Guerra Ucraina, Lukashenko a Pechino: ecco perché l'incontro con Xi alza la tensione tra Cina e Usa

La Casa Bianca teme che il vertice tra i presidenti sia un passo verso un sostegno sempre maggiore a Putin

Martedì 28 Febbraio 2023 di Gianluca Cordella
Lukashenko a Pechino: ecco perché l'incontro con Xi alza la tensione tra Cina e Usa

Un vertice che agli Stati Uniti piace davvero poco. Oggi il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, fedele alleato di Vladimir Putin, incontra a Pechino il suo omologo Xi Jinping, che nei giorni scorsi si è fatto avanti come mediatore della pace tra Ucraina e Russia con un piano per la tregua che, per la verità, ha convinto poco l'occidente. E benché da Minsk assicurino che nell'incontro «l'attenzione sarà rivolta allo sviluppo della cooperazione commerciale, economica e umanitaria» tra i due Paesi, la Casa Bianca se ne sta con le antenne ben dritte. Ma come mai Washington è così interessata a questo incontro?

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Rischio escalation?

La paura è quella dell'escalation, considerando che Lukashenko non ha mai nascosto il suo legame con lo zar e che Xi, nel documento che invitava Ucraina e Russia a sedersi al tavolo delle trattative di pace, di fatto non condannava mai l'invasione delle truppe del Cremlino e anzi sembrava quasi giustificare Putin, preoccupato dall'espansione della Nato fino ai propri confini. Ovviamente Lukashenko e Bielorussia, che una superpotenza non sono, preoccupano relativamente. Ma quando l'escalation sembra poter coinvolgere anche Pechino i discorsi sono nettamente differenti. Non a caso il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan ha trascorso il weekend appena passato a rilasciare dichiarazioni ufficiali con un unico filo conduttore: gli Stati Uniti stanno «osservando attentamente» quello che accade a Oriente, mentre il direttore della Cia, William Burns, ha dichiarato in un'intervista a Cbs News di domenica che gli Stati Uniti sono «seriamente preoccupati» per il fatto che la Cina possa fornire armi alla Russia. «Non abbiamo prove che vogliano farlo – ha spiegato – ma è bene sottolineare quanto sia importante che non lo facciano».

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Pechino ha messo in guardia dall'escalation nucleare e questo è un punto di contatto con le posizione americane. Ma al tempo stesso ha anche criticato le sanzioni alla Russia e «i blocchi militari in espansione», posizioni che sono sembrate anti Ue e anti Nato, al punto da far dire al segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg che la Cina manca di credibilità come mediatrice e al solito Sullivan che l'eventuale appoggio alla Russia avrà «costi reali per Pechino». Ipotesi sposata dagli analisti cinesi, come Yu Jie del think tank Chatham House, che ha parlato delle sanzioni occidentali come di «un danno colossale sia economicamente che politicamente per la leadership di Xi».

Alla luce di tutto questo l'incontro di Xi con Lukashenko, stretto alleato di Putin, è visto a livello internazionale come una certificazione delle simpatie cinesi. Anche considerando come sia caduto nel vuoto l'appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che a sua volta aveva chiesto di poter incontrare il presidente cinese.

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Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA