Migranti, perché tanti barconi nel mar Jonio? Rotta via terra sempre più pericolosa, ecco cosa sta accadendo

La gran parte dei migranti arriva da Pakistan e Afghanistan

Sabato 11 Marzo 2023 di Paolo Ricci Bitti
Migranti, rotta balcanica sempre più affollata e sempre più pericolosa: via terra e via mare

Lo chiamano The Game, il gioco, ma il termine non viene usato dai migranti  che percorrono a piedi o in barcone o in entrambi i modi la rotta balcanica che collega, con vari percorsi, la Turchia all'Europa con un tragitto che può arrivare a 5mila chilometri.

In fila centinaia di migliaia di disperati che ogni anno lasciano scenari di povertà o di crisi belliche in Medio Oriente o in Asia e che si aggiungono ai migranti che salpano dal Nord Africa. 

Una volta arrivati in Turchia, snodo delle rotte Est-Ovest, i migranti hanno due possibilità. La prima: incamminarsi nell'inferno dell'ex Jugoslavia e dei paesi dell'Est che, Ucraina in testa, continuano a tirare su muri e sbarramenti di filo spinato. Un cammino che in inverno diventa letale per i più piccoli e per chi non è più nel fiore degli anni. 

La seconda: accorciare il percorso salendo su barconi che fanno tappa in Grecia, dove la politica dei respingimenti è però sempre più dura anche per il peggioramento dei rapporti fra Atene e Ankara, con la vita che nei campi profughi allestiti sulle isole dell'Egeo è sempre più precaria. Oppure tentare direttamente di sbarcare in Italia in Calabria o in Puglia, anche perché per i trafficanti di esseri umani e per gli scafisti è più agevole bordeggiare le coste delle Grecia prima dell'attraversamento finale del mar Jonio o del basso Adriatico.

Secondo il rapporto Frontex del 2022 è esponenziale l'aumento degli arrivi in Europa dalla rotta balcanica, paragonabile solo ai numeri del 2016. Sono stati 29mila i migranti che hanno navigato sulla rotta dell'Egeo, 18mila sono arrivati in Italia. Solo uno su tre è sbarcato in Grecia dove, nonostante la condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo, la pratica dei respingimenti continua a essere la regola. Così anche chi arriva in Grecia poi riparte. Anche via terra attraverso i Balcani. Secondo Frontex il 15 per cento degli arrivi complessivi in Italia, il doppio rispetto ai 9.600 del 2021 e nove volte di più rispetto ai 2.500 del 2020, arriva da Est. Un numero crescente di disperati, partiti dalla Turchia o dal Libano: migliaia di naufraghi sono sbarcati sulle coste calabresi. E che ancora una volta è il risultato di un'emergenza politica ed umanitaria. Nel 2022 sono stati 6.090 gli afghani entrati nel nostro Paese. Un aumento del 118% rispetto allo stesso periodo del 2021. Una crescita più che doppia rispetto a quella relativa ai profughi (continuano ad essere la maggior parte) che hanno raggiunto le nostre coste navigando nella rotta del Mediterraneo centrale (Libia e Tunisia). Da Sud sono arrivate in Europa 65.572 persone con un aumento del 42%.

E via terra nei primi nove mesi del 2022 sono entrate in Europa 106.396 persone con un incremento del 170 per cento. Le prospettive per il 2023 non sono migliori. Nei primi mesi dell'anno sono arrivate 14.437 persone. Nello stesso periodo dello scorso anno erano 5.474, mentre due anni fa la cifra era ancora più bassa: 3.728.

Il governo

«Non ci preoccupa solo la rotta del Mediterraneo, ma anche la rotta balcanica». Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine del Cdm a Cutro, annunciando che per discutere di questo tema sarà domani in Bosnia Erzegovina insieme al ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg, e poi presto anche in Slovenia e Croazia.

L'accordo Unione europea-Turchia

Al settimo anno mostra sempre più la corta l'accordo fra i paesi dell’Ue e Turchia innescato soprattutto dalla guerra in Siria: accordo in base al quale chi arriva in Grecia, se non ritenuto idoneo a ricevere protezione internazionale, viene rimandato in Turchia. Allo stesso tempo si è introdotto uno schema di scambio uno a uno secondo il quale per ogni siriano rimandato in Turchia, un altro viene ricollocato in uno Stato membro Ue.

Un accordo che serviva anche a non allontanare troppo dal loro paese dai 4 ai 5 milioni di sfollati siriani che si sperava potessero tornare a casa una volta terminato il conflitto. Che non è mai efffettivamente terminato lasciando città devastate e poi colpite anche dal terremoto. Per ospitare quegli sfollati l’Ue ha garantito alla Turchia forti finanziamenti. Soprattutto la Germania aveva sostenuto questo accordo che sulla carta sembrava poter garantire migliori condizioni per i migranti, la maggior parte dei quali, però, è restata bloccata nei campi-profuhi in Turchia.

E già l'anno scorso Amnesty International ha chiesto ai leader dell’Unione europea di abbandonare le politiche fallimentari che hanno costretto decine di migliaia di persone a vivere in condizioni disumane sulle isole greche e hanno messo in pericolo i rifugiati, costringendoli a restare in Turchia. 

Oltre ai siriani, la grande maggioranza proviene arriva da Afghanistan e Pakista: fino all'86%.

Per approfondire


La mostra “Panta Rei: vite migranti lungo la rotta balcanica”, con il patrocinio  Ufficio Antidiscriminazioni Razziali-Presidenza del Consiglio dei Ministri, verrà allestita a Mestre, presso il Teatro Kolbe sito in via Aleardi 156, da martedì 21 a domenica 26 marzo 2023.
La mostra, ideata e curata dall’associazione Lungo la rotta balcanica è promossa dall' Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) all’interno della XIX settimana d’azione contro il razzismo e vede la collaborazione dell’associazione Una Strada onlus, della Libreria Heimat e di Pax Christi Italia - Pagina Ufficiale
Si tratta di percorso didattico costituito da materiale originale e autoprodotto (oggetti, foto, pannelli esplicativi, video, audio, mappe) frutto di 8 anni di lavoro su campo, in Medio Oriente, nei Balcani e Italia, per far toccare con mano quanto avviene lungo la rotta balcanica e per contrastare hate speech e discriminazioni. Per informazioni.

 

Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA