Dopo quasi due mesi di proteste e scontri in Iran a seguito della morte di Masha Amini, la studentessa 22enne massacrata perché non indossava correttamente il velo, le autorità di Teheran hanno emesso la prima condanna a morte. L'identità del condannato non è stata diffusa, né tantomeno la sua età, ma le organizzazioni umanitarie hanno ipotizzato che a suo carico vi sia l'accusa di avere appiccato fuoco ad un edificio governativo. In ogni caso ora si teme un giro di vite ulteriore con una ondata di esecuzioni a morte per indurre la popolazione ad abbandonare il dissenso contro quattro decenni di regime clericale. La condanna a morte ha fatto seguito al voto di 272 dei 290 legislatori iraniani.
L'Iran è tra i paesi – assieme alla Cina – che giustizia ogni anno più persone al mondo. Nel frattempo l'ondata di malcontento non sembra cessare. Finora sono stati arrestati migliaia di manifestanti e sono morte più di 326 persone.
Lunedì l'Europa ha reso noto di avere colpito con sanzioni 29 alti funzionari iraniani e tre organizzazioni, tra cui il ministro degli Interni, Ahmad Vahidi e la tv di stato e ArvanCloud, una società informatica che si ritiene abbia aiutato il governo di Teheran a bloccare internet. L'elenco comprende alcuni membri di spicco delle Guardie rivoluzionarie che hanno guidato la repressione.Molte di queste sanzioni sono puramente simboliche e comportano il divieto di viaggiare e il congelamento di beni detenuti in Europa. Ai residenti delle tre organizzazioni iraniane è stato vietato di trasferire denaro ai funzionari di Teheran sanzionati.
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