Guerra Ucraina, Putin accelera su Transnistria e Moldavia (e la Georgia si infiamma): ecco perché nell'ex Urss può scatenarsi l'effetto a catena

Mosca vuole allargare il fronte della pressione

Giovedì 23 Febbraio 2023 di Paolo Ricci Bitti
Guerra Ucraina, Putin accelera su Transinistria e Moldavia: si teme l'effetto-catena nelle altre nazioni ex Urss

Transnistria, una piccola striscia di territorio di poco più di 4mila chilometri quadrati e con meno di 600mila abitanti di cui un quarto nella capitatale Tiraspol, è la miccia ora più pericolosa nello scenario della guerra in Ucraina che sta per compiere un anno. Lo statarello ombra schiacciato tra la Moldavia e l'Ucraina è visto adesso, in questo periodo di stallo per le truppe di Mosca, come una risorsa strategica e politica sia per allargare il fronte d'attacco a Kiev sia per allarmare ulteriormente l'Occidente che teme un effetto a catena in altri territori un tempo sotto l'influenza dell'Unione sovietica ed ora più o meno legati o anche del tutto ostili alla Russia che si è impantanata poco oltre il Donbass. Fra questi paesi che sperano di non fininire coinvolti la Bielorussia, amica di Putin, la Georgia e le repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania.

 
(da Virgilio Notizie)

La Transnistria

La situazione della Repubblica Moldava di Pridnestrovie (Transnistria) era già assai precaria prima dell'aggressione russa all'Ucraina, così come accade in quei frammenti dell'ex Unione sovietica che cercano di guadagnare spazio sulle mappe e che racchiudono a volte anni di conflitti a bassa intensità ma non per questo meno sanguinosi. La Transinistria è di fatto riconosciuta solo da piccoli stati autoproclamatisi e quindi ugualmente privi di credenziali internazionali: Abcasia, Ossezia del sud e Artsack (Nagorno Karabakh). Piccole tessere di un puzzle che vengono usate secondo gli interessi internazionali del momento anche grazie al disinteresse di chi non è geograficamente attiguo e non si rende conto dei possibili effetti a catena di scenari sempre più connessi. 

La Bielorussia

Il timore è che il regime di Lukashenko, "amico" di Putin sempre pronto ad accontentare le sue richieste, vinca le resistenze interne e prenda parte direttamente al conflitto con proprie truppe sfruttando la logistica e soprattutto il territorio che "copre" gran parte del confine nord dell'Ucraina.

La Georgia 

I rapporti fra Tbilisi e Mosca sono sempre quelli post conflitto del 2008 per la questione di Abkhazia e Ossezia del Sud e le relative accuse di crimini di guerra. Un risentimento contro la Russia che continua a covare sotto la cenere da 15 anni e che l'invasione dell'Ucraina ha riportato più vicino all'attenzione internazionale. La Georgia è inoltre diventata rifugio di decine di migliaia di profughi ucraini, una maniera per sottolineare l'avversione a Mosca. Putin non può tuttavia permettersi di tenere alta l'attenzione anche su questo fronte nel settore meridionale del Mar Nero. 

Le repubbliche baltiche

Appena sei milioni di abitanti per tre stati, Estonia, Lettonia e Lituania che guardavano a questo decennio come quello del definitivo decollo. Invece l'aggressione dell'Ucraina ha fatto riemergere antichi timori non del tutto nascosti dalla partecipazione delle tre repubbliche alla Nato. E' che c'è anche il crescente peso dell'exclave di Kaliningrad, attigua a Lituania e Lettonia, divenuta una santabarbara per Mosca che ha lì schierato anche postazioni missilistiche che incombono sul resto d'Europa e rafforzato la flotta aerea e quella navale. 

 

La revoca del decreto per la Transnistria

L'ultima mossa che arriva dal Cremlino è la revoca del decreto del 2012 in cui si metteva tra gli obiettivi la «soluzione del problema della Transnistria» basandosi «sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale» della Moldavia. Così, il rischio di uno scontro aumenta e una striscia di terra grande 3 volte e mezzo l'area di Roma potrebbe diventare determinante nella guerra tra Russia e Ucraina.

L'autoproclamata repubblica di Transnistria si trova all'interno dei confini della Moldavia, lungo la frontiera con l'Ucraina sud-occidentale. Nel 1990 il Paese si dichiarò indipendente in modo unilaterale con un referendum che ottenne quasi il 90% delle preferenze: era il preludio della guerra. Le autorità di Tiraspol rivendicavano di essere il vero Stato moldavo e quando, nel 1991, la Moldavia divenne indipendente dall'Unione Sovietica, inserendo tra i suoi possedimenti anche il territorio della repubblica separatista, lo scontro ci mise poco a divampare. Il conflitto scoppiò nei primi mesi del 1992: Tiraspol, con il determinante aiuto dei russi, sconfisse presto Chisinau. Il cessate il fuoco venne mediato da Mosca, con la conseguente formazione di forze di peacekeeping con contingenti misti di Moldavia, Russia e Transnistria.

La tregua

La tregua raggiunta nel luglio del 1992 stabilì de facto non solo la separazione dei due Paesi, ma anche la permanenza di 1.500 soldati russi nella base militare del villaggio di Cobasna. Qui sono immagazzinate armi che potrebbero rivelarsi fondamentali in un eventuale attacco verso la Moldavia. O verso l'Ucraina. Nonostante la vicinanza con Mosca, la repubblica separatista non confina direttamente con il territorio sotto il controllo del Cremlino e le sue relazioni con la Moldavia hanno trovato un punto di equilibrio, soprattutto a seguito di tre avvenimenti. Primo, la sconfitta alle elezioni del 2011 del candidato filo-russo Anatoly Kaminsky che, in accordo con il Cremlino, sosteneva un percorso di indipendenza sia dalla Russia sia dalla Moldavia. Poi, dopo l'annessione russa della Crimea nel 2014, la richiesta di Tiraspol di essere integrata nella Federazione Russa, rifiutata da quest'ultima.

Infine, l'elezione alla presidenza di Vadim Krasnoselsky, votato per la prima volta nel 2016 e riconfermato nel 2021. Questi fatti hanno in parte avvicinato la Transnistria alla Moldavia e all'Ue. I cittadini hanno quasi tutta la doppia (o tripla) cittadinanza, essendo la popolazione divisa quasi equamente tra ucraini, moldavi e russi, e possono attraversare il confine con la Moldavia. Anche dal punto di vista economico la relazione rimane forte: circa il 70% dell'export di Tiraspol si dirige verso l'Ue grazie agli accordi tra Bruxelles e Chisinau (Dcfta). Questo non significa che Mosca abbia perso tutta la sua influenza sull'area: dalla Russia arriva la maggior parte delle rimesse e il Paese ha un ruolo centrale nella fornitura di energia elettrica e di gas.

Ma Mosca non ha mai riconosciuto l'indipendenza della Transnistria: la strategia del Cremlino prevedeva il reintegro della regione nella Moldavia, uno status speciale per la repubblica separatista e il mantenimento della presenza militare russa nel Paese. Una soluzione ovviamente rifiutata da Chisinau. Dopo l'allarme sul possibile attacco di Mosca alla Moldavia, lanciato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e confermato dalla presidente europeista moldava Maia Sandu, i recenti avvenimenti aumentano il rischio di uno scontro.

Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA