Nucleare, centrali nel mirino dei russi: terrore in Europa. L’obiettivo: togliere l’elettricità a 6 milioni di case

Blindati e razzi, preso il controllo di Zaporizhzhia. Kiev: «Ora è in sicurezza ma rischiate sei Chernobyl»

Venerdì 4 Marzo 2022 di Marco Ventura
Nucleare, centrali nel mirino dei russi: terrore in Europa. L’obiettivo: togliere l’elettricità a 6 milioni di case

Il mondo col fiato sospeso per due ore. Telefonate sul filo diretto tra i capi di Stato e di governo per scongiurare la catastrofe nucleare. Il presidente ucraino Zelensky nel suo bunker, freneticamente in contatto con militari e tecnici segue l’evoluzione della battaglia attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, che dà elettricità a 6 milioni di case ucraine e conta 6 dei 15 reattori delle 4 centrali attive nel Paese. Si trova vicino a Enerhodar, nel Sud-Est, sulla sponda meridionale del bacino di Kakhovka, sul Dniepr. Un punto nevralgico, verso il quale da giorni le colonne dei blindati e tank russi si erano mossi, secondo la strategia di distruzione o conquista delle infrastrutture civili ucraine prima dell’assalto alle città. Ma questa non è una centrale qualunque. E al termine della battaglia, saranno i russi a tenere la mano sul grilletto atomico, facendo lavorare come prigionieri gli ucraini addetti ai reattori. Il braccio destro di Zelensky, Podolyak, dal bunker a Kiev: «La Russia sta deliberatamente ricattando il mondo con la minaccia di una catastrofe.

Le bombe dirette sulla centrale erano state organizzate da giorni». Gli americani del Pentagono si interrogano sulle «reali intenzioni dei russi» e l’ambasciatore all’Onu rincara: «Grazie a Dio abbiamo evitato una catastrofe nucleare». 

Incubo per l'Europa

I britannici, i francesi e naturalmente gli ucraini osservano che i generali di Mosca non potevano non sapere cosa stavano colpendo. Il proiettile che ha tenuto il mondo col fiato sospeso è russo, conferma l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. L’invasione dell’Ucraina si trasforma in un incubo per tutta l’Europa, per la stessa Russia e per il mondo intero. E dire che il primo allarme arriva con un semplice post su Telegram di un addetto all’impianto che parla di un proiettile sparato dalle forze russe che ha colpito un edificio e c’è «una minaccia reale di rischio atomico nella più grande centrale nucleare d’Europa». È già buio. Il ministero degli Esteri ucraino conferma la notizia alle 2.30, con un tweet spiega che l’esercito russo stava sparando da tutti i lati su Zaporizhzhia «ed è scoppiato un incendio». Il presidente americano Biden chiama alle 3.40 di Kiev il suo omologo nel bunker. Zelensky lo aggiorna sulla situazione, che non è ancora totalmente sotto controllo. Entrambi si rivolgono direttamente al Cremlino, chiedendo di «fermare le attività militari nell’area e consentire ai pompieri e ai tecnici per le emergenze di accedere al sito». Squilla ancora il telefono satellitare nel rifugio di Zelensky e stavolta è il premier britannico, Boris Johnson. Anche lui vuol sapere qual è il livello di pericolo. Un suo portavoce parla di «fortissima preoccupazione». Per Johnson, la guerra di Putin «minaccia ora direttamente la sicurezza di tutta l’Europa, il Regno Unito farà di tutto per evitare che la situazione si deteriori». Londra chiede immediatamente una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu: «Le centrali ucraine vanno protette». Il più duro è Zelensky. Parla di «terrore nucleare, si sono rischiate sei Chernobyl» di Putin. Si appella ai russi: «Scendete in piazza e dite che volete vivere. Le radiazioni non sanno dove sia la Russia, non conoscono i confini del vostro Paese». Ribadisce la richiesta di no fly zone e più sanzioni, più forti. 

Allarme globale

L’allarme si diffonde in tutto il globo, si studiano le caratteristiche della centrale, molto più sicura di quella di Chernobyl ma che ha il suo tallone d’Achille, le piscine di raffreddamento. E, soprattutto, non deve succedere che vada via l’elettricità, perché a dispetto di sistemi doppi, alternativi, blindature e sigilli, un rischio di fuoriuscita di radiazioni c’è, almeno finché l’incendio non è spento e non si verificano eventuali danni. Non c’è dubbio su chi abbia lanciato il missile, o razzo, anche se i russi daranno una loro versione dei fatti: un gruppo di sabotatori ucraini si sarebbe asserragliato nell’edificio, sparando. Nelle immagini che saranno poi diffuse si vedono bene i proiettili incandescenti cadere nel buio attorno agli ingressi, uno sull’edificio destinato all’addestramento dei tecnici, a poche centinaia di metri dai reattori. Le fiamme si alzano. Nessuno osa avvicinarsi. Si parla di due morti, di alcuni feriti. Alla fine, ci saranno a quanto pare solo due feriti. Ma il rischio, ora, è un altro, è l’apocalisse. Partono immediatamente i controlli delle emissioni di radiazioni da parte del servizio d’emergenza di Stato, e dei sistemi di rilevazione dell’Aiea, anch’essa allertata in tempo reale, e da diversi Paesi, in particolare gli Stati Uniti. Il tempo scorre lentissimo. Finalmente i vigili vengono autorizzati a raggiungere l’edificio e spengono le fiamme. Poi si controllano i danni. In Rete finiranno foto di strutture scheggiate. Fake? Ancora non si sa se sia stata violata l’integrità del sistema. Il fuoco è durato ore. L’Aiea dichiarerà che sicuramente è stata violata «l’integrità fisica della centrale». 

Barriera umana

Da giorni, una folla di gente del posto aveva creato un blocco sulla strada che porta alla centrale, una barriera o scudo umano per impedire l’avanzata delle forze d’invasione. Infine, è partito l’ordine di attaccare, travolgere le barricate con un centinaio tra blindati e tank. Il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi condannerà «l’attacco scellerato della Russia contro la sicurezza di tutti, l’Europa continui a reagire unita». L’Ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina, fisicamente non più a Kiev ma a Leopoli, lo definirà «un crimine di guerra», salvo poi la marcia indietro dal Dipartimento di Stato che farà ritirare il Tweet e ordinerà di non usare l’espressione «crimine di guerra». Attenzioni politiche che non hanno i britannici e, paradossalmente, neppure i francesi con il Presidente Macron, che in questi giorni ha avuto modo di parlare a lungo con Putin e non a caso aveva detto «il peggio deve ancora venire». La situazione, ieri, dopo che il fuoco si è spento e i russi hanno conquistato il sito, sembra sotto controllo. Ma per il momento, perché la minaccia di manomissione dell’impianto sta là, e dal bunker di Zelenskly insistono sul «ricatto nucleare» di Putin.

Doppia minaccia

In un doppio senso, perché da Zaporizhzhia è possibile chiudere il rubinetto della luce e togliere l’energia a un sesto del Paese, determinando un dramma umanitario specie nelle zone sotto assedio. E perché un nuovo “incidente”, anche se la centrale è molto sicura, sarebbe comunque una minaccia che travalica i confini dell’Ucraina. Mosca fa sapere che i militari russi non interferiranno nei lavori dei tecnici, che sono stati riammessi nell’impianto. Petro Kotin, presidente dell’Azienda di Stato ucraina che gestisce le centrali, spiega che gli impiegati «lavorano sotto la minaccia delle armi e sono fisicamente e psicologicamente esausti». In precedenza, erano stati catturati. «Andrebbero sostituiti. Non si registrano per il momento cambiamenti nello stato delle radiazioni», dice Kotin. «Le unità 2 e 3 sono state disconnesse dalla rete e le installazioni nucleari si stanno raffreddando. Tuttavia, se diminuisce la possibilità di raffreddare il combustibile nucleare potrebbero esserci significativi rilasci radioattivi nell’ambiente, anche superiori a quelli di tutti i precedenti incidenti a impianti nucleari, compresi Chernobyl e Fukushima». È però il direttore generale dell’Aiea, Daniel Grossi, a spiegare che «non c’è stata finora nessuna perdita, nessuno dei sei sistemi di sicurezza è stato colpito. Un solo reattore al momento è attivo e lavora al 60 per cento del potenziale. La situazione però continua a essere molto tesa». Grossi è atteso in loco. «Sono pronto ad andare il prima possibile». Intanto è panico a partire da Enerhodar. Il Sindaco intima a tutti i cittadini di restarsene chiusi in casa per non respirare aria esterna. Su Google, gli ucraini cercano notizie sul nucleare e sulle vie di fuga. Fino a noi. Il capo della Protezione civile, Curcio: «In caso di fughe radioattive esiste un piano, ma preferiamo non attuarlo».

Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 12:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA