante la tappa di Pechino della missione dell'inviato papale perchè «è un rilevante conoscitore geopolitico che ha sempre dichiarato di volere collaborare per la pace».
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La Chiesa ucraina confida nella Santa Sede anche per la soluzione di alcune questioni umanitarie, come quella «dei civili rapiti e torturati che finora non sono rientrati in nessuno scambio dei prigionieri». L'arcivescovo maggiore di Kiev ricorda anche i due sacerdoti redentoristi, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Haleta, nelle mani dei russi. «Il Santo Padre, il cardinale Pietro Parolin, e il cardinale Zuppi in ogni incontro con le autorità russe hanno toccato la questione ma purtroppo senza ancora nessun risultato».