In Africa trenta Paesi contro i gay, l'ultima legge draconiana è in Uganda dove si rischiano 10 anni di carcere

La situazione in Africa

Mercoledì 22 Marzo 2023 di Franca Giansoldati
parlamento in Uganda

Sono più di trenta i paesi africani che hanno leggi contro le unioni gay.

L'ultimo paese che sta adottando una legislazione draconiana in materia è l'Uganda: praticamente è la prima nazione del continente a criminalizzare la semplice identificazione come lesbica, gay, bisessuale, transgender o queer (LGBTQ). La denuncia arriva da Human Rights Watch. Proprio in questi giorni i legislatori ugandesi hanno approvato una normativa che punisce l'identificazione come LGBTQ, conferendo alle autorità di polizia ampi poteri per colpire una minoranza che già subisce discriminazioni legali. La legge è stata sostenuta da quasi tutti i 389 deputati presenti nel parlamento. L'iter prevede che il testo passi al vaglio del presidente Yoweri Museveni, che potrà porre il veto o firmare la legge. Le sanzioni sono severe. Secondo la legge, chiunque pratica "attività omosessuali" o si identifica come LGBTQ rischia fino a dieci anni di carcere.

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«Gli omosessuali sono deviazioni dalla normalità. Perché? È una questione di natura o di educazione? Dobbiamo rispondere a queste domande» ha dichiarato il Presidente Museveni quando i deputati gli hanno chiesto di commentare la legge. I parlamentari hanno spinto per un testo legislativo del genere per combattere quelle che hanno definito "minacce alla famiglia tradizionale ed eterosessuale". In Uganda la cultura resta di stampo patriarcale. L'omofobia e il sentimento anti-trans sono profondamente radicati, frutto di una società altamente conservatrice. La legge introduce reati come la "promozione" dell'omosessualità, il "favoreggiamento" e la "cospirazione" di relazioni tra persone dello stesso sesso.

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Il caso ugandese non è isolato in Africa e rispecchia anche la posizione della Chiesa cattolica locale: più volte, diversi cardinali del continente, sono intervenuti in Vaticano per mettere in guardia dal pericolo di indebolire la famiglia tradizionale, secondo gli insegnamenti del Vangelo e della tradizione. 

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Secondo Amnesty International nella maggior parte dei paesi africani l’omosessualità è un aspetto relazionale da condannare o da cancellare dall'orizzonte sociale.  In Mauritania, Sudan, Nigeria settentrionale e Somalia meridionale, chi appartiene alla comunità lgbti rischia la pena di morte.

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In altri paesi è un reato punibile con il carcere. Le leggi più severe sono in Gambia, Sierra Leone e nell’area centro-africana (Kenya, Tanzania, Zambia), dove è previsto perfino l’ergastolo. Ci sono poi stati come l’Eritrea e il Sud Sudan in cui le persone lgbt possono subire condanne dai 7 ai 10 anni. In Libia e Camerun (dove si deve anche pagare una multa) si prevede la detenzione fino a 5 anni.  In Marocco la detenzione è fino a 3 anni, così come in Ghana, Guinea, Togo e Tunisia. In Algeria e Chad il reato è punito con 2 anni di carcere, in Liberiae Zimbabwe un anno.  In molti dei paesi menzionati sono previste anche sanzioni economiche.

A questi se ne aggiungono altri come l’Egitto, dove l’omosessualità non è criminalizzata per legge ma di fatto, come dimostrano diversi report viene perseguita. IN Niger, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Congo, Gabon, Madagascar per la comunità lgbt non è prevista alcuna protezione, né criminalizzazione specifica. Discriminazione e stigma sociale sono all'ordine del giorno. 

Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA