Per arrivare alla pace in Ucraina, e garantire che duri, l'Italia è pronta a «dare ogni contributo». All'indomani delle parole del capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky, l'ipotesi che il nostro Paese svolga un ruolo da protagonista non solo negli sforzi diplomatici per porre fine al conflitto, ma anche nella stabilizzazione regionale nel dopoguerra, entrando a far parte del gruppo degli Stati impegnati a fornire le «garanzie di sicurezza» richieste da Kiev, trova le prime conferme. «Lavoriamo per la pace e siamo pronti a dare ogni contributo per raggiungerla, quindi anche con un ruolo di mediazione», spiegano all'ANSA fonti informate sul dossier. «L'interesse dell'Italia a unirsi a questo processo», evocato da Andriy Yermak, tra i più stretti collaboratori del presidente ucraino, sarebbe insomma più che un semplice auspicio.
Italia garante sicurezza, cosa comporta
Un eventuale ruolo che resta però tutto da chiarire nei suoi aspetti diplomatici e militari.
Chi ne fa parte
Secondo la presidenza ucraina, di questo gruppo potrebbero far parte i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, o almeno quelli occidentali, insieme a Germania e Canada e ai due grandi aspiranti mediatori con Mosca, Turchia e Israele. Nell'ottica di uno sforzo multilaterale, ecco quindi che potrebbe - e, stando a Yermak, vorrebbe - inserirsi anche il nostro Paese. Un coinvolgimento che, confermano le fonti italiane, non si può escludere, per provare a battere tutte le strade possibili, soprattutto in questa convulsa fase di contatti diplomatici per cercare di accorciare le distanze tra Kiev e Mosca. «Se l'Italia, a valle di un accordo di pace, venisse chiamata a fornire garanzie di sicurezza, non si sottrarrà», dice all'ANSA il presidente della Commissione Esteri della Camera, Piero Fassino. «L'Italia ha seguito sin dall'inizio due direttrici: il pieno e netto sostegno all'Ucraina e l'appoggio alle iniziative per arrivare a una sospensione delle attività militari. Quindi è coerente con questo approccio che possa svolgere un ruolo anche fornendo garanzie di sicurezza. Se il negoziato prevede Paesi che ne garantiscano l'applicazione - spiega Fassino -, l'Italia farà la sua parte».