Patrick Zaky rischia l'ergastolo: per lo studente arrestato in Egitto si muove l'Europa

Mercoledì 12 Febbraio 2020
Egitto, la famiglia dello studente Patrick Zaky: «Torturato con scosse elettriche, gli chiedevano di Regeni»

Si muove l'Europa per Patrick George Zaki, lo studente egiziano di 27 anni che da venerdì è in stato di arresto, in carcere, in Egitto dove era tornato per una vacanza dal master che stava seguendo all'Università di Bologna. Il presidente del Parlamento Ue David Sassoli richiama i colleghi di Strasburgo sul caso, chiedendo l'immediato rilascio del ricercatore. Zaki rischia fino all'ergastolo, oltre ad aver già subito torture. Come lui in Egitto 60mila detenuti politici, secondo la denuncia all'Ansa di un suo amico egiziano che trova la forza per raccontare di aver subito un trattamento simile in Egitto e che per questo è fuggito proprio in Europa, a Berlino. 

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​E dalla capitale tedesca a Granada, Milano, Bologna, si moltiplicano le iniziative per non spegnere i riflettori su quello che si teme possa diventare un nuovo caso Regeni.

Gli stessi genitori di Giulio rompono il silenzio e chiedono tutele per Patrick. A Strasburgo David Sassoli ricorda «alle autorità egiziane che l'Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili». Josep Borrell, l'Alto rappresentante Ue, solleverà la questione al prossimo Consiglio europeo, lunedì prossimo. 
 
 

L'Italia, toccata da vicino perché Zaki ha scelto la sua più antica università, Bologna, per coltivare i suoi studi sui diritti civili, batte un colpo. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio conferma l'attivazione della Farnesina nella raccolta di informazioni. Alla Camera il ministro per i rapporti col Parlamento Federico D'Incà risponde al question time sottolineando l'urgenza del caso considerate le analogie con «la dolorosa e tragica vicenda di Giulio Regeni» e rimarca che il caso è una «priorità» per il Governo italiano. 

Dall'Egitto le preoccupazioni per Zaki sono ancora maggiori. Wael Ghaly, uno dei legali che assistono il ricercatore, sottolinea che le accuse che gli hanno rivolto sono peggiori di quelle per terrorismo: per il 'rovesciamento del regime al poterè la pena prevista dall'ordinamento egiziano è il carcere a vita. Un'altra voce egiziana si leva per Patrick. Amr, amico dai tempi dell'Università al Cairo di Zaki, a Berlino da alcuni anni, si è speso da subito con una petizione online che ha superato 50mila firme per chiedere la liberazione del ricercatore e con l'Ansa condivide una testimonianza drammatica. 




Racconta di essere stato anche lui, come Patrick, rapito dalle forze di sicurezza egiziane, nel 2015, di essere stato interrogato per 35 ore. Senza subire elettroshock ma comunque picchiato, bendato, legato, privato del sonno. Parole per le quali Amr «sa che pagherà», temendo di essere «spiato dal regime» anche se vive all'estero. Ma decide di non tacere, perché in questo momento «niente è più importante che coinvolgere le persone». L'Egitto di Al-Sisi «fa paura», ma le forze di sicurezza hanno paura dei media«. Della stampa libera.
«Più occhi sono su Patrick e più al sicuro è in carcere».

Con questo obiettivo la mobilitazione della comunità accademica e della società civile in tutta Europa cresce. Dopo Bologna e Granada altre manifestazioni in piazza sono in programma almeno a Berlino e Milano. Il rettore dell'Università di Bologna Francesco Ubertini chiede che Patrick torni presto al suo master, richiama l'Europa a una presa di coscienza e aderisce all'iniziativa degli studenti di un grande corteo a Bologna. Sarà organizzato prima del 22 febbraio, data in cui scadono i 15 giorni di custodia cautelare per Patrick.

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 07:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA