Una vittoria l'ha già raggiunta: è la prima donna con il velo ad essere scesa in campo ad Adelaide con la maglia del Marocco ai mondiali di calcio femminile. «Se Allah ti aiuta nessuno ti può battere». Questo è il motto di Nouhalia Benzina.
ESULTANO I FAN DEL VELO
La scena però l'ha rubata tutta il difensore dell'Asfar e della nazionale rossoverde, in campo con la seconda divisa (tutta bianca) della sua nazionale: copricapo, braccia e gambe coperte. Esultano dai gruppi di sostenitori dell'hijab: «È davvero significativo» vedere una giocatrice indossare il velo su un palcoscenico tanto importante. Benzina «rappresenta molti di noi che non avrebbero mai pensato di poter un giorno assistere a tutto». Il velo indossato dalle donne per coprire capo e spalle nello sport ha sempre fatto discutere. E se Nouhalia è diventata pioniera per averlo mostrato la prima volta nella coppa del mondo donne, altre atlete negli anni hanno portato avanti la battaglia per poterlo usare senza incorrere in divieti e squalifiche. Lo ha fatto Asma Elbadawi, sudanese-britannica, giocatrice e allenatrice di basket. È nota per aver presentato una petizione con la quale è riuscita a convincere la federazione internazionale a rimuovere il no all'hijab. Alle Olimpiadi di Rio 2016 aveva conquistato la copertina Doaa Eighobashy, egiziana classe 1996, che con la sua compagna di squadra, Nada Meawad, aveva indossato il hijab durante una partita di beach volley contro la nazionale tedesca.
I PRECEDENTI
Ibtihaj Muhammad è stata invece la prima atleta musulmana americana a competere indossando il velo: la schermitrice ha fatto la storia, vincendo anche una medaglia olimpica e ispirando pure una Barbie in pedana con il velo. Nell'atletica in pista con il capo coperto anche Sarah Attar, nata in California, ma di origini saudite: ha gareggiato a Londra 2012 e poi a Rio (800 metri e maratona) con il capo velato rispettando la regola islamica del paese di origine in materia di abbigliamento. Lo ha fatto anche Nouhalia, all'Hindmarsh Stadium di Adelaide, diventato teatro di una prima e storica volta: lei la giocatrice tutto calcio e Allah, non fa mistero della sua grande passione per il pallone e della sua fedeltà alla religione. «Nel nome di Allah sui nostri cuori affinché siano calmi, perché questo è un mondo, il resto è in Paradiso», scriveva prima di salire su un pullman che la portava a giocare a calcio, infrangere un tabù e scrivere una pagina di storia.