Marine Le Pen può vincere al ballottaggio? La tempesta perfetta, da Zemmour al fattore guerra

Sabato 9 Aprile 2022 di Francesco Malfetano
Francia, domani le presidenziali: fattore guerra , perché Marine Le Pen può vincere al ballottaggio

Questa volta Marine Le Pen può vincere davvero. Quando mancano una manciata di ore al voto di domani per le presidenziali francesi, continua infatti a ridursi lo scarto tra la candidata di estrema destra e il presidente Emmanuel Macron. La differenza tra i due è minima. Stando al sondaggio Elabe-Bfm la prima è al 25% (in crescita rispetto all'ultima rilevazione), dietro al leader di La Republique en Marche (in calo) di un solo punto percentuale. Un testa a testa che però, più che su domani accende i riflettori sul secondo turno. Secondo molti analisti infatti, al ballottaggio potrebbe crearsi una sorta di tempesta perfetta capace di portare all'Eliseo la donna, già risultata terza nel 2012 e seconda nel 2017. A favorirla non solo le sue scelte comunicative (oltralpe la chiamano da tempo "de-diavolizzazione") ma anche quelle degli altri candidati (gli opposti estremisti Zemmour e Melenchon) e, soprattutto, il cosiddetto "fattore guerra" in Ucraina

I primi due piani in realtà, mai come in questo momento, appaiono sovrapposti. La strategia del normalizzare le posizioni del Rassemblement National - il partito di estrema destra fondato dal padre di Marine, Jean-Marie Le Pen, con il nome di Front National - opponendosi in maniera più o meno netta a seconda del momento e dell'uditorio ad anti-semitismo, razzismo e negazionismo (che a lungo sono stati pilastri fondanti su cui hanno costruito il rapporto con i propri sostenitori), oggi fa il paio con l'exploit di Éric Zemmour (attorno al 9-10% secondo gli analisti). Le uscite estremiste dell'intellettuale e polemista di destra, quantomeno nell'immaginario collettivo dell'elettorato francese, hanno infatti spinto in qualche modo verso il centro la Le Pen. Cioè l'hanno fatta apparire più moderata, al punto dall'essere arrivata ad invocare la necessità di indagare sulla presenza di neonazisti tra i sostenitori di Zemmour.

 

Un percorso che associato alla nuova "real politik" del Rassemblement National tarata sul potenziamento del potere d'acquisto delle fasce meno abbienti della popolazione e soprattutto sulla riduzione dal 20 al 5,5% dell'Iva per benzina, gas ed elettricità, motiva in buona parte l'ascesa della Le Pen. Ma non del tutto la sua possibilità di vincere la corsa presidenziale. Tra gli altri fattori che potrebbero tirare la volata della candidata anti-Macron c'è infatti anche Jean-Luc Mélenchon. Ovvero il leader del partito di sinistra radicale France Insoumise che pare aver conquistato largamente la sua area politica grazie a temi molto affini a quelli lepeniani o comunque facendo quadrato attorno all'opposizione contro l'attuale presidente. Tradotto: una fetta del circa 15% di voti che i sondaggi oggi assegnano a Mélenchon (nessun exploit è considerato probabile, anzi, qualcuno sospetta un flop), al ballottaggio rischiano di finire nel computo dei sostenitori della Le Pen. Discorso questo, che ovviamente va esteso allo stesso Zemmour. È in effetti impossibile escludere un successivo apparentamento tra i due. Anzi stando all'ultima rilevazione Opinion 2022 realizzato da Elabe per Bfmtv, L'Express e Sfr, il travaso è praticamente certo. Al secondo turno Le Pen (data comunque perdente contro Macron con il 47% delle preferenze, ma a marzo era al 39%) beneficerebbe del 31% dei voti degli elettori di Mélenchon e del 72% di chi domani voterà per Zemmour.

 

Infine c'è uno dei punti cardine attorno a cui la deputata del Pas-de-Calais ha costruito la sua campagna elettorale per l'Eliseo. Accanto all'immagine ripulita e ad una massiccia campagna social di umanizzazione con tanto di foto di gattini scattate sul divano di casa, alla riduzione dell'Iva, alla promessa di un rinnovato potere d'acquisto e alle consuete derive sulla sicurezza, Le Pen ha battuto forte sulla disattenzione di Macron per il proprio Paese a causa dell'eccessivo coinvolgimento nelle vicende ucraine.

Il leit-motiv è che il presidente è distante dal popolo francese. Lo dimostrerebbero l'imposizione del pass sanitario, le "repressioni" delle proteste dei gilet gialli e, appunto, l'attenzione geopolitica. In pratica - contro ogni previsione - Le Pen sembrerebbe essere riuscita a ribaltare la guerra in Ucraina scatenata dalla Russia a proprio favore. La leader di estrema destra infatti è da sempre vicinissima a Vladimir Putin. Tant'è che fin dall'inizio della sanguinosa invasione operata da Mosca, non solo si è opposta come sempre alle sanzioni ma ne ha anche minimizzato il ruolo rifiutandosi anche di prendere posizione contro il Cremlino per i crimini commessi dai russi a Bucha. È cioè riuscita a spostare il focus dell'attenzione dal conflitto alle ripercussioni che lo stesso avrebbe Oltralpe. Un'ostenzione estremista che però, sondaggi alla mano, pare ripagarla. 

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA