Gas, petrolio, benzina e beni alimentari: l'impatto (catastrofico) della guerra sull'economia in Europa

Il bilancio del conflitto, anche in termini economici, è catastrofico, e non solo in Ucraina e in Russia: la crisi si ripercuote anche sul resto del mondo, in particolare sull’Europa. Si va dall'aumento dei prezzi di gas, benzina, alimenti, al crollo delle esportazioni

Domenica 26 Febbraio 2023
Gas, petrolio, benzina e beni alimentari: l'impatto (catastrofico) della guerra sull'economia in Europa

Il bilancio della guerra, anche in termini economici, è catastrofico, e non solo in Ucraina e in Russia: la crisi si ripercuote anche sul resto del mondo, in particolare sull’Europa. Basti pensare che Mosca, storicamente, forniva il 40% del gas utilizzato in tutta l’Europa occidentale. Forniture che sono state interrotte in concomitanza con le sanzioni imposte alla Russia dall’occidente. Prima, inoltre, l’Europa era il primo mercato di riferimento per le esportazioni russe di petrolio. Ecco le conseguenze, per esempio in Gran Bretagna: nel gennaio 2022, prima della guerra, la benzina senza piombo costava in media 1,46 sterline al litro, mentre a metà dell’estate i prezzi erano saliti a 1,94 sterline al litro. È successo anche in Italia.

Da quei mesi i prezzi della benzina sono però diminuiti, tornato ai livelli raggiunti prima del conflitto, anche se il diesel rimane più costoso almeno del 10 per cento.

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Guerra, l'impatto sull'economia in Europa

Le ripercussioni economiche più pesanti hanno riguardato le bollette del gas e dell’elettricità. Come ha sottolineato l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, lo scorso dicembre è stato registrato un ulteriore più 23,3 per cento rispetto a novembre: un rincaro da più di 1.800 euro l’anno. Il costo del gas è cresciuto del 313% dopo i primi mesi del conflitto, ma nell’ultimo periodo è tornato ai livelli pre-guerra, di gennaio 2022. 

 


Non è tutto. Dipende dalla Russia il 25% delle esportazioni globali di fertilizzanti. E poi c’è la questione del grano: Russia e Ucraina insieme coltivano circa un quarto di quello venduto in tutto il mondo. L’impatto sui prezzi alimentari mondiali è stato alto a causa di embarghi sulle esportazioni e di blocchi militari sulle merci marittime nel Mar Nero. La Fao ha sottolineato che, nel 2022, l’indice globale dei prezzi è aumentato del 14,4% rispetto al 2021. Un dato che ha scatenato rivolte per il cibo e peggiorato le condizioni di vita in alcune delle parti più povere del mondo. In Italia gli effetti della guerra sui prezzi di alcuni prodotti di largo consumo continuano a farsi sentire. Tre alimenti sono particolarmente colpiti: pane fresco, pasta di semola di grano duro e olio di semi di girasole. Russia e Ucraina prima dello scoppio del conflitto, gestivano il 34% delle esportazioni mondiali di cereali, il 17% di quelle di mais e oltre il 75% del mercato mondiale dell’olio di semi di girasole. 

L'Ucraina e la Russia

Di certo, l’Ucraina, anche a livello economico, è la più grande vittima del conflitto. Un quarto dei 44 milioni di abitanti del paese è sfollato, mentre gli economisti stimano un calo del Pil compreso tra un terzo e la metà rispetto alla produzione prebellica. Due quinti della capacità di generare elettricità sono stati distrutti. La stessa cosa vale per la maggior parte delle infrastrutture.


L’economia russa, invece, ha resistito meglio del previsto - come sottolinea sul Telegraph l’economista e giornalista Liam Halligan -, nonostante le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Il rublo è stata l’unica valuta importante che nel 2022 è salita rispetto al dollaro: le forniture energetiche che la Russia tradizionalmente vendeva all’Europa occidentale sono state in gran parte dirottate verso l’India, la Cina e altri mercati.

Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 15:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA