Israele, l'ex generale Eiland: «Conflitto con il Libano probabile, errore basarsi solo sulle armi»

Venerdì 26 Gennaio 2024 di Franca Giansoldati
Israele, l'ex generale Eiland: «Conflitto con il Libano probabile, errore basarsi solo sulle armi»

E' da tre mesi che l'ex generale israeliano Giora Eiland, già capo del Consiglio di sicurezza nazionale, oggi consulente strategico tra i più riconosciuti a livello internazionale, va ripetendo che ostinarsi a usare la sola via militare a Gaza escludendo la diplomazia è un errore che sta portando a una estensione del conflitto. «Avere più fronti aperti è un problema serio.

Con un probabile confronto netto con Hezbollah avremo il 50% di probabilità di estendere la guerra al Libano. E una escalation di questo genere non è proprio un dettaglio. Hezbollah ha un grande arsenale oltre a essere una realtà che fa parte del parlamento, del governo e si presenta ai libanesi come patriota e con una sola preoccupazione di distruggere Israele». L'ex generale parla senza filtri a un gruppo internazionale di giornalisti organizzato a Tel Aviv dall'American Jewish Committee.

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Il tema scelto non può che concentrarsi inevitabilmente sul futuro. A Israele importa vivere in sicurezza. «Il nostro paese ha alcun interesse territoriale su Gaza e nemmeno un interesse politico. L'unica reale attrattiva riguarda la possibilità di non essere più minacciati. Come fare? Serve una soluzione in grado di ricostruire la Striscia e renderla un luogo ragionevole in cui la gente possa vivere, fermo restando che Gaza dovrà essere smilitarizzata. Detto questo saremmo più che felici di cooperare». Le critiche all'attuale governo e alla sua ostinazione a perseverare solo sulla via militare escludendo o marginalizzando altri strumenti di tipo diplomatico o umanitario, affiorano in diversi momenti dell'incontro. «Personalmente sono pessimista sull'esito di questa guerra per il modo in cui è partita». Il riferimento diretto riguarda al fatto che il premier Netanyahu si è rifiutato di discutere del futuro politico di Gaza «scontrandosi così con tutti i Paesi del mondo e persino con gli Usa. Tuttavia allo stesso tempo ha accettato di aumentare le forniture di beni, energia, acqua senza fare i conti che questo non servirà a garantire una guerra breve e con meno vittime».

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HAMAS

Il generale è certo che l'attuale governo difficilmente tornerà indietro, ormai è tardi. «Questo conflitto avrebbe potuto essere breve ma se ci si basa solo sulla pressione militare, beh allora è evidente che sarà lungo. Finché a Gaza ci saranno armi e munizioni e tanti giovani pronti a combattere...». Gaza negli ultimi 15 anni è stata trasformata da Hamas e dai suoi alleati nella più grande area militare dei tempi moderni, con rifornimenti bellici illimitati da parte dell'Iran e risorse finanziarie illimitate da parte del Qatar, utilizzate soprattutto per realizzare oltre 500 chilometri di tunnel, pari alla metropolitana di New York. Non solo. «Hamas è stato eletto, ha tuttora il supporto della popolazione civile che viene manipolata e utilizzata a scopi bellici. Negli ultimi 17 anni ha poi insegnato ai giovani quale deve essere il loro destino. Sono pronti a sacrificarsi. Ci sono tanti shaid, martiri. Hanno fatto loro un lavaggio del cervello simile a quello sperimentato dai nazisti in Germania. L'odio, la negazione di Israele, la caccia agli ebrei. La filosofia di Hamas era già molto influente anche prima di diventare ufficialmente la leadership del regime di Gaza. Quindi finchè lo spirito di Hamas esiste e al quale sono devoti anche i civili è facile capire che sarà difficile smantellare questa realtà solo con la risposta militare».

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USA

Resta così sul terreno un futuro pieno di incognite e ben poca politica. «Se avessimo iniziato un vero e proprio processo politico intelligente tre mesi fa, oggi potremmo trovarci in una situazione diversa, in cui ci sarebbe almeno un quadro generale accettabile per i Paesi arabi, i Paesi europei e Israele. Inoltre la popolazione di Gaza sarebbe stata meno colpita». E per il dopo cosa immagina? «Di sicuro non esisteranno più a Gaza due cose. Non ci sarà né il controllo di Hamas né l'occupazione israeliana. Ora Israele sembra forse pronto ad avviare discussioni e negoziati con tutti gli attori del mondo, soprattutto del mondo arabo, compresa l'Autorità palestinese e affrontare il tema di quale tipo di regime esisterà nella Striscia.bSe lo avessimo detto tre mesi fa, avremmo ottenuto cose che oggi mancano per esempio un maggiore sostegno internazionale. Oggi tutti sono arrabbiati con noi». E l'antisemitismo dilaga ovunque.  

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Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 19:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA