Attentato a Prilepin dopo Dugin e Tatarsky: la nuova guerra di Kiev contro gli influencer dell'orrore

Oggi l'esplosione a Nizhny Novgorod in cui è rimasto ferito il blogger militare Zakhar Prilepin e ha perso la vita il suo autista. Prima di tutto colpisce la fragilità dei servizi di sicurezza russi, che non riescono a prevenire questo tipo di azioni e l'utilizzo di grandi quantità di esplosivo nel Paese

Sabato 6 Maggio 2023 di Mauro Evangelisti
Prilepin dopo Dugin e Tatarsky: la nuova guerra di Kiev contro gli influencer dell'orrore

Prima l'attentato mortale alla figlia di Dugin. Poi la bomba in una caffetteria a San Pietroburgo in cui è morto Vladen Tatarsky. Oggi l'esplosione a Nizhny Novgorod in cui è rimasto ferito il blogger militare Zakhar Prilepin e ha perso la vita  il suo autista. Prima di tutto colpisce la fragilità dei servizi di sicurezza russi, che non riescono a prevenire questo tipo di azioni e l'utilizzo di grandi quantità di esplosivo nel Paese. Inoltre, fa riflettere la tipologia degli obiettivi: non sono politici o generali, ma ideologi come Dugin (nel suo caso fu uccisa la figlia) o blogger opinionisti che sostengono l'aggressione dell'Ucraina, a volte anche critici nei confronti del Cremlino e dell'Esercito: non per condannare la guerra, ma per sottolineare che l'azione russa non è abbastanza efficace. In Russia i blogger opionisti, spesso molto attivi in tv e su Telegram, hanno un ruolo molto importante, sono una sorta di influencer dell'orrore, spesso utilizzano toni feroci e macabri, chiedono di essere spietati contro l'Ucraina, e da loro dipende parte dell'opinione pubblica.

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Attentato a Prilepin, le reazioni

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, con una reazione per la verità molto prevedibile perché perché è fotocopia di quelle precedenti, attacca il "regime di Kiev" che sarebbe dietro questi attentati terroristici, e tira in ballo - come sempre - Usa e Regno Unito, che a loro volta danno sostegno all'Ucraina. In sintesi: l'obiettivo è dimostrare che l'Ucraina organizza attentati terroristici con l'aiuto di Londra e Washington.

Questa tesi da una parte ha un problema logico - terrorismo è anche colpire condomini e uccidere civili come ha fatto ripetutamente l'esercito russo dall'inizio del confiltto ricorrendo nei combattimenti a una milizia privata come la Wagner - dall'altra non risponde una domanda. Che interesse potrebbe avere l'Ucraina a colpire ideologi o blogger, invece che prendere di mira esponenti politici o vertici militari russi? Quale beneficio potrebbe avere Kiev dalla morte di Tatarsky o dal ferimento di Prilepin? Molti analisti si pongono questa domanda. Per questo, così come nella vicenda degli strani droni sul Cremlino, c'è chi chiama in causa la pista interna, il regolamento di conti tra gruppi di potere differenti (Tatarsky era molto legato a Prigozhin, capo della Wagner, che ha usato parole durissime contro il ministro della Difesa russo). Dice Mykhailo Podolyak, portevoce di Zelensky: «Prilepin è vittima della repressione russa. Alla vigilia del crollo, Mosca sarà particolarmente cupa».

 

Chi è Prilepin

Ma chi è Prilepin, rimasto ferito alle gambe? Ha 47 anni, è un nazionalista, è uno scrittore tradotto in diverse lingue, (anche in italiano), ha combattuto in Cecenia e nel Donbass ucraino; è stato in passato membro del Partito nazionale bolscevico. Dopo che quella formazione è stata dichiarata fuori legge, ha aderito al partito Russia Giusta. Fin dal 2014 si è schierato dalla parte dei separatisti del Donbass ucraino. Ha comandato un battaglione che combatteva tra le forze dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Ricorda la Cnn: «Prilepin, il cui canale Telegram ha più di 300.000 abbonati, lo scorso settembre ha pubblicato un commento che descriveva la ritirata russa da Kharkiv, nell'Ucraina orientale, come una "catastrofe"». Insomma, si era fatto qualche nemico anche in Russia. Secondo il sito Meduza «aveva in programma di candidarsi alla presidenza nel 2024. Aveva già aperto diversi quartier generali della campagna elettorale in Russia e nei territori occupati. Secondo una fonte, l'iniziativa di Prilepin è stata percepita "non nel migliore dei modi" nell'amministrazione presidenziale».

Daniela Di Sora, fondatrice di Voland, la casa editrice che ha pubblicato i libri di Prilepin, dice: «Non si può liquidare Zakhar Prilepin come un propagandista. Come Daria Dugina o Vladen Tatarsky. Lui è anche un grande scrittore. Non ha solo combattuto nel Donbass al fianco dei filorussi, ma ha anche, in passato, lavorato con Anna Politkovkaya a Literateraturnaya Gazeta, manifestato con Aleksei Navalny. Qualunque autore russo soffre di pregiudizi. Perfino Dostoevskij. Figuriamoci Prilepin che è personalmente e oggettivamente coinvolto e che, anche a parte la guerra, ha posizioni politiche che non condivido e non posso condividere».

Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 09:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA