«Se i russi annientano i difensori di Mariupol, i negoziati si fermano», minaccia il presidente Zelensky. «I combattenti ucraini che rimangono a Mariupol e si rifiutano di arrendersi saranno eliminati», avverte il capo dei separatisti filo-russi di Donetsk, Denis Push.
Il piano
L’altro giorno Zelensky ha parlato con i leader militari ucraini. Oggetto: la sorte degli ultimi resistenti circondati nell’area delle acciaierie Azovstal. Come fare per salvarli? Come evitare che la città cada definitivamente sotto il controllo dei russi che non solo potrebbero rivendicare un risultato simbolico quanto mai anelato dopo l’umiliazione della perdita dell’incrociatore Moskva, ma anche concentrare gli sforzi in altre direzioni? Zelensky ha usato una frase sibillina: «I dettagli dell’esito di questo confronto con i vertici militati non possono essere rivelati, ma stiamo facendo tutto il possibile per salvare la nostra gente».
Il leader ucraino ha anche lanciato un appello ai Paesi occidentali: servono armi più potenti per riprendere Mariupol. Ma al di là degli slogan, sa benissimo che la situazione è molto delicata, anche da punto di vista comunicativo: se abbandonasse - o desse la sensazione di abbandonare - chi sta resistendo a Mariupol, i Marines della 36esima brigata e i soldati del battaglione Azov, a livello di immagine il contraccolpo sarebbe pericoloso. Ma un’azione militare dall’esterno, tra l’altro molto complicata visto che Mariupol è assediata e circondata dai russi e dai soldati separatisti filo Putin, potrebbe causare altre vittime tra la popolazione civile, che già ha pagato e sta pagando un conto inaccettabile in sofferenza e morti. Una delle acciaierie che si trova nell’area industriale in cui prosegue l’assedio, la Illych, l’altro giorno è stata presa dai russi, nell’altra, la Azovstal, invece Marines e Azov stanno disperatamente resistendo, anche se presto finiranno munizioni e cibo. Qualche giorno fa una parte dei Marines si è riunita all’Azov, ma un’altra, secondo i russi più di un migliaio, si è arresa.
Già questo spiega quanto sia complicato stilare un piano segreto che tenti di spezzare l’assedio. Anche perché ad oggi non si sa quanti siano coloro che ancora stanno combattendo. Si è parlato molto dei tunnel sotterranei che storicamente si trovano sotto l’area delle acciaierie e che possono favorire chi sta resistendo, ma una cosa è evitare di capitolare, guadagnare tempo, un’altra è trovare un modo per ribaltare il tavolo. Ieri Zelensky ha avvertito i russi: faremo di tutto per difendere chi sta combattendo a Mariupol, siamo pronti anche a interrompere per sempre i negoziati. A Mariupol c’è una crisi umanitaria. C’è una situazione molto difficile con i soldati bloccati, i feriti bloccati. Tuttavia i ragazzi si stanno difendendo».
I rastrellamenti
Ma a Mariupol ci sono ancora centomila civili, di fatto intrappolati e in condizioni drammatiche visto che si trovano in una città semidistrutta. Secondo le autorità locali fedeli a Kiev, sono in corso rastrellamenti da parte dei russi. A denunciarlo è sempre il consigliere del sindaco, Petro Andryushchenko, su Telegram: «I russi stanno raccogliendo tutti gli uomini di Mariupol e li trasferiscono a Bezimenne, un villaggio del Donetsk sotto il loro controllo. Una volta trasferiti gli vengono sequestrati i documenti in attesa di nuovo ordine. Stanno compiendo una intensa “pulizia”, abbiamo le prime conferme». Non solo: da domani l’esercito russo «vieterà i movimenti all’interno dei quartieri di Mariupol per controllare gli uomini intrappolati in città». «Vogliono reclutarne con la forza alcuni, mentre altri saranno impiegati per sgomberare le macerie».