Iraq, trasferiti a Ramstein i cinque militari italiani feriti: tre hanno subito amputazioni

Lunedì 11 Novembre 2019
Iraq, trasferiti a Ramstein i cinque militari italiani feriti: tre hanno subito amputazioni

Saranno sentiti anche dalla Procura di Roma i cinque militari feriti in un attentato esplosivo in Iraq rivendicato dall'Isis. A interrogarli il sostituto Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo in cui si ipotizza il reato di attentato di finalità di terrorismo. Non è stata ancora stabilita la data dal rimpatrio, vincolata alle condizioni - definite stabili - dei soldati.

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«I cinque militari italiani vittime del grave attentato dello scorso 10 novembre stanno rientrando in Europa.

Arriveranno nel pomeriggio a Ramstein, in Germania, presso l'ospedale militare della base aerea degli Stati Uniti, dove riceveranno le migliori cure specialistiche prima del loro rientro in Italia». Lo comunica in una nota il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Il ministro Guerini «nel confermare la stretta vicinanza alle famiglie dei nostri militari feriti» comunica che è stato messo a disposizione delle famiglie «un C130 dell'Aeronautica Militare per raggiungere i loro cari». 

Le condizioni: sono quattro i casi più gravi (tre hanno riportato serie lesioni alle gambe, che hanno comportato delle amputazioni parziali, ed uno è stato operato per una emorragia interna) e sono ricoverati in un ospedale militare a Baghdad. 

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Il ferito meno grave, invece, ha subito traumi importanti ma meno rilevanti degli altri e le sue condizioni non destano preoccupazione.

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​Non appena le loro condizioni si saranno stabilizzate e ne sarà possibile il trasporto verranno rimpatriati. 

L'esplosione dell'ordigno rudimentale (Ied, improvised explosive device) nella zona di Kirkuk, che ha causato il ferimento dei cinque militari italiani e di due soldati pashmerga curdi, non è collegabile «una strategia contro gli italiani», apprende l'Adnkronos da fonti dello Stato Maggiore della Difesa. Di ordigni di questo tipo ce ne sono tantissimi e ne sono stati rinvenuti diversi, quindi al momento non ci sono evidenze di «una strategia contro l'Italia» e, si sottolinea da fonti di Smd, l'esplosione «non ha nessun nesso con Nassiriya», la strage avvenuta il 12 novembre 2003 e nella quale morirono 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e due civili italiani e nella quale persero la vita anche nove iracheni. L'Isis ha rivendicato l'attacco. L'operazione in cui erano impegnati i militari italiani era in corso in favore delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta al Daesh. ​

 

Mogherini
«Abbiamo seguito con grande preoccupazione l'attacco ai militari italiani in Iraq e seguiamo da vicino gli sviluppi». Così l'Alto rappresentante dell'Ue Federica Mogherini esprimendo vicinanza alle autorità italiane, al suo arrivo alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue.

Di Maio
«La missione in Iraq è una missione di formazione dei militari iracheni che combattono contro l'Isis. Siamo lì con i nostri militari a formare i militari locali. È una missione che incarna tutti i valori del nostro apparato militare». Lo dice a 'Unomattinà su Rai1 il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale, parlando dei soldati italiani feriti nell'attentato di ieri, assicura: «Posso dirvi con certezza che i nostri militari non sono in pericolo di vita: due di loro hanno riportato ferite serie. Il pensiero va alle loro famiglie». Nel periodo natalizio, aggiunge Di Maio, «andrò a salutare il nostro contingente in Libano. Siamo tra le forze più apprezzate perché portiamo non solo competenza ma anche tanto cuore in quelle aree».

Conte
La missione in Iraq «rientra nei nostri impegni nel quadro della coalizione anti-Daesh, a fine di contrastare il terrorismo. I nostri uomini sono impegnati in azioni di addestramento delle forze di sicurezza irachene. Ultimamente ne sono rientrati 100 in seguito al ritiro della Task force Praesidium impegnata ad assicurare i lavori presso la diga di Mosul e sul campo ne rimangono circa 500». Lo dice a Il Fatto Quotidiano il premier Giuseppe Conte, esprimendo la sua «vicinanza ai cinque militari feriti e alle loro famiglie, oltre agli auguri di pronta guarigione».

Padre Zanotelli
«L' Iraq è davvero una grande patata bollente... Ma la presenza militare italiana non deve più esserci, non possiamo più stare in un Paese che abbiamo contribuito a distruggere. Diverso è il discorso relativo alla presenza civile italiana, di assistenza alla popolazione». È quanto sostiene all'AdnKronos padre Alex Zanotelli, missionario e pacifista. «L' Iraq è stato distrutto da una guerra completamente ingiusta, tutta costruita sulle menzogne dell'Occidente, contro cui una delle poche voci che si sollevò allora fu quella di Papa Giovanni Paolo II - sottolinea il religioso - il popolo è stato annientato, tutte le relazioni sono saltate. Restare in una situazione del genere è un obbligo morale per la comunità internazionale, anche per noi italiani, ma non con i militari: servono ben altre presenze per ricostruire quel territorio e rimettere in piedi quella società». Per padre Zanotelli, poi, «anche i militari vittime dell'attentato a Nassiriya non andrebbero definiti '"martirì", in quanto noi eravamo lì per difendere con le armi il nostro petrolio: guardiamoci in faccia e diciamoci queste cose, anche se purtroppo in Italia sembra impossibile dirlo e costa una valanga di insulti... ma è questa la cruda verità. Cosa ci stanno a fare, ancora oggi, i soldati italiani in Iraq, come del resto anche in Afghanistan? Noi occidentali li aiutiamo a fare la guerra all'Isis? Ma se in Siria abbiamo abbandonato i curdi, che hanno davvero lottato contro l'Isis...».

La Russa
«Preti così possono far perdere la fede. Il Papa, o chi per lui, dovrebbe esaminare le parole» pronunciate da padre Alex Zanotelli sulla presenza militare italiana in Iraq e sull'attentato di Nassirya, «che per un cattolico possono essere vere e proprie bestemmie». Lo dice all'Adnkronos Ignazio La Russa, di Fratelli d'Italia, ex ministro della Difesa e vicepresidente del Senato.

Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 16:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA