Il diplomatico che tradì Kim sparito a Roma, ora è a Seul

Giovedì 8 Ottobre 2020 di Cristiana Mangani
Il diplomatico che tradì Kim sparito a Roma, ora è a Seul

Scomparso nel nulla alla fine del 2018, è riapparso ora a Seul, dopo che la sua presenza era stata segnalata a Roma, in Europa e anche in Asia.

Jo Song-gil, ex ambasciatore nordcoreano in Italia, ha trovato rifugio in Corea del Sud, aprendo il fronte a una guerra diplomatica tra lo stato del Nord e quello del Sud. La notizia è arrivata attraverso la pagina Facebook di un deputato dell'opposizione da Seul. E il rifugio inaspettato scelto da Jo Song-gil lo rende il più alto funzionario di Pyongyang a disertare dal 1997 quando a fuggire al Sud fu Hwang Jang-yop, un dirigente del partito dei lavoratori al potere che era stato molto vicino a Kim Jong Il, padre dell'attuale leader Kim Jong Un.

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Il POST
«Si è scoperto che l'ex ambasciatore (ad interim) Jo Song-gil è entrato in Corea del Sud a luglio 2019 ed è sotto la protezione delle autorità», ha scritto sul social il deputato Ha Tae-keung, del partito di opposizione sudcoreano People Power Party. Diverse fonti citate dalla Yonhap hanno poi confermato che Jo, 49 anni, è al Sud con la moglie, dopo il passaggio in un Paese terzo. La notizia non ha ancora l'ufficialità e, probabilmente, non la avrà mai. Di certo intorno alla sua fuga si sono scatenate vendette, diserzioni, rapimenti e richieste di asilo.
Le ipotesi su che fine avesse fatto il diplomatico si sono rincorse per settimane. Gli elementi per una spy story internazionale c'erano tutti, anche perché dopo la sua scomparsa e quella di sua moglie, con una mossa che ha creato un certo imbarazzo al nostro paese, la figlia 17 enne è stata rimpatriata a Pyongyang dopo che agenti speciali nordcoreani avevano effettuato un blitz nell'abitazione dell'Eur per prelevarla.
In un primo momento si è parlato anche di un possibile rapimento di Song-gil, ma a smentire questa ipotesi a fine gennaio del 2019, è stata la notizia della furia del leader nordcoreano Kim Jong-un per la sparizione del suo ambasciatore, tanto che aveva licenziato diversi esponenti di alto livello, incluso un suo lontano cugino, Ho Chol, funzionario del ministero degli Esteri a capo della divisione che controlla la lealtà dei diplomatici alla leadership. E ora la presenza al Sud di Jo è la conferma della diserzione, che mesi fa era stata attribuita alla pressione alla quale era sottoposto per procurarsi beni di lusso a favore di Pyongyang. E la sede diplomatica di Roma pare che fosse un nodo cruciale per operazioni di questo tipo.


I DISSIDENTI
A dare una mano alla fuga, secondo i media di Seul, sarebbe stato il gruppo dissidente nordcoreano Free Joseon, autoproclamatosi governo in esilio. Non si sa ancora dove sia stato ospitato Jo prima di arrivare in Corea del Sud, ma a quanto chiarito in passato proprio da Seul il diplomatico era in cerca di asilo in un Paese terzo sotto la protezione del governo italiano e di altri. Il National Intelligence service, l'agenzia di 007 sudcoreana, non «ha potuto confermare» i dettagli della vicenda per motivi di sicurezza. Lo stesso gruppo, in passato, aveva aiutato la famiglia di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano, dopo il suo omicidio all'aeroporto di Kuala Lumpur, in Malesia, nel 2017.
Jo avrebbe voluto tenere segreta la sua presenza in Corea del Sud per i timori di ritorsioni contro sua figlia e altri familiari residenti in Corea del Nord. Di solito, proprio per prevenire le fughe, i diplomatici del Nord sono costretti a lasciare in patria diversi componenti della famiglia, soprattutto i bambini. A lui, invece, era stato concesso di raggiungere Roma nel maggio 2015 con moglie e figlia in quanto - ha ricostruito nei mesi scorsi il quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo - appartiene a una famiglia privilegiata: «figlio o genero di un funzionario dei livelli più alti».


LA DICHIARAZIONE
Prima di Jo, Thae Yong Ho, ex funzionario dell'ambasciata nordcoreana a Londra, era stato il più anziano diplomatico a disertare in Corea del Sud. Trasferitosi a Seul nel 2016 è stato eletto all'Assemblea Nazionale quest'anno. In questi giorni ha rilasciato una dichiarazione nella quale esortava i media ad astenersi dall'esporre troppo Jo, per le possibili rappresaglie contro sua figlia. La fuga degli ambasciatori va ad aggiungersi ai circa 33.000 nordcoreani scappati al Sud dalla fine degli anni 90 per evitare la repressione politica e la povertà.
 

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