Finanziare la ricostruzione dell'Ucraina con la vendita degli asset confiscati agli oligarchi russi che cercano di sottrarsi alle sanzioni Ue.
I RICORSI
Più facile a dirsi che a farsi, tuttavia, mettono in guardia a Bruxelles, visto che - come evidenziato pure da uno studio realizzato dal Parlamento europeo qualche anno fa - negli ultimi 15 anni l'Ue ha spesso perso davanti alla giustizia europea nei ricorsi presentati contro le sue sanzioni individuali. Per questa ragione, fra i governi - a cominciare dalla Germania - prevale per ora la linea della cautela in assenza di una chiara base legale per l'adozione della misura, con Berlino che ancora alla vigilia della presentazione del pacchetto predisposto dall'esecutivo Ue faceva filtrare la propria contrarietà alla confisca dei patrimoni privati (preferendo semmai optare per le riserve estere della Banca centrale russa). I leader dei Ventisette torneranno a parlarne al summit in programma lunedì e martedì prossimi a Bruxelles.
LO YACHT DI PUTIN
Finora gli Stati membri hanno sequestrato asset per circa 10 miliardi di euro. L'Italia, da sola, ha messo il sigillo a beni per poco meno di 2 miliardi. Oltre a numerose ville sul lago di Como e in Sardegna, la Guardia di finanza ha bloccato anche il superyacht Scheherazade, formalmente intestato a Eduard Khudaynatov, ma che in realtà apparterrebbe a Vladimir Putin in persona e che da solo vale 650 milioni. A competere con lo yacht di Putin, c'è anche quello di Andrey Igorevich Melichenko, il SY A, in rimessaggio a Trieste, del valore di 530 milioni. Nel mirino della Commissione non finiscono solo coloro i quali «traggono vantaggio dalla violazione delle sanzioni, ma anche quanti favoriscono le condotte criminali, «dagli avvocati ai dirigenti di banca. Servirà perseguire anche loro». Troppo presto, invece, per dire se il pagamento del gas con l'apertura del conto in rubli - secondo lo schema seguito da molte compagnie, tra cui l'Eni - rientrerà nell'elenco di sanzioni per cui si procederebbe alla confisca, ha aggiunto Reynders, «ma è ovviamente possibile». Fuori dall'Ue, intanto, la cessione del Chelsea che per quasi un ventennio è stato di proprietà di Abramovich ha ricevuto la luce verde da parte delle autorità del Regno Unito. Il club, acquistato da un consorzio americano per quasi 5 miliardi di euro dopo le sanzioni che hanno colpito l'oligarca per la sua vicinanza al Cremlino, continuerà a gareggiare in Premier League. L'intero ricavato dell'operazione sarà destinato a un ente benefico che si occupa delle vittime della guerra in Ucraina.
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