Gaza, uccisi i figli di Haniyeh. E le milizie di Hamas ritornano a Khan Yunis

Il leader (da due anni in Qatar): "La morte dei miei familiari non mi piegherà"

Giovedì 11 Aprile 2024 di Lorenzo Vita
Gaza, uccisi i figli di Haniyeh. E le milizie di Hamas ritornano a Khan Yunis

ROMA Un raid israeliano nel nord della Striscia di Gaza rischia di congelare le trattative per il rilascio degli ostaggi.

Ieri le forze armate dell'Idf hanno ucciso in un attacco tre figli del vertice dell'organizzazione: Hazem, Amir e Mohammed. Un raid di cui il premier Benjamin Netanyahu sembra fosse all'oscuro. E se per lo Stato ebraico si trattava di tre agenti dell'ala militare di Hamas, per Haniyeh, che nell'assalto ha perso anche quattro nipoti, si tratta di «martiri».

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«Ringrazio Dio per questo onore che ci ha concesso attraverso il martirio dei miei tre figli e di alcuni nipoti», ha detto il leader politico di Hamas fuggito dalla Striscia e che, dal 2019, vive a Doha in Qatar. «Tutto il nostro popolo e tutte le famiglie dei residenti di Gaza hanno pagato un prezzo pesante con il sangue dei loro figli, e io sono uno di loro» ha continuato Haniyeh. E ha colto l'occasione per lanciare un messaggio a Israele sui colloqui indiretti tra le parti in corso al Cairo: «La morte dei miei figli non cambia di una virgola le richieste della fazione sul cessate il fuoco». Segno che non solo la leadership di Hamas ha assorbito immediatamente il colpo alla famiglia, ma anche che Haniyeh non ha alcuna intenzione di mostrarsi fragile. Né di fronte alla propria opinione pubblica e alle altre fazioni, né di fronte al nemico.

LA TRATTATIVA

Per Israele e Hamas è un momento decisivo. Sia sul fronte dei negoziati sia per il futuro del conflitto. Secondo il Wall Street Journal, l'organizzazione che controlla Gaza avrebbe rifiutato l'ultima proposta Usa. Quella che prevede la consegna di 40 persone rapite il 7 ottobre in cambio di una tregua tra le sei e le otto settimane e lo sblocco degli aiuti. Uno schema perorato in prima persona dal presidente Joe Biden, e sulla base della quale anche Israele avrebbe mostrato la propria disponibilità. Hamas prepara una controfferta, in cui è richiesto il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia e un cessate il fuoco definitivo. Condizioni che lo Stato ebraico considera inaccettabili. Ma l'allarme lanciato dai funzionari della Cnn è un altro: e cioè che l'organizzazione palestinese in realtà non sia in grado di rintracciare 40 persone da consegnare a Israele e che soddisfino i criteri definiti nell'accordo (anziani, donne e bambini). Un'ipotesi che confermerebbe la morte di molti più ostaggi rispetto a quelli dichiarati dai miliziani.

I RISCHI

Lo stallo nelle trattative si inserisce nel quadro di una situazione bellica incerta. Il ritiro israeliano dal sud della Striscia resta ancora un punto interrogativo. Secondo gli esperti sentiti dal quotidiano "Ynet", Hamas starebbe gradualmente cercando di riprendere il possesso di Khan Yunis, con l'arrivo di miliziani in piccoli gruppi e facilmente mescolati tra la folla. Si tratterebbe di membri del servizio di sicurezza dell'organizzazione: uomini armati inviati a gestire il potere e soprattutto a controllare la situazione dopo il ritiro delle forze israeliane. Secondo alcuni ex militari, il conflitto contro Hamas potrebbe richiedere addirittura altri anni, proprio per le difficoltà delle Idf di sradicare la milizia e l'assenza di un'alternativa. Mentre lo scontro con Fatah rischia ormai di sfociare in una resa dei conti tra fazioni armate. L'altro punto interrogativo è Rafah: la roccaforte degli ultimi battaglioni di Hamas. L'ex generale Benny Gantz, leader di opposizione sulla cresta dell'onda e membro del gabinetto di sicurezza, ha confermato l'impegno del governo a entrare con l'esercito a Rafah e tornare a Khan Yunis. «Ovunque ci siano obiettivi terroristici, l'Idf sarà lì», ha detto Gantz, che ha anche paventato il rischio che «i ragazzi che studiano oggi alle scuole medie combatteranno in futuro nella Striscia». E mentre il conflitto a Gaza rimane in una fase di stallo e raid chirurgici, sul fronte nord e nello scontro con l'Iran la tensione resta alta. Ieri, alla periferia di Beirut, è stato trovato senza vita Mohammad Srour, ritenuto l'intermediario tra Hamas e Teheran, in particolare le Forze Quds dei Pasdaran. Il ministro israeliano degli Esteri, Israel Katz, ha avvertito di nuovo Teheran che «se l'Iran attacca dal proprio territorio, Israele risponderà e attaccherà in Iran», mentre il Washington Post ha lanciato un nuovo allarme: l'attività nell'impianto nucleare di Fordow si fa sempre più intensa e avvicina sempre più l'Iran alla bomba atomica.
 

Ultimo aggiornamento: 14:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA