La rete del terrore egiziano diversa e più forte del killer di Strasburgo

Sabato 29 Dicembre 2018 di Alessandro Orsini
Un pullman turistico è stato colpito da un’esplosione in Egitto, nei pressi delle piramidi di Giza. Il timore è che l’Isis stia tornando alla ribalta.
Il timore deriva dalla vicinanza temporale con l’attentato di Strasburgo. Se di un attentato terroristico si è trattato, sono possibili alcune considerazioni sulla natura della minaccia in corso. In primo luogo, gli attentati che colpiscono l’Europa e quelli che colpiscono l’Egitto non sono in alcun modo collegati e nemmeno paragonabili, se non per la matrice ideologica che, in entrambi i casi, è islamista.

Ormai da un anno e mezzo, gli attentati in Europa avvengono per mano di lupi solitari. Il che significa che i capi dell’Isis non sono in grado di costituire gruppi organizzati nelle città europee. In Egitto, invece, gli attentati terroristici sono per lo più condotti da cellule che hanno una struttura reticolare. Il terrorismo islamico, in Egitto, è come il terrorismo di estrema sinistra nell’Italia degli anni Settanta e Ottanta. È un terrorismo che ha radici profonde nella società. Ha alle spalle un ampio bagaglio storico e ideologico. Il che significa che l’Egitto versa in una condizione molto peggiore dell’Europa. 

Molti ritengono infatti che il terrorismo dei lupi solitari, che ha colpito Strasburgo, sia il peggiore di tutti perché imprevedibile. È sbagliato pensarlo. Ciò che conta, quando si parla di terrorismo, non è l’imprevedibilità degli attentati, ma la loro letalità ovvero il numero di morti che i terroristi riescono a produrre. Come le organizzazioni economiche hanno successo facendo soldi, le imprese terroristiche hanno successo facendo morti. 
Il terrorismo diventa davvero pericoloso quando dispone di risorse materiali: appartamenti, documenti falsi, soldi, militanti in contatto tra loro, finanziatori occulti, simpatizzanti nelle istituzioni, oltre all’appoggio di forze politiche straniere, talvolta di Stati. La variabile decisiva nel terrorismo è l’organizzazione. Ciò è dimostrato dall’attentato altamente organizzato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, dall’attentato contro i treni di Madrid dell’11 marzo 2004, dall’attentato contro la metropolitana di Londra del 7 luglio 2005, dall’attentato di Mumbai del 26 novembre 2008, da quello contro Parigi del 13 novembre 2015 e da quello contro Bruxelles del 22 marzo 2016. Molta organizzazione, molti morti. 

La strage di Nizza del 14 luglio 2016, 86 morti per mano di un lupo solitario armato di camion, è un’eccezione mai più ripetuta dall’Isis in Europa. L’Egitto fronteggia una minaccia organizzata. L’organizzazione dei terroristi ha tre conseguenze molto negative sulla stabilità di un regime politico e sulle sue prospettive di vita, soprattutto in aree caratterizzate da instabilità, come l’area in cui si trova l’Egitto, che ha una Libia instabile a ovest e grandi problemi con le milizie jihadiste nella penisola del Sinai a est. La prima conseguenza molto negativa dell’organizzazione è che i terroristi sono in grado di riprodursi. La seconda è che l’organizzazione costringe il governo a operare grandi retate - proprio perché i terroristi sono radicati nel tessuto sociale - che coinvolgono inevitabilmente anche cittadini innocenti, i quali passano spesso dalla parte dei terroristi come vendetta per l’ingiusta detenzione.

La terza è che in caso di una grossa crisi economica, o di un attacco militare, il regime deve fronteggiare contemporaneamente la minaccia esterna e la minaccia interna e cioè i terroristi che cercano di approfittare della crisi per favorire il crollo del regime. I terroristi egiziani, avendo una tradizione importante alle spalle, sono sapienti imprenditori di morte e hanno deciso di bersagliare il turismo, una delle principali risorse economiche dell’Egitto. Siccome i governi dispongono sempre di una forza spropositata rispetto a qualunque organizzazione terroristica costretta alla clandestinità, i terroristi possono diventare forti soltanto se prima i governi sono diventati deboli. I governi hanno eserciti, aerei, carrarmati, missili e navi da guerra. I terroristi non hanno niente di tutto questo. 
Ecco perché il terrorismo organizzato mira sempre alla disorganizzazione della società. Ecco perché i terroristi egiziani si accaniscono contro i turisti. Non è questione di religione. È questione di organizzazione. Tutto ciò aiuta a comprendere una delle ragioni per cui Enzo Moavero Milanesi e il governo Conte sono così interessati alla stabilità dell’Egitto.
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