PARIGI La "stanchezza ucraina" è la nuova sindrome che da qualche tempo colpisce l'Occidente e i cui sintomi cominciano a manifestarsi anche tra i belligeranti, che siano a Mosca o a Kiev. Se l'ha evocata la premier Meloni nella telefonata truffa con i comici e la paventa la Casa Bianca, ne ha seriamente parlato - pur se tra le righe - il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ne mostrano segni sempre più evidenti le truppe in campo, la auspica ormai anche il Cremlino, quasi a farne un trampolino di lancio per futuri, eventuali, immaginabili negoziati, come ha lasciato intendere il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, grande amico di Putin.
LA NUOVA FASE
In un intervento sull'Economist, il comandante delle forze armate ucraine Valeriy Zaluzhny ha ammesso per la prima volta che le cose potrebbero non andare nel migliore dei modi possibili e che «il conflitto è entrato in una nuova fase, che i militari chiamano "guerra di posizione", statica, come durante la prima guerra mondiale, in contrasto con la guerra di manovra, fatta di movimento e velocità. Questo andrà a vantaggio della Russia, perché le consentirà di ricostruire la sua potenza militare fino a minacciare le forze ucraine e forse anche l'esistenza stessa del paese». Zaluzhny non pensa naturalmente ancora a nessuna tregua e ha approfittato della sua analisi della situazione per far sapere cosa serve - e non è poco - agli Ucraini per vincere: «guadagnare la superiorità aerea, creare brecce nelle barriere di mine, aumentare l'efficacia della nostra controbatteria, creare e addestrare i riservisti, rafforzare le capacità della guerra elettronica».
D'altra parte, anche se a est, nel Donbass, i russi hanno ripreso ad attaccare a ondate, incuranti delle grandi perdite umane e materiali che subiscono, la resistenza degli ucraini continua a metterli a dura prova. A Kiev, la figura del "presidente-eroe" Zelensky comincia però a incrinarsi sotto il peso del tempo che passa. Il "Time" - che lo ha incontrato - parla di un leader isolato e criticato, che alcuni collaboratori considerano ormai come «il solo a credere ancora nella vittoria» . «Nessuno crede nella nostra vittoria come ci credo io, nessuno» ha infatti ammesso col "Time" Zelensky, senza nascondere di essere stanco di continuare a dover convincere gli alleati che, con il loro aiuto, l'Ucraina potrà sconfiggere la Russia. Uno sforzo, ha detto il presidente ucraino, che «toglie tutta l'energia, la forza, toglie così tanto di tutto». Zelensky teme soprattutto il fatto che la mobilitazione internazionale a sostegno di Kiev si stia facendo più debole: «la cosa più paurosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina - afferma - la stanchezza per la guerra si diffonde come un'onda, lo vediamo negli Stati Uniti e in Europa». Una percezione ovviamente aumentata da quando è esplosa la guerra in Medio Oriente.