Guerra, l'ambasciatore Stefanini: «Mosca non vuole trattare. Attenzione alla Bielorussia, può aprirsi un nuovo fronte»

«Putin non rinuncia ai suoi obiettivi, difficile immaginare una tregua»

Giovedì 22 Dicembre 2022 di Marco Ventura
Guerra, l'ambasciatore Stefanini: «Mosca non vuole trattare. Attenzione alla Bielorussia, può aprirsi un nuovo fronte»

Guerra, guerra, guerra. Prospettive di pace, al momento, zero. «La visita di Zelensky a Washington? È altamente simbolica: anzitutto, è la prima che effettua fuori dall'Ucraina dopo le numerosissime, in video, che lo hanno reso presente ovunque, seppure non fisicamente. Siamo alla fine dell'anno, dopo dieci mesi di combattimenti, è il momento in cui si tirano i bilanci: si combatte ancora, né si vedono opportunità di avviare un negoziato almeno finché i russi non scenderanno a più miti consigli».
È scettico, anzi realista, l'ambasciatore Stefano Stefanini, ex consigliere diplomatico del presidente Napolitano e rappresentante dell'Italia presso la Nato. «Gli Stati Uniti sono il principale sostenitore dello sforzo bellico ucraino.

Gli europei sono solo complementari: sono di casa a Kiev, i contatti con l'Europa non sono certo mancati e l'Unione, i singoli Paesi, svolgono un ruolo importante, eppure il grande alleato militare sono gli Usa».

Che cosa significa la decisione di fornire i Patriot per la difesa aerea?
«Erano già nel pacchetto di aiuti militari americani da 2 miliardi di dollari, non sono una novità, ma rappresentano un salto di qualità nelle capacità difensive dell'Ucraina, perché una componente dell'attuale strategia russa è quella di tempestare l'Ucraina con attacchi missilistici e bombardamenti aerei indiscriminati, con l'obiettivo di distruggere le infrastrutture in pieno inverno. La capacità di difesa antiaerea e antimissilistica è fondamentale. Il valore dei Patriot è ancora simbolico, ci vorrà tempo per renderli operativi, ma questo è un conflitto che durerà a lungo».

Ucraina, due miliardi di nuove armi dagli Usa: ma niente Atacms, i missili tattici a lungo raggio

Putin risponde annunciando un potenziamento delle armi nucleari e in generale di tutti gli armamenti.
«Una documentata inchiesta del New York Times ha dimostrato in quali condizioni disastrose i soldati russi siano stati mandati alla guerra. Eppure, Putin non vuole rinunciare ai suoi obiettivi, militari e politici: l'annessione dei territori e la riduzione dell'Ucraina a Stato vassallo della Russia. Non si vede oggi alcuno spiraglio per la pace».

L'inverno come si preannuncia?
«Si parla di una possibile controffensiva russa d'inverno o in primavera, con 2-300mila reclutati con la mobilitazione che raggiungeranno il fronte, ma è sempre difficile distinguere le voci, la propaganda, dalla realtà. Tre fatti colpiscono. Il primo è che i russi stanno rafforzando le loro posizioni difensive nel Donbass e verso la Crimea con sbarramenti difensivi, trincee, ovvero sistemi tradizionali da Prima e Seconda guerra mondiale, come se volessero fermare nuove avanzate degli ucraini».

Il secondo e il terzo fatto?
«Il continuo, giornaliero attacco russo a infrastrutture che di militare non hanno niente, per mettere in ginocchio l'Ucraina nel cuore dell'inverno, lasciando la popolazione senza elettricità, riscaldamento e acqua corrente con temperature di dieci o venti gradi sotto lo zero. Infine, più che un fatto una possibilità, che anche con la visita di Putin a Minsk si possa aprire un terzo fronte a nord, bielorusso-ucraino, come fu all'inizio con l'avanzata su Kiev».

Putin evoca armi nucleari e il ministro della Difesa, Shoigu, accusa la Nato di avere ufficiali sul campo. L'Occidente si ritroverà in guerra?
«Le armi decisive che hanno permesso di fermare la Russia sono per lo più americane. Zelensky è andato a Washington a chiedere armi, armi, armi anche per colpire in profondità la Russia. Ma gli americani hanno detto con chiarezza che non hanno intenzione di fornire, per esempio, i missili tattici Atacms. Gli Stati Uniti non vogliono il conflitto armato diretto con la Russia. Gli ucraini continueranno a combattere con una mano legata dietro la schiena. Un'altra linea rossa per Putin è sicuramente la presenza di militari o consiglieri Nato integrati con le strutture ucraine di comando e controllo. Mi sembrerebbe molto strano che ci fossero sul terreno militari Nato come sostiene Shoigu».

Quale il ruolo dell'Europa nei prossimi mesi?
«L'assistenza militare complementare a quella americana, ma senza esagerazioni. E la ricostruzione dell'Ucraina, a medio-lungo termine».

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