Se in Italia la vittoria dei Maneskin all'Eurovision song contest ha risvegliato sentimenti di orgoglio canoro nazionale, in Gran Bretagna la bruciante sconfitta di James Newman ha invece riportato alla ribalta lo strappo della Brexit.
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I Maneskin hanno riportato in Italia il titolo che mancava dal 1990. Il loro brano ha trionfato con 524 voti, di cui 318 ricevuti dal televoto. La seconda classificata della kermesse in scena alla Ahoy Arena di Rotterdam è stata la Francia con 499 punti, terza la Svizzera con 432. Una distanza siderale dal risultato del Regno Unito, che ha invece ottenuto zero punti. Il sistema di voto dell'Eurovision è congegnato in modo da neutralizzare il tifo delle singole nazioni. Il televoto e quello delle giurie nazionali si dividono infatti il 50 per cento delle preferenze ma non si può votare per il rappresentante del proprio Paese. Per far capire, inoltre, l'entità della delusione inglese bisogna ricordare che la Gran Bretagna ha partecipato quasi sempre alla manifestazione. Spiega il sito dell'Eurovision: «Il Regno Unito ha fatto il suo debutto all'Eurovision Song Contest nel 1957. Fino a oggi ha vinto cinque volte. È anche arrivato secondo per 15 volte e detiene il record per la più lunga serie di piazzamenti nella top 5».
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Alla luce di queste premesse il risultato più che deludente dell'ultima edizione ha assunto inaspettate venature politiche. “Express”, lanciando il sondaggio sulla possibilità di boicottare la manifestazione, ha prima di tutto ricordato che non è stata la prima volta. Anche nel 2003, con il brano Cry Baby, la Gran Bretagna ottenne zero punti e il poco lusinghiero risultato di ultima in classifica. Tuttavia questa volta sul banco degli imputati non è finito il cantante, e neppure la canzone, ma la distanza tra Gran Bretagna ed Europa provocata dalla Brexit. Sia a Londra che a Edimburgo, insomma, la sensazione è che gli europei considerino definitivamente il Regno Unito un Paese «esterno». Una fonte dell'esecutivo inglese, infatti, ha fatto sapere al “Daily Express” che la sconfitta a Eurovision non è come le altre, che la Brexit ha condizionato «molti dei nostri vicini europei. Questa è la nostra peggiore performance dal 2003».
Sempre secondo “Express”, anche lo Scottish national party ha messo in connessione la sconfitta con la Brexit: «Gli europei si stanno allontanando dal Regno Unito, ma con una Scozia indipendente saremo fermamente europei». Stewart McDonald, portavoce dello Snp, ha aggiunto, scherzosamente: «Torneremo a vincere quando saremo indipendenti». Newman invece l'ha presa con più filosofia. Quando gli è stato detto che aveva ricevuto zero voti «ha accettato la sconfitta con buonumore e ha applaudito lui stesso al pubblico presente nell'arena».