Le elezioni si sono chiuse con un piccolo vincitore, il socialdemocratico Olaf Scholz, e un grande sconfitto, il democratico cristiano Armin Laschet: sono arrivati al traguardo con un punto e mezzo di distacco, ma il primo facendo guadagnare alla Spd cinque punti e il secondo facendone perdere alla Cdu-Csu quasi nove (25,7% contro 24,1%).
Rafforzati dal voto
Olaf Scholz, che non è il leader Spd (era solo sfidante cancelliere oltre che ministro delle finanze e vice cancelliere nell’attuale governo uscente di Angela Merkel), ha subito rivendicato domenica sera il diritto alla cancelleria e ha ribadito il concetto ieri alla riunione dei vertici del partito. Spd, Verdi e Liberali escono rafforzati dal voto: questo è l’incarico assegnato dagli elettori con me cancelliere, ha detto. Le ambizioni esternate a caldo da Laschet di avviare anche lui colloqui esplorativi, Scholz le ha liquidate suggerendo all’Unione di lasciar perdere il governo e piuttosto «andare all’opposizione». Ancora più esplicito il segretario generale della Spd, Lars Klingbeil, che ha definito una «barzelletta» l’ambizione di Laschet. «Attueremo il compito che le elettrici e gli elettori ci hanno affidato», ha detto secco Scholz. Alla riunione ieri della direzione Cdu-Csu, Laschet ha ridimensionato le sue dichiarazioni: non intendo avviare colloqui esplorativi per Giamaica subito, solo dopo nel caso Scholz dovesse fallire.
Al momento, e durante tutta la campagna elettorale, le preferenze dei partiti sono chiare: i Verdi dicono di avere maggiori affinità con la Spd, che pure li considera l’alleato preferito. E i liberali invece si vedono meglio con la Cdu-Csu per realizzare il loro programma, preferenza ricambiata dall’Unione. I due partiti funzionano bene peraltro nel governo nero-giallo guidato proprio da Laschet nel Nord-Reno-Vestfalia e i due leader si sono già sentiti al telefono subito dopo il voto. Soprattutto in tema di finanza, la vedono uguale: ritorno al pareggio di bilancio (saltato con la pandemia) e ritorno al Patto di stabilità europeo, pure sospeso con la crisi sanitaria; no a una mutualizzazione del debito in Europa (il Recovery Fund deve restare un’eccezione), e no anche ad aumenti di tasse.
Le incompatibilità
Spd e Verdi viceversa hanno stesse idee, ma opposte, in economia: sì a maggiori investimenti con sospensione del pareggio di bilancio, salario minimo a 12 euro, e disponibilità a una riforma del Patto di stabilità. Le maggiori incompatibilità sono quindi fra Verdi e Liberali: i Grünen vogliono mettere una patrimoniale, la tassa di successione e liquidare il feticcio del deficit zero: per i liberali non se ne parla. Lindner si è detto però aperto a parlare e ha anzi per primo proposto di avviare colloqui esplorativi innanzitutto con i Verdi e solo dopo con Spd e Cdu-Csu se lo riterranno. Per Natale si spera di avere il nuovo governo.