L'Iran prepara l'attacco a Israele, avvertimento agli Usa: «Non intervenite». Rappresaglia entro la fine del Ramadan?

L’ipotesi della «risposta proporzionata» al di fuori dei confini dello Stato ebraico

Domenica 7 Aprile 2024 di Lorenzo Vita
Iran pronto ad attaccare Israele. L'avvertimento degli Usa: «Rappresaglia di Teheran entro la fine del Ramadan»

Israele e gli Stati Uniti sanno che l’Iran non lascerà impunito il raid che a Damasco ha ucciso alti esponenti dei Pasdaran.

La tensione sul fronte est monta al punto che un funzionario dell’amministrazione Biden ha spiegato alla Cnn che l’attacco dell’Iran sia da considerare «inevitabile». Gli esperti e le intelligence di Israele e Usa sono impegnati in queste ore a vagliare ogni possibile ipotesi. A cercare di definire i contorni su dove possa colpire la Repubblica islamica. 

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Le modalità

Secondo molti analisti, Teheran potrebbe decidere di rispondere in modo «proporzionale» all’attacco ricevuto. Il che significa che dopo il bombardamento nella capitale siriana, le forze dei Guardiani della rivoluzione iraniana potrebbero scegliere di colpire non direttamente nel territorio dello Stato ebraico, ma un obiettivo esterno ai suoi confini. Un modo per evitare uno scontro diretto con Israele che non porterebbe alcun vantaggio sul piano militare all’Iran. Tuttavia, l’escalation potrebbe avere ancora contorni oscuri, complici le minacce arrivate dalle più alte autorità persiane. E il rischio di una guerra regionale rimane alto. Come riportato dalla Cbs, la previsione del governo Usa è quella di un attacco entro la prossima settimana, o comunque entro la fine del mese sacro del Ramadan. Raid che sarebbe compiuto con uno sciame di droni Shaheed o con missili da crociera. Una ritorsione a stretto giro. Secondo il New York Times, il timore non riguarda solo le forze israeliane, ma anche quelle Usa. Il Pentagono e la Casa Bianca sono consapevoli che il rischio per le forze armate di Washington è elevato. Anche perché le milizie sciite legate all’Iran potrebbero decidere di muoversi in forma autonoma. E questo nonostante alcuni funzionari iraniani - sentiti in forma anonima dal quotidiano della Grande Mela - abbiano affermato che Teheran potrebbe scegliere di colpire “direttamente” le forze israeliane.

La posizione iraniana

Questa eventualità è stata confermata anche dalle dichiarazioni del vice capo dell’ufficio della Presidenza iraniana, Mohammad Jamshidi. In un post su X, l’alto funzionario iraniano ha spiegato che il governo si è rivolto a Washington in questi termini. «In un messaggio scritto, la Repubblica islamica dell’Iran avverte la leadership americana di non lasciarsi trascinare nella trappola tesa da Netanyahu per gli Stati Uniti: state lontani per non farvi male». E secondo Jamshidi, «in risposta gli Stati Uniti hanno chiesto all’Iran di non prendere di mira le strutture americane». Secondo la Cnn, invece, gli Stati Uniti avrebbero avvertito l’Iran di non usare l’attacco a Damasco come «pretesto per attaccare personale e strutture statunitensi». Un avvertimento. Il generale Hossein Salami, capo dei Pasdaran, ha dato un’indicazione chiara. «I nostri uomini coraggiosi puniranno il regime sionista», ha detto il generale alla folla che ha preso parte ai funerali degli ufficiali uccisi a Damasco, «avvertiamo che nessun atto di alcun nemico contro il nostro sacro sistema rimarrà senza risposta e che l’arte della nazione iraniana è quella di spezzare il potere degli imperi».

I precedenti

Il passato in questo senso può aiutare a dare un quadro più preciso delle possibili reazioni iraniane. Nel 2020 infatti gli Usa uccisero il capo della Forza Quds, il generale Qasem Soleimani. Sessantadue anni, storico comandante delle Guardie iraniane della Rivoluzione, Soleimani era il capo della squadra d’elite per le operazioni più segrete, e soprattutto uomo chiave del regime degli ayatollah. Dopo l’annuncio della sua morte, l’Iran decise di colpire alcune basi statunitensi. E dunque è possibile che il target questa volta possano essere obiettivi israeliani in Medio Oriente e non nel territorio dello Stato ebraico. A maggior ragione perché il raid è stato a Damasco e non dentro i confini iraniani. Tuttavia, molti osservatori hanno sottolineato il pesante significato del bombardamento israeliano a Damasco. Uno smacco che ha messo a nudo due grandi problemi della rete iraniana nella regione: la capacità israeliana di individuare obiettivi di alto livello di Teheran, ma anche la capacità di colpire nelle «capitali» del cosiddetto Asse della Resistenza. Mesi fa era stata Beirut. Poi è stata la volta di Damasco. Tessere di un mosaico che l’Iran ha costruito negli anni come una vera arma strategica puntata su Israele. Tutto è nelle mani dell’ayatollah Ali Khamenei. Come sottolineano gli esperti, alla Guida suprema spetta il compito di dare il via libera. Ma il capo di stato maggiore iraniano, Mohammad Hossein Baqeri, ieri lo ha ripetuto: «L’attacco israeliano non rimarrà senza risposta».

Ultimo aggiornamento: 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA