Irlanda verso la Nato, Martin: «Non siamo più neutrali. Per aderire non serve il referendum»

Il capo del governo irlandese: «La brutale aggressione e invasione russa dell'Ucraina illustra l'entità della minaccia al multilateralismo»

Giovedì 9 Giugno 2022 di Alessandro Rosi
Irlanda pronta a entrare nella Nato: «Non siamo più neutrali. Per aderire non serve il referendum»

L'Irlanda fa un passo verso la Nato. Il capo del governo (Taoiseach) Micheál Martin ha dichiarato che non ci sarebbe bisogno di un referendum per entrare a far parte dell'Allenza Atlantica, in quanto si tratta di una decisione politica del governo.

Dopo Svezia e Finlandia, un altro Paese fa un passo verso l'organizzazione militare. Martin ha aggiunto che un'Assemblea dei Cittadini potrebbe essere nella posizione migliore per adottare un "approccio informato e basato su dati concreti" per valutare la questione.

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Irlanda verso la Nato, cosa succede

«Dobbiamo riflettere sul non allineamento militare in Irlanda e sulla nostra neutralità militare. Non siamo politicamente neutrali», ha detto Martin. «Non abbiamo bisogno di un referendum per entrare nella Nato. È una decisione politica del governo», ha proseguito. Mentre ci sarebbe bisogno di un referendum per aderire a un patto di difesa dell'Unione Europea, se fosse formalmente sviluppato e dichiarato, perché ci sono disposizioni nella costituzione irlandese che lo richiederebbero.

 

Dublino sta aiutano l'Ucraina?

L'Irlanda fa già parte degli sforzi di coordinamento della difesa dell'UE, comprese le iniziative per "sviluppare una maggiore interoperabilità tra le nostre forze di difesa" attraverso le missioni di mantenimento della pace. «Facciamo parte del processo di sicurezza e difesa europeo e... delle discussioni da tempo, da molti anni ormai", ha detto, affermando che la posizione dell'Irlanda non ha "in alcun modo danneggiato o ostacolato la più ampia risposta dell'Unione Europea» all'Ucraina. «Penso che sia necessaria una riflessione, ma che sia informata e non divisa», ha detto. «Per il momento sono concentrato sul mantenimento dell'unità di intenti che è molto evidente in Irlanda in relazione al nostro approccio generale all'Ucraina».

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Martin si trovava a Strasburgo per parlare al Parlamento europeo, in occasione del 50° anniversario della decisione dell'Irlanda di aderire alla Comunità economica europea, e ha tenuto un discorso in cui ha espresso solidarietà all'Ucraina e sostegno alle sue ambizioni di adesione all'UE. «La brutale aggressione e invasione russa dell'Ucraina illustra l'entità della minaccia al multilateralismo, alla decenza umana e allo Stato di diritto internazionale», ha dichiarato. «Tutti gli Stati membri hanno un ruolo da svolgere nel futuro della politica di difesa e sicurezza. Dobbiamo sostenerci a vicenda».

Perché l'Irlanda non è nella Nato?

L’Irlanda segue una politica strettamente neutrale sin dalla Seconda guerra mondiale. Il motivo principale era la paura di possibili ritorsioni britanniche se si fosse unita alle potenze dell’Asse. Terminato il conflitto, Dublino mantenne questa politica come altre nazioni europee: ad esempio la Svizzera. Poi, nel momento in cui in Europa si iniziarono a individuare le diverse aree di influenza e le varie Organizzazioni, l’Irlanda decise di non schierarsi. Non solo. Si ritirò anche dal Commonwealth nel 1949. Ma da qualche anno a questa parte il Paese sta rivoluzionando la politica interna ed esterna.

Il dibattito interno

Non tutti sono d'accordo con Martin sulla possibilità per l'Irlanda di entrare nella Nato senza referendum. Il dottor David Kenny, professore associato presso la Trinity College School of Law, ha affermato che la legge su questo punto "è abbastanza chiara". "I tribunali non si sono pronunciati direttamente su questo punto, ma sulla base dell'attuale giurisprudenza di cui disponiamo, sarebbe un allontanamento significativo da una delle più significative sentenze della Corte Suprema nel diritto costituzionale irlandese entrare a far parte della Nato senza referendum", ha detto a The Journal. Ha citato un caso della Corte Suprema del 1987, Crotty v an Taoiseach, incentrato sul tentativo del governo di ratificare l'Atto unico europeo con un atto ordinario del parlamento. "C'era la possibilità di sforzi congiunti di politica estera in base agli emendamenti ai trattati dell'UE. I tribunali hanno affermato che rinunciando potenzialmente alla sovranità sul processo decisionale di politica estera, il governo aveva oltrepassato una linea costituzionale", ha spiegato.

Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA