Guerra mondiale, l'Europa rischia un attacco russo? Il generale tedesco: «La Germania deve prepararsi»

L'esperto: «Berlino da anni non riteneva più possibile una guerra su larga scala ai propri confini e quindi ora ha pochi uomini e armamenti, così come l'Italia»

Mercoledì 16 Novembre 2022 di Fausto Caruso
Guerra mondiale, l'Europa ora rischia un attacco russo? Il generale tedesco: «La Germania deve prepararsi»

«Un’invasione russa dell’Europa è più probabile che mai». È il monito contenuto in un documento redatto dall’Ispettore Generale delle forze armate tedesche (il Capo di Stato Maggiore), Eberhard Zorn, lo scorso settembre e ora pubblicato dal quotidiano Der Spiegel. La relazione di 68 pagine, intitolata «Linee guida operative per le forze armate», invita il governo tedesco a ripensare dalle basi il suo atteggiamento nel settore militare. Il generale avverte che la guerra in una nazione membro della Nato dell’Est Europa è diventata di nuovo «più probabile» e ha incoraggiato il proprio paese a riprendere un ruolo guida nella difesa del continente. Tema diventato di ancor più stretta attualità dopo i frammenti di missile caduti su una fattoria al confine polacco con l’Ucraina. «Un attacco alla Germania può arrivare senza preavviso e la Nato e l’Ue non possono permettersi di reagire solo a posteriori», scrive Zorn. «In caso di aggressione contro la Nato, la Germania deve essere pronta a una risposta armata senza dover attendere il supporto degli Stati Uniti».

Lo stato delle Forze Armate tedesche

Non si tratta di semplice allarmismo, ma di una riflessione profonda sullo stato delle forze armate tedesche. «La Germania da molti anni reputava improbabile una guerra su larga scala e quindi il suo grado di preparazione a livello di uomini, mezzi e munizioni è molto basso», spiega Gregory Alegi, professore di Scienze Politiche alla Luiss ed esperto di Aeronautica militare. «La lezione dell’emergenza ucraina è stata il ritorno della guerra su larga scala in Europa, che significa molti mezzi da rimpiazzare e riparare e migliaia di soldati da vestire e armare». Anche se l’eventualità che il conflitto si allarghi ai paesi Nato non è imminente, il pericolo non è più puramente ipotetico e il monito di Zorn segnala che la Germania, come diversi alleati, non è pronta a una tale eventualità. Fin da dopo la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi hanno smobilitato sempre di più. Ad oggi la Bundeswher conta 183mila effettivi, che per un territorio ampio come quello della Germania sono pochissimi (per contro la Russia ne contava circa un milione prima della guerra). Non a caso a fine febbraio lo stesso cancelliere Olaf Scholz, dopo l’inizio dell’invasione russa, aveva dichiarato: «La guerra in Europa è di nuovo una realtà». L’attacco voluto dal presidente russo Putin ha spinto il governo tedesco a ripensare la sua politica di vicinanza alla Russia e a varare un programma di riarmo da 100 miliardi di euro per acquistare aerei da trasporto, caccia Eurofighter e veicoli corazzati. Ma secondo il tabloid inglese The Sun la fuoriuscita di questo documento firmato dal generale Zorn è segno del malcontento delle gerarchie militari tedesche verso una risposta ritenuta troppo lenta. «C’è una guerra che infuria in Ucraina e le procedure burocratiche sono ancora quelle dei periodi di pace, mentre l’inflazione divora i fondi», avrebbe dichiarato una fonte alla Reuters.

Altri si sarebbero lamentanti del fatto che la Germania debba ancora rimpiazzare gli armamenti e le munizioni mandati in Ucraina, nonostante Berlino abbia inviato solo 13.500 colpi di artiglieria e 14 Howitzers. «Alcuni contratti sono stati approvati, ma è una goccia nel mare rispetto a quello che ci serve».

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Abbiamo troppe poche munizioni

Il messaggio che arriva dalle piogge di missili che cadono tutti i giorni sulle città ucraine è chiaro: negli ultimi trent’anni l’Europa si è concentrata sullo sviluppo tecnologico e non sulla quantità degli armamenti, mentre al livello organizzativo ci si preparava solo a piccole missioni in paesi lontani che richiedevano pochi uomini e mezzi: la possibilità di una guerra su larga scala ai propri confini non era più considerata reale. «Ma strumenti avanzati servono a poco senza munizioni», commenta Alegi. «La difesa missilistica, per esempio, è una delle grandi mancanze dei paesi europei, tra cui la Germania e anche l’Italia. Quello che il generale tedesco sta dicendo è che nel caso venissero lanciati 70-80 missili al giorno sulla Germania servirebbero non soli i sistemi, ma le munizioni fisiche con cui fermarli, che al momento mancano». Una riflessione che aiuta a inquadrare anche le critiche ricevute dal governo di Olaf Scholz per lo scarso supporto militare a Kiev. Non si tratta di mancanza di interesse, ma di scorte: «Al di là della volontà politica c’è l’impossibilità concreta di fornire armamenti. Quello che nel contesto del fronte ucraino è il fabbisogno di una giornata di combattimenti per noi è tantissimo perché abbiamo svuotato i nostri arsenali», chiosa il professore. 

«Si vis pacem para bellum» era il motto dei romani. Pur nella speranza che la guerra su suolo Nato rimanga solo un’ipotesi, la realtà di fronte a cui l’invasione russa dell’Ucraina ci ha messo davanti è che al conflitto, l’Europa non è affatto preparata.  

Ultimo aggiornamento: 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA