Laureati italiani al lavoro come contadini in Australia. Dall'assistente del notaio all'infermiera: «Nelle fattorie paga da 5 mila dollari al mese»

Nel 2022 gli italiani sono stati al secondo posto, per nazionalità dopo i britannici, i più impiegati nelle fattorie australiane per il rinnovo del visto Vacanza Studio

Domenica 26 Febbraio 2023 di Valentina Panetta
L'infermiera, l'assistente, il notaio: i giovani italiani che fuggono nelle fattorie dell'Australia. «Qui guadagniamo il triplo, 5mila dollari al mese»

Le nottate in corsia, i segni della doppia mascherina sul volto e la paura di essere contagiati. «Sono diventata infermiera, perché così ho scelto. Per tenere alta la dignità dei pazienti, diventarlo era il mio piano A». A scriverlo in un post social nel 2019 era Martina Ferri, infermiera 26enne di Reggio Emilia. Parole cariche di orgoglio, precedenti alla grande battaglia contro il Covid che avrebbe da lì a poco cambiato la vita di molti e soprattutto la sua. Trascinandola in prima linea nella lotta contro il virus e poi catapultandola dall'altra parte del mondo in cerca di un futuro migliore. Anche oggi Martina si sveglia all'alba per rincorrere turni estenuanti e anche oggi lavora duramente facendo ciò che non tutti sarebbero disposti a fare in una fattoria (farm) del Nuovo Galles del Sud, nel Sud-Est dell'Australia.

Il lavoro degli italiani nelle farm dell'Australia: 250 dollari al giorno


«È un lavoro duro ma ci si abitua.

Io non ho mai avuto problemi a sporcarmi le mani», racconta con il volto stanco di chi ha appena trascorso otto ore della sua giornata sudando in una stalla. «Ho lavorato come infermiera in Italia per quattro anni e dopo la pandemia mi aspettavo degli incentivi che compensassero l'impatto che l'impegno nei reparti Covid ha avuto sulla nostra salute mentale. Ma non sono mai davvero arrivati e così ho deciso di venire qui dove la mia professione è una tra le più richieste».

 


Martina, come tanti immigrati italiani under 36, si trova in una farm australiana per rinnovare il suo visto Vacanza Studio. Un permesso che ha la durata di un anno, estendibile a due solo se si impiegano 88 giorni in "lavori specifici", come il governo australiano definisce le attività nei settori dove c'è più carenza di personale, quasi tutte da svolgere in aree remote del Paese, come è accaduto a Martina, la cui fattoria dista 45 minuti di macchina dal centro abitato più vicino.


Nelle farm si arriva per passaparola, in molti tentano la fortuna. «È un duro lavoro ma ben ricompensato - racconta l'ex infermiera -. La mia paga è di 250 dollari australiani al giorno, quindi 1250 a settimana, per un totale di 5000 dollari mensili. Il compenso orario è tre volte superiore a quello che avevo in Italia, dove guadagnavo 11 euro per ogni ora passata in corsia».

«Tutti i giovani dovrebbero lavorare in fattoria»


Quello di Martina è stato un vero e proprio "tuffo nel vuoto" che l'ha costretta a dover raccontare qualche piccola bugia a chi la aspetta in Italia. «Ai miei nonni materni, che sono molto legati a me, ho raccontato che sarei venuta qui per fare l'infermiera da subito, che lo sto già facendo e che sarei stata bene».


La sua scelta è stata la stessa di Francesca De Nobili, 25enne di Venezia, laureata in Ingegneria Gestionale, prima alle prese con il lavoro in stalla, ora attiva in una coltivazione di avocado. «Penso che molti giovani dovrebbero lavorare in una fattoria per imparare il rispetto dei lavori più umili. E poi in Italia non esiste un sistema meritocratico, tanto vale andare all'estero». Lei è arrivata con Federico Palisca, videomaker di Padova, laureato in Digital Marketing. «Non mi sento umiliato nel lavorare la terra» spiega cappello sportivo in testa e volto abbronzato. «Mungere le mucche per tre mesi mi fa guadagnare come un anno da videomaker in Italia, non mi danneggia affatto».

E mentre Federico e Francesca raccontano la loro avventura mostrando le foto social condivise con i coetanei rimasti a casa, all'estremità orientale dell'Isola Federico Pegoraro, 26 anni di Fregene (in provincia di Roma), assistente di un notaio nella sua vita italiana precedente, percorre uno dei filari assegnatogli dal proprietario dei campi in cui lavora.

 

La raccolta degli agrumi nel Queensland


Il suo unico compito per portare a casa il rinnovo del visto Vacanza Lavoro è quello di raccogliere più agrumi possibile. «Nel precedente impiego non mi trovavo bene e mi sarei dovuto accontentare, così ho deciso di rinunciare a un contratto a tempo indeterminato» dice raggiunto al telefono, mentre sale l'alba, le rane gracchiano in sottofondo e la arance cadono a tempo scandito nella sua cesta, affinché la produzione rimanga alta. Federico sarà pagato al tramonto in base a quanti "bin" avrà riempito, ovvero i contenitori poggiati sopra il rimorchio del trattore, pagati 150 dollari durante la stagione della raccolta ("piking"), e fino a 350, quando la produzione scarseggia.
«Cosa faccio di solito mentre raccolgo? Ascolto podcast, soprattutto quelli di storia, me li ha fatti conoscere un ragazzo che lavora qui, anche lui italiano in attesa di un visto. Li ascolto per passare il tempo e per fare in modo che questa non sia solo un'esperienza di braccia. Lo faccio per continuare ad ampliare la mia cultura e perché così mi sento più vicino a casa».

Federico Pegoraro in un campo di agrumi nel Queensland

Gli stranieri occupati nelle farm: italiani secondi soltanto agli inglesi


Nel 2022 gli italiani sono stati al secondo posto, per nazionalità dopo i britannici, i più impiegati nelle fattorie australiane per il rinnovo del visto Vacanza Studio. Al terzo posto i francesi. Una percentuale mai stata così alta negli ultimi anni secondo il governo australiano.


I requisiti per il rilascio del permesso della durata di un anno in Australia sono un passaporto, una carta di credito e un saldo di almeno 5 mila dollari australiani da utilizzare per l'acquisto un eventuale biglietto di ritorno. La procedura è frutto di un accordo siglato con l'Italia nel 2004 che ha come obiettivo quello di colmare il gap occupazionale di un Paese fatto di territori sterminati e aree desertiche remote attraversate dal tropico del Capricorno.
Oltre 28 mila gli italiani che lo hanno richiesto e ottenuto negli ultimi 5 anni secondo il ministero degli Interni di Canberra.

L'incremento dopo la pandemia


Dati che risentono dei seicento giorni di chiusura per Covid dei confini, aperti solo a inizio 2022, e che sono ora in continuo aumento. Un incremento totale di richieste dell'816% nel 2022, incentivato dall'innalzamento dell'età massima di rilascio, passata per gli italiani da 30 a 35 anni lo scorso luglio.


Il Working Holiday è infatti uno dei visti più apprezzati dai nostri connazionali, per i rapidi tempi di rilascio e perché facile da ottenere, con un tasso di concessione del 94%. Il 78% dei "lavoratori vacanzieri" sceglie il lavoro nei campi o nelle stalle, il 10% nell'edilizia e un altro 9% opta per il lavoro in miniera. A questi seguono il lavoro di ricostruzione nelle zone colpite dagli incendi e persino la raccolta delle perle.


«Sono sempre di più gli italiani under 36 che, spinti dalla curiosità di scoprire l'Australia, scelgono di partire. E le farm sono il prezzo da pagare per chi vuole rimanere qui per più di un anno», spiega Ilaria Gianfagna, founder di Just Australia, agenzia di visti con sede a Milano e Melbourne, che aiuta ogni anno centinaia di italiani nelle pratiche di immigrazione. Sul sito dell'agenzia ci sono dei veri e propri pacchetti di consulenze dedicati alle fattorie.
 

Ilaria Gianfagna di Just Australia

L'articolato sistema di immigrazione australiano


E se da una parte l'articolato sistema australiano attira così i lavoratori mancanti nel settore primario, dall'altra sopperisce alla mancanza di figure altamente professionalizzate come medici e infermieri attraverso programmi di rilascio di visti permanenti. Più costosi e spesso difficili da ottenere perché richiedono il soddisfacimento di una lunga serie di requisiti. «È strabiliante arrivare in Australia e trovare subito il lavoro in cui si è qualificati, per cui consiglio a tutti, anche ai professionisti, di partire con un visto temporaneo, dunque fare le farm e mettere soldi da parte. Nessuno spenderebbe settemila dollari per un visto permanente rischiando di non averne i requisiti. Un ingegnere, ad esempio, potrebbe rimanerne fuori semplicemente non avendo l'alto livello di inglese richiesto a queste figure. In un anno la nostra agenzia gestisce dall'Italia solo una o due pratiche di questo tipo».

Fuga dei laureati italiani nelle fattorie dell’Australia, l’ex infermiera Covid: «Qui guadagno il triplo mungendo mucche»


Sono gli immigrati indiani (19%) nel caso dei lavori altamente qualificati - come ad esempio nel settore informatico, sanitario e della finanza - a soddisfare la fetta più importante di domanda lavorativa, seguiti da cinesi (14%) e britannici (7%). Italia non pervenuta. Mentre è proprio quella infermieristica (con l'arrivo di 4 mila e 700 unità nel 2022) la professione che secondo i dati del governo australiano, ha beneficiato maggiormente del flusso migratorio in entrata.


«L'Australia è un Paese fortemente multietnico, fondato sull'immigrazione - spiega Ilaria Gianfagna -. Dopo le farm, che nonostante siano un lavoro sporco e duro non sono insostenibili, è possibile ottenere altri visti permanenti. Gli italiani lasciano spesso il posto fisso per venire qui, altri vogliono dimenticare una posizione poco retribuita o una routine da cui preferiscono fuggire».
 

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Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA