Ucraina, dalle bugie di Putin alla previsione di Biden: cosa è successo nell'ultimo mese che ha portato alla guerra

Giovedì 24 Febbraio 2022 di Giampiero Valenza
Ucraina, dalle bugie di Putin alla previsione di Biden: cosa è successo nell'ultimo mese che ha portato alla guerra

Due settimane fa la Russia aveva raccontato al mondo di voler fare una mera esercitazione militare. L’intelligence degli Stati Uniti non le aveva creduto, e nel corso dei giorni l’allarme di Washington è stato sempre più confermato. Per Mosca, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un attacco delle Forze armate ucraine contro la Regione del Donbass (per il Cremlino, ora, a tutti gli effetti una Repubblica autonoma). Ma da tempo, al di là degli interessi economici sull’Ucraina, c’è un’altra spina nel fianco che Vladimir Putin ha reso palese da ormai 15 anni: l’allargamento della Nato verso Est. Oggi, secondo il premier russo, la missione avrebbe persino un “padre nobile”: Lenin.

 Cosa è successo nell'ultimo mese che ha portato alla guerra?

In queste due settimane Mosca ha cercato di gettare sul piatto della propaganda tutta una serie di smentite alle accuse statunitensi. Si comincia il 10 febbraio quando Russia e Bielorussia hanno avviato le esercitazioni militari della Union Resolve 22, programmata fino al 20 febbraio. Lo scopo (almeno, secondo quanto detto dalle autorità di Mosca quel giorno) sarebbe stato quello di saggiare il sistema militare russo davanti a un’aggressione esterna.

Quello stesso giorno Mosca rassicura: una volta terminate le esercitazioni i militari sarebbero tornati alle loro basi. Così non è stato, a quanto pare.

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Passano 48 ore e il 12 febbraio è Maria Zakharova, portavoce del ministro degli esteri russo, a commentare le parole degli Stati Uniti e del suo consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, su un imminente attacco della Russia. Rimanda al mittente le accuse senza mezzi termini con «l’isteria della Casa bianca dice tutto. Gli anglo-americani vogliono una guerra». E l’ambasciatore di Mosca negli Usa, Anatoly Antonov, dice: «Non c’è nessuna prova che Mosca voglia attaccare durante o dopo le Olimpiadi». Il diplomatico sottolinea: «Washington continua a parlare di attacco imminente, senza fornire dettagli».

Il 15 febbraio Vladimir Putin incontra il cancelliere tedesco Olaf Scholz. E in quell’occasione, a una domanda sull’ipotesi della guerra, dice: «La vogliamo o no? Certo che no. Questo è esattamente il motivo per cui abbiamo avanzato proposte per un processo negoziale». Nell’agenda dell’incontro c’è la questione dell’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato. Lo stesso tema che venne affrontato da Putin il 10 febbraio 2007, a Monaco di Baviera, davanti alle grandi potenze occidentali e alla cancelliera di allora, Angela Merkel. Allora disse: «La Nato avvicina le sue forze di prima linea verso i nostri confini».

 

Sempre lo stesso giorno dell’incontro di Putin con Scholz, la diplomazia russa in Europa si muove. Il delegato di Mosca a Bruxelles, Vladimir Chizov, coglie l’occasione per dire: «Posso assicurarvi, per quanto riguarda la Russia, che questo mercoledì non ci sarà nessun attacco. Non ci sarà alcuna escalation né nella prossima settimana, né nella settimana successiva, né nel prossimo mese». E precisa: «Le guerre in Europa raramente iniziano di mercoledì».

Via via che l’intelligence statunitense segnalava l’imminente conflitto, da parte russa sono continuate le smentite. «Vorrei chiedere alle fonti di disinformazione statunitensi e britanniche di pubblicare il programma delle nostre imminenti invasioni per l'anno. Mi piacerebbe pianificare le mie vacanze», scrive Zakharova sui social.

Il ministero della difesa russo annuncia ufficialmente la fine delle esercitazioni militari in Crimea il 16 febbraio. Ma il 18 Mosca parla di nuove manovre con il lancio di missili balistici e da crociera. E Serghei Lavrov, ministro degli esteri russo, sull’ipotesi-invasione dice che si tratta di una «fake news» che fa «sorridere».

Lunedì scorso, 21 febbraio, la comunicazione di Mosca muta radicalmente. E Putin accusa l’Ucraina di non rispettare gli accordi di Minsk sul Donbass e dice che il processo processo di pace non ha «alcuna prospettiva». E in un discorso in tv, dice: «L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura» ricordando come il Paese sia stato «creato da Lenin», che è stato il suo «creatore e architetto». «Lenin aveva un interesse particolare per il Donbass», dice il capo del Cremlino. E, dopo poco, ha firmato l’annessione della Regione alla Russia.

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