Profughi, l’Europa apre: piano sulla redistribuzione. L’idea di ricollocare ogni anno 5-10mila migranti su base volontaria

Parigi conferma: faremo la nostra parte. Attesa in Italia la delegazione francese

Lunedì 7 Novembre 2022 di Francesca Pierantozzi e Gabriele Rosana
Profughi, l’Europa apre: piano sulla redistribuzione. L’idea di ricollocare ogni anno 5-10mila migranti su base volontaria

Redistribuzione fra i Paesi Ue di almeno 5-10mila migranti ogni anno, ma su base volontaria, e aiuti a carico di chi sceglie di non accogliere.

Per ora si tratta dell’idea contenuta in un documento interlocutorio che circola fra le capitali e sulla base del quale si misurano le reazioni dei Ventisette.

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Ma l’obiettivo della Repubblica Ceca, che fino a fine anno ha il timone della presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, è rompere lo stallo sul dossier migrazione. E trovare un compromesso, dopo tanti tentativi andati a vuoto, per mettere a punto il primo pilastro di quella strategia comune «per la gestione degli sbarchi e delle rotte migratorie», evocata ieri dal vicepremier Antonio Tajani in un’intervista con Il Messaggero. 


IL PIANO
Il piano Ue passa anche dai ricollocamenti dei richiedenti asilo dagli Stati di primo arrivo al resto dell’Ue: una delle tradizionali richieste, cioè, dei Paesi mediterranei all’indirizzo dei partner del Nord e dell’Est Europa, che finora hanno tenuto in ostaggio l’approccio unitario sulla riforma del sistema di accoglienza, il Patto Ue sulle migrazioni e l’asilo proposto nel settembre di due anni fa dalla Commissione europea. È un «lavoro in corso», confermano fonti vicine all’esecutivo di Praga, in vista, in particolare, della riunione dei ministri dell’Interno in agenda l’8-9 dicembre a Bruxelles: entro fine novembre dovrebbe essere chiaro se sul tema si potrà fare il salto di qualità e se un confronto tra i Ventisette potrà essere inserito all’ordine del giorno del Consiglio Affari Interni.

 

Secondo la versione della bozza circolata tra le delegazioni nazionali, gli Stati Ue sarebbero chiamati ad aderire allo schema dei ricollocamenti su base non obbligatoria (come avanzato a più riprese, senza successo), ma volontaria, accettando cioè di redistribuire un minimo tra 5mila e 10mila migranti su base annuale. Il numero, messo nero su bianco per calibrare le intenzioni dei governi potrebbe essere aumentato a discrezione della Commissione, sulla base delle esigenze concrete in relazione agli arrivi. Per chi non volesse accogliere i richiedenti asilo, l’alternativa offerta dal pacchetto sarebbe il pagamento di un contributo finanziario ai Paesi di primo ingresso. Una “solidarietà flessibile” voluta dalla presidenza ceca che lascia a ciascun governo la possibilità di decidere. Si tratterebbe di istituzionalizzare la soluzione fatta di accoglimento volontario/aiuto monetario presentata a giugno, durante le ultime battute della presidenza di turno francese del Consiglio, e sottoscritta in una dichiarazione congiunta da 21 Stati (18 Paesi Ue, tra cui Francia e Germania, e tre extra-Ue ma all’interno dello spazio Schengen). Il proposito, aveva spiegato la Commissione, è «fare le prove» in vista della revisione delle regole Ue e dell’adozione del Patto, che la Spagna punta ad approvare nel suo semestre, nella seconda metà del 2023, appena prima del rinnovo dell’Europarlamento e dell’avvento di una presidenza ostica come l’ungherese. E proprio il presidente ungherese Viktor Orban ieri, su Twitter, ha ringraziato la premier: «Finalmente! Dobbiamo un grande ringraziamento a Giorgia Meloni e al nuovo governo italiano per aver protetto i confini dell’Europa».


LA FRANCIA
Intanto l’Italia dovrà accontentarsi del sostegno francese promesso dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin. Ieri infatti, dopo lo sbarco dei primi migranti dalla nave di Humanity, Parigi ha confermato che farà la propria parte. Se i dettagli non sono chiari (si terrà domani una riunione fra i responsabili della sicurezza e dei servizi immigrazione) ciò che è noto è che una delegazione partirà per l’Italia per esaminare i candidati (donne e bambini). Oltralpe la questione è delicatissima, in questa fase la maggioranza di Macron è in difficoltà sia con l’estrema destra che con la coalizione di sinistra: «Sono settimane che lo sappiamo - dice una fonte degli Interni - con il nuovo governo in Italia ci sarà un problema sulla questione dei porti, perché anche in Italia la concorrenza tra Lega e FdI è tale che nessuno può fare un passo indietro. E in Francia è lo stesso: con il Rassemblement National di Marine Le Pen molto forte, che succede se una nave arriva a Marsiglia e cominciano a sbarcare senegalesi e tunisini?». Per il governo francese oggi è importante che i battelli non arrivino a Marsiglia in pratica. Per questo, il criterio di Parigi è di far arrivare solo chi sarà accolto per evitare il rischio di doversi esporre alle critiche per aver fatto aumentare il numero dei clandestini.

 

Ultimo aggiornamento: 15:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA