Putin, cosa rappresenta il dietrofront della Georgia: la Russia sta perdendo influenza sull'Asia centrale?

Il Parlamento di Tbilisi accantona la legge sugli "agenti stranieri" giudicata liberticida anche da Usa e Ue. Ennesimo sognale che il fronte ex sovietico è, sì, compatto, ma sotto la bandiera degli Stati Uniti

Giovedì 9 Marzo 2023 di Gianluca Cordella
Putin, cosa rappresenta il dietrofront della Georgia per la Russia: lo zar sta perdendo influenza sull'Asia centrale?

«Il futuro della Georgia è in Europa». Lo pensano in molti a Tbilisi e non solo. Le parole in questione sono forse del georgiano più famoso al mondo in questo momento, Khvicha Kvaratskhelia, stella del Napoli e di quella Napoli che sogna trionfi come non accadeva dai tempi di Diego Armando Maradona. La Georgia non guarda più all'area dell'ex Unione Sovietica ma punta l'Occidente. L'Europa e gli Stati Uniti. Come l'Ucraina, come la Moldavia. È il segnale ultimo di come il sogno di Vladimir Putin di rimettere insieme i cocci della Grande Urss manchi ormai di fondamenta.

Le proteste di piazza e la conseguente decisione di accantonare la legge sugli “agenti stranieri”, ritenuta troppo simile a quella usata dallo Zar a Mosca per mettere a tacere i media indipendenti o, comunque, non allineati al pensiero governativo, ne sono state la certificazione ultima. Non a caso il dietrofront del Parlamento sul provvedimento liberticida è stato salutato con grande soddisfazione da Washington come da Bruxelles.

I precedenti

Che il vento stesse cambiando, in realtà, lo si era capito da tempo. Europa e Stati Uniti di recente hanno guidato i negoziati per l'accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian, i vicini caucasici della Georgia in guerra da anni. Solo nel 2020 il primo approccio alla tregua tra le parti era stato pilotato proprio da Putin. Così come un'indicazione chiara è arrivata dalla Moldavia che il mese scorso ha denunciato un complotto russo per destabilizzare il governo filo-europeista. 

La Georgia, dal canto suo, da due decenni almeno lavora per uscire dall'orbita russa e per avvicinarsi alla Ue e alla Nato. E non è sola. Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan, solo qualche settimana fa, hanno incontrato il segretario di Stato americano Antony Blinken per ricevere rassicurazioni sull'appoggio della Casa Bianca contro le mire nostalgiche di Putin.

Ovvio che la scintilla sia stata l'aggressione all'Ucraina la cui voglia di entrare nell'Alleanza atlantica era nota a tutti da tempo.

Il fronte ex sovietico, insomma, sembra vicino al ricompattarsi con buona pace della Bielorussia, sempre vicina al Cremlino. Ma quell'unione, più che sotto la bandiera rossa dell'Urss sembra destinata a realizzarsi sotto la Stars & Stripes americana.

Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA