Non c’è dubbio che lo stop del gas russo a Polonia e Bulgaria abbia aperto un varco enorme per l’escalation della guerra del gas tra Mosca e l’Europa.
LA STRATEGIA
Eppure in Europa c’è già la caccia a chi sarà il prossimo Paese a trovarsi di fronte al bivio, accettare il sistema del doppio conto corrente presso Gazprombank offerto da Putin, con conversione in rubli alle sue condizioni, o fermare i pagamenti, con il rischi contrattuali del caso. Oltre che con i rischi di sospensione delle forniture.
IL RICATTO
Da parte sua, Mosca ha già fatto la sua mossa-propaganda. Ben quattro acquirenti europei, ha fatto sapere il gruppo russo del gas del petrolio, hanno già pagato in rubli il gas di Gazprom e dieci hanno aperto i conti presso Gazprombank necessari per assecondare la richiesta di Mosca di pagare in valuta locale, secondo quanto riportato da Bloomberg, che cita fonti vicine a Gazprom. Un modo per dire che l’Europa è spaccata. Ma del resto le indicazioni arrivate la settimana scorsa da Bruxelles lasciavano comunque mano libera alle imprese di trattare con Gazprom le modalità dei pagamenti. Purché nel rispetto delle sanzioni. Una strada già imboccata da Austria e Germania. Mentre l’Italia, per ora rimane alla finestra: non è ancora chiuso lo studio dei contratti. L'Austria però è già corsa a fare le sue precisazioni, giusto per sgombrare il campo dai sospetti: «Da Mosca solo fake news, continuiamo a pagare il gas in euro».
I PAESI OSTILI
Che può succedere? Come per Bulgaria e Polonia, la Russia dovrebbe fermare le forniture di gas a tutti i Paesi considerati “ostili”, ha dichiarato il presidente della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, Vyacheslav Volodin. «I deputati della Duma di Stato sostengono la decisione di Gazprom di sospendere le forniture di gas a Bulgaria e Polonia», ha dichiartao Volodin, come riporta Ria Novosti. E tra i Paesi ostili secondo Mosca figura anche l’Italia. Intanto, in particolare la Bulgaria ha fatto sapere che non piegherà il capo. «La Bulgaria si è assicurata riserve di gas per almeno un mese e non ha violato alcun contratto con Gazprom, a cui ha pagato il gas in dollari ad aprile. Caso mai è il gruppo russo che sta violando gli accordi esistenti»; ha precisato il ministro dell’energia bulgaro Alexander Nikolov, secondo quanto riporta Bloomberg. «La Bulgaria non negozierà sotto pressione e a testa bassa», ha detto Nikolov. Il ministro bulgaro ha detto che il suo Paese si è assicurato il gas attraverso fonti alternative.
GLI SCENARI
A chi tocca ora il rischio stop? Polonia e Bulgaria si sono rifiutate di saldare in rubli i pagamenti dovuti lo scorso 26 aprile e per questa ragione le forniture ai due Paesi sono state sospese mentre nell’immediato non sono previsti ulteriori tagli in quanto i prossimi pagamenti arriveranno a scadenza nella seconda metà di maggio. Un appuntamento che vale anche per l’italiana Eni, a quanto pare. Dunque c’è ancora tempo per capire l’evoluzione del dossier. Nel frattempo, si spera che l’Europa dia un segnale decisivo anche sulla fissazione di un tetto al prezzo del gas. L’Italia è il principale sponsor di questa iniziativa e dopo l’ok accordato a Spagna e Portogallo per fissare un loro tetto al prezzo, anche l’Italia sta pensando a come imboccare la stessa rotta senza troppi danni, in attesa della mossa Ue. Le bollette di famiglie e imprese sono più che triplicate in un anno e se i prezzi di mercato rimarranno alti come scommettono tutti gli economisti sarà difficile reggere l’onda d’urto. Mentre Spagna e Portogallo, anche grazie a un mercato più legato a rinnovabili e gas liquefatto (gnl) potranno godere di un taglio in bolletta del 40%. Con tutto quello che comporta per il vantaggio di competitività delle imprese.